Archeologia e storia del territorio gelese

L`erma di Gela a Ragusa e la mancata restituzione dei reperti al museo di Gela .

È recentemente rientrato in Italia, dal Paul Getty Museum di Malibu ( Los Angeles), ultima in ordine di tempo delle sempre più frequenti restituzioni di reperti allo Stato italiano, il gruppo scultoreo di Orfeo e le Sirene risalente al IV secolo a.C. , trafugato negli anni 70 da un sito archeologico dell’Italia meridionale, molto probabilmente nei pressi di Taranto. Il gruppo scultoreo rimarrà esposto all’interno del Museo dell’Arte Salvata a Roma, ospitato nelle sale del Museo Nazionale Romano, in seguito verrà trasferito definitivamente al Museo archeologico di Taranto.
Mentre le restituzioni di importanti reperti archeologici da parte di istituti museali stranieri all’Italia sono sempre più frequenti e puntuali, in Sicilia, non si riescono a soddisfare istanze di restituzione, legittime e sacrosante, portate avanti da decenni, di reperti gelesi trasferiti in altre sedi museali siciliane. Tralasciando l’enorme mole di materiali trasferiti dal museo di Gela a quello di Caltanissetta, su cui faremo un breve accenno in seguito, uno dei casi più eclatanti è l’erma in bronzo di provenienza gelese ospitata nel museo di Ragusa con errata dicitura di provenienza.
Nel museo del capoluogo ibleo l’erma è presentata come proveniente da “Camarina. Passo Marinaro”. Si tratta in realtà di uno dei più grossolani e clamorosi errori di contestualizzazione, con conseguenze serie anche sul piano scientifico, della storia della moderna musealizzazione. Il reperto venne rinvenuto, pare all’interno di un sepolcro, nel 1906 nel feudo Monteleone in territorio di Gela, ai tempi Terranova di Sicilia , in seguito recuperata dall’archeologo Paolo Orsi e trasferita a Siracusa. Il reperto venne pubblicato dallo stesso studioso nel 1909, ” in “Nuove antichità di Gela” – Monumenti antichi – Accademia Nazionale dei Lincei”.
In occasione dell’istituzione del museo archeologico di Ragusa (anni 70?), l’erma fu inserita in un lotto di reperti di provenienza camarinese, restituiti dal museo di Siracusa per l’occasione. La richiesta di restituzione di reperti gelesi conservati a Siracusa, fatta nel 1958 in occasione dell’inaugurazione del museo di Gela, cadde nel vuoto. Una delle risposte fornite per giustificare questo rifiuto fu quella che questo tipo di operazione è antiscientifica, al contrario reperti ospitati nel museo di Gela, scoperti qualche anno prima dell’istituzione del museo, vennero trasferiti a Siracusa allo scopo di integrare le decorazioni fittili del Tempio B dell’acropoli di Gela, conservati a Siracusa, dopo trasferimento (1928 ) dal Museo Civico di Gela, ospitato nel vecchio municipio, con rassicurazione di immediata restituzione (sic.).

Se le restituzioni al museo di Gela sono sempre state considerate “antiscientifiche”, quelle effettuate per altri musei siciliani sembrano invece una prassi normalissima, un caso lampante è quello della nostra erma, esempio di restituzione di reperti gelesi, ma non a Gela però. Questo non è il solo caso, citiamone almeno due, per non dilungarci molto: il Cratere di Gela ospitato ad Agrigento, un tempo al museo Salinas di Palermo, ed altri reperti gelesi rinvenuti dall’archeologo Paolo Orsi, trasferiti da Siracusa ad Agrigento nel 1968.

Se ogni forma di restituzione al museo di Gela è stata sempre negata appellandosi ai principi di storicizzazione e musealizzazione dei reperti , con l`aggiunta dell`antiscientificità di questo tipo di operazione, dal museo di Gela i trasferimenti di materiali archeologici verso altri musei non si è mai fermato. La sottrazione di reperti dalle collezioni del nostro museo ,in parte vincolati dagli stessi principi esposti in precedenza ed in parte custoditi nei suoi depositi, perchè pertinenti territorialmente e storicamente, non ha sollevato quindi nessuna remora di tipo scientifico ne nessun riguardo verso i principi di storicizzazione e musealizzazione, principi tanto cari e validi per tutti tranne che per Gela.
Migliaia di reperti prelevati direttamente dal percorso espositivo e dai depositi del museo sono stati tranquillamente trasferiti al museo di Caltanissetta e non solo, non tenendo conto di nulla, nemmeno dello stravolgimento della funzione storico-didattica del museo, che nella sua organizzazione originaria era stato pensato non solo come contenitore di testimonianze storiche, ma anche come museo che racconta la storia della città e del territorio che in antico ricadeva sotto la sua influenza politica. Ritornando all`erma conservata a Ragusa , è fondamentale ricordare che dopo opportuna segnalazione dell`errore , fatta dall`associazione “Salviamo la bellezza”, nulla è cambiato.
La stessa associazione si è curata di avviare un`azione mirata al recupero di questo reperto per il museo di Gela , la cosa sembrava fatta, l`errore è stato ampiamente riconosciuto , ma l`avvicendamento ai ruoli di direzione degli enti interessati ha insabbiato tutto. C`era una flebile speranza che in occasione della mostra su Ulisse, puntando sul concetto dell`agognato ritorno , che da sempre caratterizza la figura dell`eroe omerico, si ci era illusi che fosse arrivata finalmente una restituzione. Sempre a Bosco Littorio è presente in mostra proprio uno dei reperti trasferiti al museo di Caltanissetta, ha ancora l`inventario del museo di Gela, 9242.
Questo reperto era esposto e conservato nel nostro museo dal lontano 1958, su un lato dello stesso vi è rappresentata una scena, che secondo l’interpretazione di alcuni studiosi, riferibile all’ inseguimento di Achille nei confronti di Polissena. Un reperto, non sappiamo quanto intenzionalmente ha fatto ritorno, auguriamoci non venga nuovamente trasferito, sarebbe davvero il colmo riportarlo a Caltanissetta.
Attendiamo dunque di vedere azioni concrete in direzione della restituzione di reperti e soprattutto di conoscere le cause che hanno determinato il loro trasferimento, sarebbe ora che finisse l`eterno trasferimento dei reperti gelesi , anche dei semplici cocci e conoscere il motivo per cui la soprintendenza di Caltanissetta non ha mai ritenuto opportuno, dopo le arule di Bosco Littorio il nulla, contestualizzare nel nostro museo quanto Gela ha restituito di importante negli ultimi anni.
Visto il trattamento ha cui l`intera collettività è stata sottoposta, limitandoci solo a questo settore, possiamo considerarci se non una paese o luogo straniero, una realtà, un corpo estraneo in cui non hanno valore norme e principi che nel resto del territorio nazionale godono di grande considerazione, tenuto conto di questo, come detto , possiamo appellarci ad organismi e norme che regolano il settore , avviare per la restituzione dei reperti da altri musei siciliani, Caltanissetta in modo particolare , una rogatoria internazionale , visti i tempi la città ha più probabilità di ottenere qualcosa.
La nostra classe politica, troppo impegnata su altri fronti, non ultimo le imminenti elezioni, in passato non è riuscita nemmeno ha far valere i diritti basilari di una collettività in termini di tutto, dalla carenza di strutture, alla sanità, per finire alla cultura , non sono state nemmeno suggerite forme di compensazione, fermo restando che certe cose sono diritti inviolabili, quando si parla di compensare il territorio, la nostra, molto arrangiata, classe politica riesce solo a tradurre il tutto in euro e mai in strutture od opportunità per il territorio.
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