Archeologia e storia del territorio gelese

GELA ANTICA LA NEW YORK DEL MEDITERRANEO . GELA GRECA : RITROVATE GLI INTRUSI .

C’eravamo messi alle spalle la prima parte del documentario animato “Gela antica.
“La New York del Mediterraneo. L’età della pietra “, puntata piena di incongruenze, informazioni errate ed anacronismi, ed è subito arrivata la seconda, “ L’età greca“.
Come per la prima puntata, anche per questo episodio occorre fare una monumentale azione di contraddittorio.
Pronti e via, si parte con l’arrivo dei siculi in Sicilia, prima del 1000 a.C , arrivo accompagnato con l’illustrazione di una piramide a gradoni, che ricorda quelle del Centroamerica, e da una ciotola con motivi spiraliformi, riferibile ad orizzonti culturali dell’est europeo del IV millennio a.C .
Esattamente cosa lega questi due riferimenti ai siculi della fine del II millennio a.C ?
Come possono essere interpretati dallo spettatore, suo malgrado, obbiettivo di tanto lavoro di divulgazione storica?
È probabile, che gli ideatori del cartone animato, che a più riprese hanno precisato che l’abbinamento disegno- narrazione è garanzia di più semplice e immediata comprensione del racconto, facciano riferimento alle cosiddette “Piramidi dell’Etna“, che, teorie fuori dalla stretta osservanza scientifica, amano assegnare agli antichi abitatori dell’isola, ipotizzando per queste strutture una funzione astronomica o per lo svolgimento di generici culti solari.
Nessuna fonte antica riporta la presenza di questi monumenti, nessuna università siciliana, italiana o straniera che si è occupata della preistoria siciliana, associa queste strutture ai siculi o ad altri popoli antichi.
Studi su queste piramidi, hanno, al contrario, stabilito che si tratta di strutture legate allo spietramento dei terreni fatto dai contadini a partire dal 1700.
Un documentario presentato come mezzo di divulgazione storica, con particolari ambizioni rivolte alla scuola , quale messaggio vuole veicolare attraverso l’associazione di piramidi e di oggetti riferibili a un popolo, i cucuteni, vissuto millenni prima nell’Europa dell’est?
Si vuole divulgare nelle scuole l’idea dei siculi discendenti diretti di questo popolo pre-indoeuropeo, quasi fossero un popolo eletto?
Idea tanto cara ad una corrente di pensiero, che di metodo e criterio scientifico, ha poco o nulla.
La novità quale sarebbe poi, la discendenza da un popolo pre-indoeuropeo?
Cosa molto rara , requisito che appartiene solo alla quasi totalità dei moderni popoli europei. Se per i siculi ,il meccanismo per la semplice comprensione disegno-narrazione ha utilizzato piramidi e ciotole di altre culture, per i cartaginesi, che vengono subito dopo, l’associazione dell’immagine, se possiamo esprimere un parere, non è delle più felici.
La figura di donna abbinata alla citazione di questo popolo, è la riproduzione di una scultura di IV o III secolo a.C, la cosiddetta Signora di Ibiza, caratteristica della sfera culturale iberica, non risulta pertinente, ne al momento storico che lega la Sicilia al mondo punico, o almeno le parti dell`isola sotto il controllo di Cartagine, ne alle peculiari caratteristiche artistiche che il mondo punico siciliano ha espresso, non si presta cioè ad abbinare il giusto contesto storico a qualcosa che possa rappresentarlo in maniera diretta e subito riconoscibile.
Arriva il momento della fondazione di Gela. Secondo le fonti storiche la fondazione è stata preceduta da sparuti gruppi di coloni, che si aggregarono presto in primo agglomerato urbano, che prese il nome di Lindioi. Questo aneddoto storico però, nello svolgimento del documentario storico-didattico non viene riportato, non deve essere stato considerato importante ,eppure visto che Gela era la New York del Mediterraneo , Lindioi poteva essere, per parallelismo, La New Amsterdam del Mediterraneo.
Se un certo tipo di informazione viene snobbato in un cortometraggio dalle grandi pretese di divulgazione storica, lo stesso non si può dire per quello che riguarda la prolungata descrizione di antiche triremi greche.
Tralasciamo la collocazione temporale di questo tipo di navi e chiediamoci il perché di tanto zelo nella descrizione.
Si tratta di un’esposizione esemplificativa e sintetica delle flotte da guerra greche o tradisce la presentazione di un’ipotetica flotta da guerra geloa?
I dati snocciolati in fatto di equipaggi sono un misto di informazioni storiche riguardo la marineria ateniese, quella delle città della Ionia e delle imbarcazioni armate dai persiani. Qualcuno potrebbe obbiettare che nel contributo animato non si fa particolare accenno a Gela, allora perché insistere tanto , con il rischio di passare per malpensanti o detrattori?
I sospetti sono legittimi dal momento in cui sulla pagina Facebook degli ideatori del progetto, “ Gela: le radici del futuro“, tra i tanti proclami che hanno preceduto l’anteprima mondiale del documentario animato, hanno pubblicamente affermato quanto segue: “la falange gelese (non geloa ) e le triremi da guerra seminavano il terrore per mare e per terra“, meglio sarebbe stato dire per terra (falange) e per mare (triremi).
Possono indicare i responsabili di questo progetto e i consulenti per la storia che hanno collaborato alla sua stesura, da quali fonti storiche hanno tratto questo tipo di informazione?
Dove sta scritto che la flotta da guerra “gelese” era il terrore dei mari?
Quali grandi battaglie navali Gela ha combattuto?
I gelesi, inconsapevoli della loro storia, a differenza di chi si ostina a volergliela per forza inculcare, una risposta la possono dare: NESSUNA.
L’unica fonte che accenna ad un contingente navale geloo, l’abbiamo da Tucidide nel Libro VII de “La guerra del Peloponneso“.
Lo storico ateniese , cita Gela , nel comporre la lista degli aiuti giunti a Siracusa ,da parte delle città siceliote alleate, in occasione dell’assedio ateniese del 415-413 a.C.
Il contributo dato da Gela fu di cinque navi , più altri contingenti di armati, senza specificare il tipo di imbarcazioni.
Da dove arrivano le notizie di triremi geloe?
Cinque navi appena sono un numero risibile a fronte delle flotte impegnate in quel conflitto, queste si tradizionalmente potenti, quindi anche un’eventuale riferimento a questa fonte storica, non può spiegare le triremi del terrore.
Non tutte le città greche possedevano grandi flotte, ma un numero di navi, medio o piccolo, era nelle dotazioni di ogni città greca che si affacciava o era in prossimità del mare.
Con una vista a volo di gabbiano, finalmente si entra a Gela, i commenti della narrazione si fanno epici a questo punto.
Un commento spicca tra tutti, : “Gela era una potenza commerciale che alcuni hanno paragonato alla New York di oggi“.
Alcuni chi?
Solo gli ideatori di questo contributo animato. Abbandonati i riferimenti alla grandezza e l’opulenza, ma solo momentaneamente, si passa alla descrizione sommaria della città antica e ad un tentativo altrettanto riassuntivo della sua struttura sociale. La sensazione, netta è che a forza di stringere e sintetizzare si è finito per mischiare elementi della città arcaica, di quella di epoca classica ed ellenistica, in un unico contesto fisso nel tempo.
In realtà Gela, negli oltre quattro secoli di vita come città greca, ha spesso radicalmente cambiato il suo assetto urbanistico.
Appurato che i ricchi vivevano in case lussuose e i poveri in capanne (?), deduzione davvero brillante, il cartone animato passa a descrivere le abitazioni più belle in un modo che le rende più simili a delle Domus romane di Pompei che alle realtà abitative greche di epoca arcaica e classica.

Le case veramente lussuose, nel mondo greco, sono di epoca più tarda, ed almeno per quello che riguarda Gela non trovano corrispondenza con quelle descritte nel documentario animato.

Chi pensa di aver visto e sentito di tutto a questo punto del racconto, non ha idea di cosa lo aspetta.
Iniziamo dal “grande teatro all’aperto a forma di anfiteatro“, l’anfiteatro che verrà solo più tardi ideato dai romani, che forma doveva avere allora? Terribile, che un teatro con cavea di forma emiciclica venga definito con il nonsenso della “forma ad anfiteatro”. Nemmeno il modello utilizzato per riprodurre il teatro rispetta la verità storica. L’orchestra ridotta nelle dimensioni è caratteristica di un epoca molto più tarda , epoca in cui Gela ,come realtà politica e come agglomerato urbano, era già un ricordo lontano. La descrizione dell’improbabile teatro viene subito messa in connessione con l’argomento successivo, congiungendola a questo attraverso una concomitanza temporale : “Roma a quei tempi “, al tempo in cui Gela era potentissima e possedeva un teatro a forma di “anfiteatro “, era una città stato con un territorio più piccolo rispetto a Gela. Grande motivo d`orgoglio per noi gelesi , peccato che il primato dell’essere più grandi e potenti di Roma in età arcaica, ma il “teatro a forma di anfiteatro ” è di un epoca in cui pure la Sicilia era dominata dal potere romano ,questo primato, dicevamo, è da condividere con una lunga lista di città dell’antichità. Siracusa, Sibari ,Crotone, Locri, Reggio, Taranto , le città etrusche ed altre ancora, erano ugualmente più ricche della Roma in embrione e in molti casi, della stessa Gela.
Passati anche attraverso questa nuova idea esasperata di grandezza, si passa ad elencare le ragioni della ricchezza dell’antica New York del Mediterraneo.
Il raffinato olio gelese,  da dove hanno attinto questa notizia resta un mistero.
La prova più evidente delle dimensioni di un flusso commerciale in uscita, in archeologia sono le anfore da trasporto. Alle grosse produzioni e conseguente commercializzazione di vino, olio, olive, profumi e resine, si è sempre affiancata, da quando esiste il commercio, la produzione dei contenitori da trasporto.
Ci dicano gli autori di questo cortometraggio, quante anfore da trasporto di produzione geloa si contano a Gela e nel resto del Mediterraneo.
Anche un parziale riutilizzo di anfore di altra produzione, non riesce a giustificare il commercio del raffinato olio , che sarà pure stato raffinato, ma non abbastanza per essere giunta a noi notizia della sua fama e della sua circolazione, notizie che per i centri con grossa produzione di olio ci sono quasi sempre pervenute.
Inizia adesso il giochino, funzionale ad adattare elementi della modernità al mondo antico.
Le olive “conciate” gelesi , buone quelle dei tempi moderni, ma da dove arriva la notizia di una loro produzione e commercializzazione in antico? Le olive, a confronto del ricercatissimo cotone di Gela greca (sic) non sono niente.
Cotone ambito dalle donne egiziane e libanesi. Si potrebbe anche chiudere qui il discorso , ma certe precisazioni sono d’obbligo.
Il cotone è stato introdotto in Sicilia dagli arabi nel IX secolo d.C. , in area mediterranea in antico era quasi introvabile, se non leggendario ,la lana d’albero, documentato sporadicamente e sempre con riferimento al solo ambito egizio, ecco, il “ricercatissimo” cotone gelese, più che desiderato, era inesistente.
Le fonti antiche, del periodo interessato, sono piene di riferimenti al lino e a vari tipi di lana ,quella di Mileto la più documentata. In questo documentario animato si parla addirittura di vele di cotone per le triremi. Riportare una notizia del genere è già inspiegabile di per sé, ma ancora più complicato è comprendere come sia possibile che la pagina “Gela : le radici del futuro” pubblichi contenuti che smentiscono il contenuto del documentario animato stesso , documentario che insieme alla pagina è parte di un unico progetto.
Nella pagina web in questione, in un’estratto dedicato al cotone di Gela, si afferma tranquillamente, e correttamente, l’inizio delle coltivazioni a cotone della Piana di Gela nel 1864. Quando non si riesce ad attingere dai contenuti dello stesso progetto, come si può pretendere di diffondere conoscenza. In tema di contraddizione interna ,il caso del cotone non è l’unico, ad esso, va aggiunta la citazione degli oricalchi, indicata nel cartone animato a sole 24 unità al mondo, ricordiamo velocemente che solo nel primo recupero ne sono stati ritrovati 39 dal Signor Francesco Cassarino, in un secondo recupero, fatto dai sommozzatori della Guardia di Finanza 47 , più altri due, di cui uno binario, composto da due lingotti uniti , frutto di un sequestro effettuato dalla Polizia di Stato. La stessa pagina in un’estratto conferma il numero di lingotti del primo ritrovamento, 39. Superata questa bufera di scoop storici , si ci avvia alla conclusione ,non prima però di ritrovare un contadino identico al Neanderthal pigmeo, in camicia però, della puntata dedicata all’età della pietra, intento a selezionare varietà di carciofi.
Si arriva alla frutta, anche se si ha la sensazione di averla più volte abbastanza superata.
La voce narrante dopo averci allietato con un racconto di potenza, ricchezza e grandezza, ci fa un elenco di quali prodotti della terra, tra frutta e verdura, a quei tempi erano disponibili e quali sarebbero arrivati molto tempo dopo, argomento questo ,che nel computo della storia di Gela non serve a nulla o quasi.
A questo punto lo shock da informazioni è talmente forte, che pure sentire di Eschilo che a cavallo di un canguro mangiava un gelato al gusto cioccolato, non sconvolgerebbe piu` di tanto, eppure, anche quando pensi di avercela fatta, ecco che ti si propina la notizia che i mandarini, insieme alle arance ed ai limoni, sono arrivati solo con gli arabi nel medioevo in Sicilia, peccato che arrivarono in Italia ,i mandarini, solo intorno al 1800.
La storia di Gela è ben più interessante dei continui ed esagerati paragoni, delle notizie date e delle congetture formulate senza curarsi delle fonti ,della tendenza al superlativo, all’eccesso e all’eccelso.
Vedere trattata in questo modo la storia della città, fa male ,ma sapere che questi contenuti possano essere diffusi in ambito scolastico, fa paura.
Chissà se l’assessore Malluzzo davanti a tanto contraddittorio avrà la voglia di ricredersi sulla genialità del cartone animato e sulla sua utilità didattica.
Ecco assessore a cosa servono le commissioni per la cultura, a dare una valutazione corretta dei progetti, o ad individuare figure all`altezza di farlo, prima di aderire, fornendo il patrocinio del Comune a qualsivoglia iniziativa.
La storia è una di quelle cose, che in questa città era riuscita a rimanere incontaminata, si sta intaccando pure quella. Auguriamoci in un ripensamento sull’appoggio a questo progetto da parte dell’amministrazione, cosa assolutamente dovuta, ma i precedenti per cose altrettanto gravi non sono incoraggianti. Cosa dire per chi ha finanziato questo lavoro?
Un po’ più di attenzione quando si finanziano progetti sulla storia e le memorie storiche, bisogna cercare di pretendere sempre competenze specifiche e riconosciute. Gela ha problemi seri da risolvere, ma pur non trattandosi di emergenza paragonabile alle questioni legate alla salute pubblica, all`erogazione dell’acqua e al corretto trattamento dei rifiuti, questa questione meriterebbe una discussione in consiglio comunale.
Alla prossima puntata, e ancora grandissimi complimenti alla consulenza storica e scientifica del progetto, con queste storielle divertenti, siete comunque entrati nella storia.
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