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Equo compenso: tagliati del 50% i compensi ai legali

Gela – Nell’aula Moscato del Tribunale di Gela si è svolta la tavola rotonda organizzata dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Gela e aperta a tutti gli iscritti. Un grido di allarme e di protesta contro i ‘tagli’ ai compensi sugli incarichi professionali ai legali che va contro i principi sanciti dall’equo compenso.Gela – L’evento è servito a dare completa conoscenza agli Avvocati del Foro di Gela delle più recenti iniziative assunte dall’Ordine circondariale a tutela dell’avvocatura locale, con l’approfondimento delle più importanti questioni attinenti all’organizzazione dell’Ente e il dibattito, aperto anche al confronto con il Delegato OCF (Avv. Emanuele Maganuco) sulla problematica relativa al giusto compenso professionale e sulle proposte di riforma volte ad una sempre maggiore tutela del diritto del professionista ad essere congruamente remunerato in base all’importanza e alla effettiva complessità del lavoro professionale svolto in favore di terzi committenti, anche in una adeguata prospettiva di tutela del credito professionale.

Quello dei compensi professionali è sicuramente uno dei temi più caldi che interessano l’intera Avvocatura e non a caso ha visto concentrarsi l’attenzione degli intervenuti.

E’ stata posta l’attenzione sulla questione relativa alla determinazione dei compensi professionali e sugli obblighi deontologici che impongono agli Avvocati di non accettare un compenso iniquo ovvero contrario “all’equo compenso”, previsto e disciplinato dagli artt. 13 L. n. 247/2012 (legge professionale forense) e 19/quaterdecies D.L. n. 148/2017, convertito in legge n. 172/2017.

La questione è stata introdotta dall’Avv. Giuseppe d’Aleo, Vice Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Gela e Responsabile del Nucleo di Monitoraggio sulla corretta applicazione dell’Equo Compenso presso il Consiglio Nazionale Forense, il quale ha rappresentato l’importanza di una costante opera di monitoraggio degli avvisi pubblici relativi alle procedure per l’affidamento degli incarichi legali ad Avvocati esterni alle pubbliche amministrazioni, al fine di evitare la conclusione di accordi o convenzioni di rapporto professionale assai spesso rilevatisi contrari alle stesse indicazioni di legge, in quanto fortemente inique e lesive della dignità e del prestigio professionali.

Fortemente critico verso le pubbliche amministrazioni, l’Avv. Giuseppe d’Aleo ha tenuto a precisare gli ambiti dell’attività di competenza del Nucleo di Monitoraggio, come elemento di una più complessa rete di comunicazione tra le diverse componenti della rappresentanza dell’Avvocatura (locale, intermedia e Nazionale), finalizzata alla conoscenza di situazioni, spesse volte riscontrate essere al limite dell’autentico arbitrio e dell’assoluta negazione delle stesse leggi dello Stato e tali da imporre l’intervento necessario degli organismi di rappresentanza (Ordini territoriali, UOFS e CNF), ognuno secondo i rispettivi ambiti di competenza e di legittimazione.

<<…abbiamo più volte avuto modo di accertare l’assoluta illegittimità di siffatti bandi o avvisi, in quanto fortemente penalizzanti per l’Avvocato, cui, in definitiva, viene negato il diritto a percepire un compenso che la stessa legge prevede debba essere proporzionato alla qualità e alla quantità del lavoro professionale da lui effettivamente prestato, nonché al contenuto e alle effettive caratteristiche della prestazione professionale…>.

<<…solo per il circondario di Gela,  nel corso degli ultimi anni, siamo stati costretti a dover proporre precise azioni giudiziarie, ottenendo dal TAR Sicilia l’annullamento di delibere comunali che avevano congegnato meccanismi di selezione di Avvocati del libero Foro, cui poter affidare incarichi legali, al limite dell’autentico paradosso, come per esempio la necessità di formare società di scopo aventi contenuto professionale di fatto vietate dalla stessa legge professionale…>>.

<<quella dell’equo compenso costituisce una importante conquista di tutta quanta l’Avvocatura che,  proprio sulla questione dei corrispettivi professionali (specie dopo l’abolizione dei minimi tariffari), ha ritenuto di dover dedicare tutto il suo prestigio, a tutela dell’importanza sociale della stessa professione forense come elemento essenziale della giurisdizione e del corretto esercizio dell’attività giudiziaria…>>, sicchè, ha aggiunto l’Avvocato d’Aleo, <<non è assolutamente immaginabile, tampoco giustificabile sotto il profilo deontologico, che un Avvocato possa tradirne lo spirito, accondiscendendo, quantunque costretto dalla difficile congiuntura economica che attanaglia sempre di più l’avvocatura locale,  alla volontà unilaterale dell’Ente pubblico di imporre un compenso che non sia quello esattamente previsto secondo i vigenti parametri forensi previsti nei D.M. Giustizia, l’unico da ritenersi, per definizione, come “equo compenso” e pertanto in grado di assicurare la dignità e il decoro della professione che è dovere di tutti gli Avvocati rispettare e far rispettare…>>.

<<…abbiamo dovuto più volte rammentare agli enti pubblici che il prevedere un compenso diverso da quello previsto dal D.M. Giustizia n. 55/2014 e succ. modifiche e integrazioni, costituisce una grave violazione di legge, posto che già l’art. 19/quaterdecies, comma 3, D.L. n. 148/2017 (L. n. 172/2017, obbliga la pubblica amministrazione, in attuazione dei principi generali di trasparenza, buon andamento ed efficacia dell’azione amministrativa, a garantire il principio dell’equo compenso in relazione alle prestazioni rese dai professionisti in esecuzione di incarichi loro conferiti e che lo stesso art. 13/bis della legge professionale forense prevede che l’avvocato debba essere remunerato con un compenso conforme ai parametri previsti nei D.M. Giustizia adottati ogni due anni…, qualificando come nulle – e come tali improduttive di effetti, le clausole vessatorie impositive di un compenso iniquo e diverso da quell’unico da dover invece sempre garantire al singolo professionista>>

<<abbiamo tuttora in esame, come Nucleo di Monitoraggio locale sulla corretta attuazione dell’equo compenso, il Regolamento sul conferimento degli incarichi legali adottato dal Comune di Gela e come già abbiamo fatto con riferimento al Regolamento della Ghelas e del Comune di Niscemi, siamo pronti, come Ordine professionale, ha svolgere tutte le dovute rimostranze e le azioni necessarie a tutela degli iscritti che già da ora intendiamo avvertire sui rischi di responsabilità disciplinare cui possono incorrere nell’aver semplicemente accettato di riscuotere un compenso diverso dai parametri forensi o che non abbiano interesse a sollevare la nullità delle eventuali clausole vessatorie da loro sottoscritte in sede di disciplinare d’incarico, a tutela della dignità e del decoro professionali e contro forme di sleale concorrenza tra colleghi…>>

<<duole peraltro, nella vicenda in esame, dover prendere atto che, mentre la stessa dirigenza della Ghelas Multiservizi (società a intera partecipazione pubblica del comune di Gela), aderendo alla richiesta rivolta dall’Ordine di complessiva rivisitazione delle clausole del bando ritenute essere non in linea con le disposizioni in tema di equo compenso, ha riallineato la misura dei compensi agli esatti parametri di cui ai D.M. Giustizia n. 55/2014 e n. 37/2018 (annullando le previste riduzioni percentuali sui valori minimi dei detti parametri), il Comune di Gela, titolare del potere di controllo analogo sulla sua partecipata ha invece impunemente preferito perdurare in una condizione di assoluta illegittimità, in netta violazione dell’obbligo di cui al summenzionato art. 19/quaterdecies, comma 3, D.L. n. 148/2017, contro cui è sicuramente dovere dell’Organo di rappresentanza dell’Avvocatura locale reagire per il ripristino della legalità e a tutela dei diritti dei propri iscritti.>>

 

Il Responsabile Nucleo Locale di Monitoraggio

Avv. Giuseppe d’Aleo

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