Archeologia e storia del territorio gelese

QUALE E’ LA VERITA’ SUI REPERTI TRAFERITI DAL MUSEO DI GELA, A QUELLO DI CALTANISSETTA.

La necessità di avere rassicurazioni sul prosieguo dei lavori per la realizzazione del nuovo museo del mare a Bosco Littorio, bloccati a seguito di irregolarità riscontrate durante un controllo svolto dall’ispettorato provinciale del lavoro, è stato argomento di discussione in un seguito programma radiofonico di ieri sera (13/04/2022 n.d.r.) “Lo Dico Alla Radio” di Franco Gallo. Ospite della trasmissione è stata la Dottoressa Daniela Vullo, attualmente massimo dirigente della soprintendenza di Caltanissetta.
La soprintendente ha dipanato i dubbi e i timori, riferiti al blocco prolungato dei lavori, espressi da più parti in città, rassicurando che il fermo si è limitato ad una sola settimana. Le irregolarità rilevate, riguarderebbero prevalentemente l’aspetto amministrativo e non coinvolgono la direzione dei lavori ne i responsabili della sicurezza, ma solo ditte che svolgono i lavori nel cantiere.
Il pagamento di parte delle sanzioni elevate in seguito alle irregolarità riscontrate, ha permesso la ripresa dei lavori, che nonostante questo imprevisto, dovrebbero concludersi ugualmente nei tempi previsti, cioè con l’apertura del museo entro la fine di quest’anno.
Nel corso del programma sono stati trattate e discusse diverse tematiche, Castelluccio, Torre di Manfria, Pontile ed altro, l’ultimo argomento discusso è stato quello della annosa questione del trasferimento dei reperti dal museo di Gela a quello di Caltanissetta.
Ovviamente, né il trasferimento, vecchio di oltre vent’anni, né di quei reperti che negli anni sono continuati a confluire da Gela verso Caltanissetta e del loro mancato recupero, sono da attribuire alla Dottoressa Vullo, rimane però un tema scottante e dagli aspetti paradossali che richiede una soluzione.
Delle scoperte archeologiche, che dal sottosuolo di Gela emergono con regolare frequenza, la città non ha potuto usufruire in nessun modo, sia per la mancata organizzazione di mostre a tema, che dal fatto che nel nostro museo, dai tempi del rinvenimento delle arule a Bosco Littorio, la soprintendenza di Caltanissetta non ha più ritenuto opportuno contestualizzare nulla, diversamente, la soprintendenza del mare, ha sempre puntualmente consegnato alla fruizione, dopo studio e restauro , i reperti provenienti dai fondali di Bulala, attraverso il nostro museo.
La Dottoressa Vullo ha tenuto a precisare che i reperti trasferiti dal museo di Gela a quello di Caltanissetta, non sono reperti integri o prelevati dal percorso espositivo del museo, lasciando intendere che in questo caso le richieste di restituzione sarebbero ancor più giustificate.
Il trasferimento, prosegue la soprintendente, ai tempi si rese necessario per pura questione logistica, dovuta alla congestione dei depositi del nostro museo , all’epoca sotto la giurisdizione della soprintendenza di Caltanissetta, sempre la Dottoressa Vullo dichiara che è in corso una proficua collaborazione con la deputata regionale Ketty Damante e la direzione del Parco archeologico di Gela, al fine di trovare una soluzione e risolvere questa paradossale situazione.
Sono stati individuati i materiali provenienti da Gela che verranno restituiti quando le condizioni lo permetteranno, cioè a completata ristrutturazione del museo archeologico di Gela, sempre sottolineando che pur trattandosi di reperti non destinati all’esposizione, il diritto da parte della città di conservarli in loco è più che legittimo.
Dispiace contraddire su molti punti queste dichiarazioni, fermo restando che nessuno è giudicabile per il fatto di sconoscere fatti, numeri e modalità, di uno specifico contesto o avvenimento, il trasferimento nello specifico. Vogliamo informare i vertici della soprintendenza, che tra i reperti trasferiti al museo di Caltanissetta, figurano moltissimi reperti, non solo integri, ma direttamente prelevati dalle vetrine del museo di Gela, sconvolgendone lo scopo esemplificativo storico-scientifico e didattico pensato dagli ideatori del museo nei lontani anni cinquanta.
I reperti, tutti musealizzati, storicizzati, inventariati ed esposti al museo di Gela, provenienti da Sabucina, Vassallaggi, Capodarso, Gibil Gabib e di altre aree archeologiche della parte nord della provincia di Caltanissetta, rappresentavano la sintesi didattica della penetrazione geloa nell’interno e della sua influenza politica e culturale sul territorio ed erano il risultato di un unico piano di ricerca svolto dai Professori Piero Orlandini e Dinu Adamesteanu .
La presenza di questi reperti nel museo di Gela fin dalla sua istituzione, 1958, è innegabile, poiché ampiamente documentata, stessa cosa per la loro nuova collocazione al museo archeologico di Caltanissetta, che evidentemente la soprintendente sconosce. Anche sulla quantità e condizione dei reperti prelevati dai depositi del nostro museo, non si può essere d’accordo con quanto riportato dalla Dottoressa Vullo.
Una parte di questi reperti, i più particolari e integri guarda caso, trasferiti per studio e per questioni logistiche, misteriosamente sono finiti nelle vetrine del museo di Caltanissetta ed inventariati nello stesso museo.
Reperti della necropoli del Dessueri, ori e altri importanti manufatti e dal sito di Monte Maio, aree non solo prossime alla città, ma legate intimamente alla storia di Gela, sono stati contestualizzati a Caltanissetta, nel museo di Gela, il sito di Dessueri è rappresentato solo con una trentina di reperti ,in quello di Caltanissetta da un intero settore, stessa cosa per il sito di Monte Bubbonia, i cui reperti furono trasferiti da Gela a Caltanissetta precedentemente a questi trasferimenti, è meglio rappresentato nel capoluogo che non in città.
L’entità del trasferimento riguarda un’enorme quantità di materiali ,oltre 900 cassette ,di gran pregio e unicità, e non di pochi frammenti come i vertici della soprintendenza affermano.
A Gela l’unica cosa che arriva , sono tonnellate di immondizia, senza che la scarsissima classe politica locale rivendichi nulla, nella migliore delle ipotesi delle memorie storiche della città nulla conosce , al contrario vanno via reperti, pazienti , reparti ospedalieri e servizi.
La Dottoressa Vullo conclude il suo intervento dicendo che in fondo siamo una provincia, i gelesi si sono espressi diversamente ,ma va bene ,e che i reperti non sono andati fuori dalle competenze territoriali di questo ente.
I gelesi hanno una percezione leggermente diversa, cioè di essere estranei a questa realtà, come dargli torto. I trasferimenti sono sempre un’atto di accertamento e non rimedi momentanei a particolari situazioni, non si è mai pensato in decenni a creare le condizioni per arginare questo fenomeno, per i reperti nessuna soluzione logistica alternativa al trasferimento a Caltanissetta, complessi monumentali in abbandono , chiesa di San Nicola al cimitero monumentale, che oltre al recupero potrebbero divenire contenitori culturali anche in funzione di conservazione dei beni archeologici, a Forlì parte del relitto antico sono stati esposti proprio in una vecchia chiesa, mai presi in considerazione. Se davvero siamo una provincia, come mai dei materiali sopraelencati al museo non è rimasta nemmeno la polvere ? A cosa è da attribuire la mancata contestualizzazione di reperti nel nostro museo negli ultimi anni, solo alla diversa pertinenza tra enti? Una Kore in pietra acquistata dal mercato antiquario, vicinissima a prodotti di produzione geloa , esposta al museo di Caltanissetta, si parlò di reperto che ritornava a casa , a Caltanissetta però.
Ricordiamo, prima di concludere, il tesoretto bronzeo da Capo Soprano, conservato al museo di Caltanissetta, nonostante sia stato studiato, pubblicato e che nel museo di Gela ci siano state per anni vetrine vuote nel medagliere , non è mai stato reso fruibile nel museo di Gela. I sequestri, vecchi e recenti , di materiali archeologici effettuati in città, tutti reperti integri, sono rimasti in città, come sempre annunciato, o sono a Caltanissetta? Una parte sono esposti nel museo del capoluogo.
Mantenere in loco le memorie storiche e recuperare quanto sottratto è essenziale se si vuole migliorare e sperare di risollevare le sorti di questa città, del resto funzione degli enti di tutela dei beni storici, è garantire la sensibilizzazione culturale , soprattutto dove più ce n’è bisogno. La restituzione di quanto trasferito e la riparazione ai danni determinati da decisioni del passato, sono azioni più che mai necessarie, non è sopportabile oltre che la notevole eredità storica della città, invece di essere un piacere e una gratificazione si sia trasformata in pena. Il concetto, di Socratica o platonica, memoria “meglio subire ingiustizia che commetterla”, a Gela, non può essere oltremodo applicato.
Reperti del museo di Gela sono stati trasferiti ed esposti nel museo di Caltanissetta, non si è trattato dunque di trasferimento per studio e restauro o per migliorare le condizioni logistiche dei reperti, la realtà dice tutto il contrario. Se davvero siamo una provincia, come ribadito dalla Dottoressa Vullo, non abbiamo dubbi sul fatto che questi reperti faranno ritorno nel nostro museo e o almeno se esiste ancora giustizia e buon senso.
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