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Lo “spirito libero” di Tonino Castellano

Conversazione con l'autore per l'uscita del suo primo libro.

Di Noemi Lisi

IO PROPRIO IO!

UNA STORIA COME TANTE ALTRE?… FORSE NO!

Che follia aspirare alla propria libertà e arrivare alla consapevolezza di essere sé stessi! … appare come un lungo tragitto tortuoso, ma pienamente umano.

Oggi potremmo credere che sia semplice trovare una via e costruire la propria identità, ma non è così: per fare questo è necessario vivere, davvero.

Sono stata la prima ad intervistare il signor Castellano. Dopo aver letto il libro in una sola notte, ho subito notato che questa storia sarebbe stata comica e drammatica allo stesso tempo, e che avrebbe suscitato nei lettori tutta una serie di emozioni e ricordi vari di Gela e delle esperienze giovanili.

Il libro è difatti una biografia del giovane Tonino Castellano che, in seguito a varie esperienze, è riuscito a prendere nelle sue mani la propria vita, dando onore al suo amato “spirito libero” (uno degli argomenti centrali del libro).

Signor Castellano, cosa significa per lei libertà?”

“Essere libero per me significa diventare padrone del mio destino; andare oltre il titolo di studio, seppure importante, e oltre la mia posizione sociale e lavorativa. E’ senza l’aiuto di nessuno, e solo con la terza media, che io sono riuscito a vedere com’è fatta la luce del sole, e sono diventato pronto per conquistare il mondo, il mio mondo”

Tonino nasce a Gela nel 1954, ed è evidente fin da subito che è un bambino vivace e ribelle, non ama le regole e non accetta i limiti imposti dagli altri, nemmeno quelli dettati dal padre Marciò (Melchiorre), a cui terrà testa per tutta la vita.

La scuola non fa per lui, e per questo il padre decide, con l’aiuto del Cavaliere Campochiaro Lopez di portare Tonino in collegio, ad Ispica.

Qui deluso dai suoi genitori e stanco di non essere libero, Tonino organizza un fuga con i suoi compagni di collegio, provenienti da Gela e figli di dipendenti comunali come lui; purtroppo non trova appoggio da parte di nessuno, e dopo essersi reso conto di essere solo, sceglie di fuggire in piena notte dal collegio con pochi spiccioli in mano e a soli 11 anni.

I nomi e i personaggi non sono scelti a caso, ognuno di essi è reale; così come, lo sono anche i luoghi citati nel libro (Convitto Pignatelli, Villaggio Aldisio ecc.).

La sessualità è uno dei temi centrali del racconto; è stato anche uno dei temi che ho trovato più buffo e allo stesso tempo molto vicino ai giovani”

“Fu il mio compagno di banco, che riuscì a farmi scoprire il mondo della sessualità. La prima volta che feci l’amore, fu proprio con un personaggio molto rinomato a Gela, che ancora oggi viene ricordata con il nome di Carmela Puddra.”

Non solo la prostituta Carmela però, ma anche molti altri aspetti della storia di Gela vengono riportati nel libro.

Tanti sono i ricordi che possono far accomunare i lettori alla storia di Tonino.

Un esempio sono i vecchi giochi popolari che tutti i bambini erano soliti fare per le strade, per esempio i ghiummina (trottole di legno); oppure il ricordo dei cosiddetti pusteddra (segni dovuti al vaccino) che il padre Marciò, infermiere del comune, era solito lasciare nelle braccia di “tutti i criaturi chi vinivunu ‘cumpagnati de’ mammi”.

Il linguaggio utilizzato è molto vicino ai lettori siciliani, poiché si traduce in un connubio tra lingua italiana e dialetto siciliano, accompagnato da piacevoli immagini lungo il corso di tutta la storia.

Particolari sono a questo proposito le espressioni con cui i personaggi partecipano ai dialoghi, come la famosa frase del padre Marciò: “Iu ‘nfirmeri e ma figghiu dutturi”. Frase che rimarrà per sempre impressa nella mente di Tonino, anche quando, grande e ormai quasi adulto, sceglierà ancora una volta la propria libertà a discapito del desiderio del padre di vederlo realizzato come un uomo di “grado superiore”.

Il libro è stato scritto nel 2021 solo dopo molti anni, partendo da dei vecchi appunti di Tonino, riscoperti e rielaborati da Anna Restuccia, una giovane ventenne che il caso vuole essersi ritrovata inaspettatamente nella biglietteria del signor Castellano, per diventare le mani grazie alle quali il libro Io proprio io ha poi preso finalmente forma.

 

 

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