Archeologia e storia del territorio gelese

L’abbandono e l’oblio delle memorie storiche: il sito archeologico di Bitalemi.

di Giuseppe Brugioni

Il sito archeologico di Bitalemi occupa una bassa collina posta sul lato est del fiume Gela in prossimità della sua foce. L’esplorazione archeologica ebbe inizio nel 1901, per volontà dell’archeologo Paolo Orsi e poi proseguita con tre successive campagne di scavo, 1963, 1964 e 1967, condotte dal professor Piero Orlandini.

Queste ultime ricerche hanno permesso di delineare un quadro più completo ed esaustivo della storia del sito e delle sue frequentazioni. Grazie al rinvenimento di frammenti ceramici con iscrizioni , si è potuto stabilire con assoluta certezza l`attribuzione del santuario a Demetra Thesmophoros. Il santuario sorse intorno alla metà del VII secolo a.C e tra vari rifacimenti e riorganizzazioni ebbe vita fino alla distruzione, che coinvolse l’intera città, della fine del V secolo a.C.

Nei secoli successivi IV e III secolo a.C, il sito è pressoché abbandonato e solo pochi e sporadici reperti sono riferibili a quest’epoca. La collinetta torna ad essere frequentata in epoca romana imperiale. Strutture di due fattorie romane, una prima del I secolo d.C. ed una successiva del IV secolo d.C, si sovrappongono agli edifici di epoca greca e ne riutilizzano i blocchi di costruzione. Il rinvenimento di tegole con timbro CAL e CALVI, accompagnato da altri dello stesso tipo ritrovate in altre aree attorno a Gela, hanno permesso di individuare nella piana di Gela, la Plaga Calvisiana, riportata in antico nell’Itinerario Antonini.

Le ultime frequentazioni storiche del sito sono da attribuire ad epoca medioevale , XIII secolo. Una chiesa dedicata a S.Maria di Bethlem venne edificata sulla collinetta, allo stesso periodo sono da collocare le sepolture rinvenute nell’area intorno alla chiesa. Il Professor Orlandini ,dopo aver proceduto alla rimozione degli scarsissimi resti della chiesa ,operazione che ha permesso di indagare gli strati più antichi su cui la stessa si era sovrapposta, in riferimento alla sepolture, riporta che le stesse, spesso erano ricoperte da tracce di calce viva , elemento questo che abbinato al rinvenimento di due gruzzoli monetali accanto agli scheletri di due inumati e alla presenza di sepolture collettive ,sembra indicare che in questo cimitero vennero sepolti individui morti a seguito di un’epidemia, probabilmente da collegare alla peste del 1348.

La chiesa, un tempo sulla collinetta, è stata sostituita da una piccola cappella costruita ai piedi della stessa ed ancora oggi meta di pellegrinaggio da parte delle comunità locale, pellegrinaggio che si svolge nel mese di Maggio, particolare è il fatto che il pellegrinaggio dei tempi moderni coinvolge in modo particolare e quasi esclusivo la sfera del mondo femminile , proprio come durante lo svolgimento delle festività tesmoforiche in antico. Il sito di Bitalemi ha dato un contributo fondamentale alla conoscenza delle pratiche rituali in onore di Demetra, questo grazie all`ottimo stato di conservazione dei contesti di rinvenimento delle offerte e delle deposizioni ed è il sito siciliano, dopo quello della Malophoros di Selinunte, per numero di reperti recuperati. Nonostante la sua ‘importanza e la sua ricchezza, il sito è in totale abbandono, tracce di scavi clandestini, discariche di materiali di ogni tipo sparse in tutta l’area , vandalizzato all’inverosimile e con tutta la recinzione in ferro, 800 metri circa, poggiante, un tempo, sulla base di un muretto, totalmente asportata e trafugata ,compreso cancello d’ingresso. Un sito del genere non sembra interessare a nessuno, il Comune di Gela qualche hanno fa rilasciò concessioni edilizie a privati senza considerare i diversi vincoli a cui è sottoposta tutta l’area, per fortuna grazie agli esposti delle associazioni ambientaliste locali ,la magistratura è intervenuta bloccando queste concessioni ritenendo irregolare l’autorizzazione firmata dai tecnici comunali. Indicativo del disimpegno delle amministrazioni locali, di tutti i tempi , per quello che riguarda i beni culturali e della scarsa conoscenza delle emergenze storiche-archeologiche della città e del territorio, sono le dichiarazioni in una trasmissione radiofonica, fatte da un rappresentante dell’attuale amministrazione, dichiarazioni a riguardo di un suo sollecito fatto in assessorato a Palermo per la riapertura e la sistemazione del “mercato etrusco” a Gela. Peccato che di questo mercato a Gela non vi sia traccia. Se in Comune i beni culturali sono una materia semisconosciuta, viene da chiedersi il perchè un ente preposto alla tutela dei beni culturali come la soprintendenza, non intervenga per porre rimedio ad una situazione del genere, situazione che si protrae ormai da decenni .

Occorre ricordare che la stessa soprintendenza a Caltanissetta si è preoccupata di recuperare un’antenna della RAI degli anni cinquanta. A Gela recentemente la soprintendenza ha beneficiato di somme prelevate dalle compensazioni Eni. L’area archeologica di Bitalemi sorge proprio a due passi dallo stabilimento; si trova per l’esattezza di fronte sito industriale, separata da esso solo dalla carreggiata stradale, eppure di tante compensazioni, di tanti fondi affidati a figure professionali, locali e non, per il rilancio dell’immagine della città, il sito di Bitalemi non è mai stato preso in considerazione.

Gli scavi sulla collina sono attualmente interrati. Un’eventuale, quanto auspicabile, azione di recupero ,insieme ad interventi per il ripristino dei luoghi, potrebbe andare ad arricchire l’offerta culturale della città.

Immagine anni 80 del pellegrinaggio alla Cappella della Madonna Di Bitalemi
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