Archeologia e storia del territorio gelese

La piccola lekythos trafugata dal museo archeologico di Gela .

Quello del gennaio del 1973, trafugamento di parte del medagliere del museo archeologico di Gela , non é stato l`unico furto perpetrato ai danni del nostro museo.
In data imprecisata , collocabile tra il 30 dicembre del 1970 e il 3 gennaio del 1971, all`interno del percorso espositivo del museo venne trafugata una piccola lekythos a figure nere attribuita dal Professore P. Orlandini alla Classe del Leoncino e databile alla fine del VI inizi del V secolo a.C.

Sul corpo del vaso campeggiano le figure di Dioniso , Arianna ed un Sileno danzante. La lekythos,

foto tratta da : Bollettino delle opere d`arte trafugate . A cura del Comando Carabinieri tutela patrimonio culturale , Bollettino N 1 anno 1972 .

di piccole dimensioni, appena 10 cm di altezza, venne rinvenuta, durante i lavori per la costruzione di una casa, all`interno di una sepoltura nel quartiere di S. Ippolito a Gela. La tomba in questione, da attribuire ad un bambino, era composta da due vasche in terracotta sovrapposte a formare un guscio e conteneva all`interno un corredo composto da tre vasetti. La lekythos in questione era associata ad un`anforetta attica a figure nere ed ad un`altra lekythos attica, sempre a figure nere (P.ORLANDINI -D.ADAMESTEANU .GELA SCAVI E SCOPERTE 1951-1956 fascicolo II ACCADEMIA NAZIONALE DEI LINCEI 1960 ).

Seppur il reperto risultasse già pubblicato nel repertorio delle opere trafugate in Italia, (GENNAIO -DICEMBRE 1971 a cura del Ministero della pubblica istruzione Direzione generale delle antichita` e delle belle arti . Roma e pubblicato nel 1974), il reperto venne ripubblicato nel 2004 ( Ta Attika -Rosalba Panvini -Filippo Giudice 2004 pag.449 pF31) senza fare accenno alcuno al fatto che si trattasse di reperto trafugato.
I reperti associati alla lekythos , nel percorso espositivo del museo sono stati sempre presenti, tranne la nostra lekythos ovviamente, questa circostanza non è bastata a far sorgere sospetti tra gli autori di “Ta Attika “, i quali , come detto, l’hanno tranquillamente pubblicata come reperto conservato nel nostro museo. Nella pubblicazione della dottoressa R .Panvini e del Professore F.Giudice , la lekythos non è l’unico vaso trafugato e pubblicato senza fare un`accorta verifica.
Un altro caso e quello della Pelike del Pittore dei Niobidi (TA ATTIKA pag.341 I60), trafugata nel 1973, all`interno dell`abitazione della Signora Marisella Aldisio, trattato in un`articolo precedente https://www.letterag.online/lg-rubriche/archeologia-e-storia-del-territorio-gelese/il-vaso-trafugato-dalla-collezione-aldisio/
Il vaso in questione è attualmente oggetto di rogatoria internazionale, ormai da oltre un decennio, questo grazie all`intuizione del Prof. Nuccio Mulè, il quale colse l’incongruenza dei dati discordanti riportati in “Ta Attika ” che assegnavano, come luogo di conservazione del vaso, due diverse sedi : il museo Martin von Wagner di Wurzburg, in Germania , e la collezione Aldisio a Gela. Un più attento studio avrebbe permesso l`avvio di una rogatoria internazionale, già dal 2004, guadagnando del tempo prezioso e magari sarebbe già avvenuto il recupero.
Ritornando alla piccola lekythos rubata, la stessa pare sia ancora oggi inserita nell’elenco dei reperti sottratti al patrimonio dello Stato da recuperare, il fatto che sia stata assente nelle vetrine del museo , nelle quali sono contenuti gli altri vasi del corredo, insieme al vaso della collezione Aldisio.
Auguriamoci che il recupero possa avvenire in tempi brevi, soprattutto per quello che riguarda la pelike della collezione Aldisio, individuata , almeno dalle ultime informazioni che si hanno, in una collezione giapponese, della piccola lekythos, non si hanno più notizie dall`epoca del furto. Qualcosa, almeno in questa circostanza, si potrà ottenere quando all`impegno dei cittadini e degli organi inquirenti preposti, si aggiungerà una maggiore attenzione da parte degli studiosi, che nel caso preso in esame non sono sembrati particolarmente attenti.
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