Archeologia e storia del territorio gelese

Gli scavi nell’area di Piazza Calvario, l’ennesimo caso di abbandono dei siti storici gelesi.

Il cortile interno del Palazzo Ducale a Gela è quasi interamente perimetrato da strutture moderne, un condominio sorto negli anni sessanta, demolendo parte del recinto dell`antico castello, soprattutto nella parte nord in cui si trovava l`accesso che si affacciava sul Corso, da ciò che resta dei granai riferibili allo stesso palazzo che in parte sorse su quello che rimaneva dell’antico castello, che si fa risalire ad epoca federiciana e nelle rimanenti parti dall`antico recinto a cui si sono sovrapposte successivamente diverse abitazioni.
Nel 1991 l’area doveva essere adibita a parcheggio, venne allora spianato con le ruspe lo strato superficiale, rilevando presenza di materiali archeologici. La soprintendenza decise di intraprendere un’indagine nell’area e nel 1992 iniziarono i primi scavi.
Venne inizialmente individuato un muro dello spessore che supera i 2 metri e per lunghezza taglia l’intero cortile in direzione est-ovest. L’altezza del muro non è apprezzabile con certezza, scavi in profondità hanno accertato che durante la sua impostazione, nel XIV secolo, venne intaccata una strada acciotolata di epoca greca.
Altri scavi vennero condotti nel 1993, fino al 1995, dalla soprintendenza in collaborazione con l’Università di Cassino (Cattedra di archeologia Medievale) e l’Università di Roma La Sapienza ( Cattedra di Topografia Antica). Le ricerche, oltre ai resti di strutture medievali, portarono alla scoperta di tracce di edifici greci, dai cui crolli di tegole vennero recuperati frammenti e porzioni di antefisse gorgoniche, sileniche ed altri reperti tra cui ceramiche figurate, negli strati più profondi vennero rinvenuti reperti risalenti all’età del bronzo.
Al recupero di quello che rimaneva dei granai del Palazzo Ducale, adibiti variamente nel tempo a locali per ospitare mostre e convegni, non è seguito il completamento dell’indagine archeologica e dei lavori per permettere la fruizione dei resti archeologici . La commistione di antico e moderno, non impedisce la valorizzazione di ciò che ancora si può recuperare, ma nulla è stato fatto. Il sito da allora è stato al centro di diverse vicende ,spesso infelici e paradossali . Nel 2008 ,l’allora amministrazione comunale, guidata dal Sindaco Rosario Crocetta, senza nessun preavviso, inizio a costruire un muro di cemento, che andò, per fortuna momentanemente, ad occultare il prospetto delle strutture medievali e di una delle torri del castello , quella che si affaccia su Piazza Calvario, per una lunghezza di 50 metri, una larghezza di 4 metri e un’altezza di 2 metri. “L’opera” venne allora definita passerella o scivolo, con ingresso nel finestrone della torre , ricavato successivamente nella stessa quando il castello perse la sua funzione, e giustificata variamente come strumento di accesso al Palazzo Ducale e agli scavi archeologici del cortile interno , ingresso che inoltre avrebbe facilitato la fruizione ai disabili. L’obbrobrio in cemento scatenò le reazioni e provoco indignazione ‘ in maniera trasversale , tra gli studiosi , gli storici , gli archeologi e in un gran numero di cittadini. Grazie all’impegno del Professore Nuccio Mule’ , che oltre a portare alla ribalta nazionale questo vergognoso e incomprensibile intervento moderno a discapito delle strutture antiche, si occupò di fare opera di sensibilizzazione in città, il muro venne demolito. Erano i tempi del rinascimento gelese dell’ex presidente di Regione Rosario Crocetta . Tracce di questo ” rinascimento ” sono rimaste in molte parti della città , soprattutto al Villaggio Aldisio e in altre aree del centro, e si caratterizzano per un comune denominatore: fare interventi per snaturare, abbruttire e deturpare, con colate di cemento, opere inutili e spreco di denaro pubblico (molto denaro) aree che non necessitavano di interventi, cosa che piu` che ad una rinascita fa pensare a vilipendio di cadavere .
I locali del Palazzo Ducale, prima dell’avvio definitivo della costruzione del Museo del Mare, tra le molte soluzioni prese in esame, erano stati proposti come sede per ospitare il relitto greco recuperato dai fondali di Bulala. La circostanza, se si fosse concretizzata, avrebbe portato quasi certamente ad una sistemazione di tutto il complesso storico, scavi compresi. Venuta meno questa possibilità però, il sito è rimasto, almeno per quello che riguarda il cortile interno, in totale abbandono; sporadicamente solo l’impegno di cittadini volenterosi ha permesso di ripulire l’area e di farla rivivere organizzando qualche iniziativa.
Nessuno scavo è stato più intrapreso, la struttura della torre, forse a causa del muro crocettiano, prima costruito e poi demolito, presenta danni, più volte segnalati, che necessitano di interventi urgenti. Il Palazzo Ducale, insieme ad altri complessi monumentali, non sembrano particolarmente attenzionati dalla soprintendenza. L’attività più visibile di questo ente in città sono gli scavi di archeologia preventiva e nella speranza si siano interrotti, i trasferimenti di reperti verso Caltanissetta. Bisognerebbe consolidare la struttura, che in più punti necessita di interventi, lo scavo potrebbe essere riavviato e completato, una selezione dei reperti rinvenuti potrebbe essere esposta proprio all’intero del locali del Palazzo Ducale, ma queste sono idee che non trovano spazio, almeno ad oggi, nel programma di rilancio culturale e d’immagine intrapreso dall’amministrazione e dagli enti preposti alla tutela e fruizione dei beni culturali.
L’attuale amministrazione è troppo impegnata a promuovere l’immagine della città e l’offerta culturale che la stessa può fornire, non può curarsi quindi delle emergenze storiche cittadine che nel frattempo con tanto sforzo vuole promuovere, dai palazzi storici abbandonati, alle aree archeologiche chiuse e coperte da erbacce, al museo chiuso, ai reperti trasferiti in altre sedi e di tanto altro l’amministrazione non si cura.
Come ogni classe dirigente gelese che si rispetti, anche quella attuale e impegnata solo a perpetuare paradossi assurdi, continuando ad abusare delle parole cultura e turismo. Invece di individuare soluzioni per recuperare dal degrado le emergenze culturali cittadine, la nostra amministrazione lancia proclami, aderisce a progetti turistici, concede patrocinio e loda iniziative discutibili, “Gela la New York del Mediterraneo “, in primis, e concorso a premi per idee che migliorino la città incluso.
Promuovere i contenuti culturali e non curarsi delle loro condizioni e del fatto che siano inaccessibili, la dice tutta sul reale livello di interesse di questa amministrazione e di questa classe politica in genere, nei confronti delle memorie storiche e della cultura. La prossima volta, i nostri rappresentanti istituzionali meglio farebbero ad evitare gite inutili alla Borsa Internazionale del Turismo e a dare patrocinio ad ogni cosa ,in alcuni casi la cosa peggiore non è averlo concesso, ma non ritirarlo. Forse si pretende troppo da questi amministratori, che di metodo, di programmi seri, di conoscenza della storia e del patrimonio culturale della città, nulla sanno. La condizione in cui versa la città smentisce tutti i contenuti dell’inutile propaganda dell’amministrazione e mette a nudo limiti, sprechi di tempo e risorse, che utilizzate diversamente apporterebbero vantaggi alla collettività, mortificando in questo modo, il concetto di decoro urbano e confermando che da tempo immemore questa città è retta da una classe politica votata alla bruttezza.
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