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De Luca, il nuovo “sindaco” di Sicilia, completa il suo tour nei comuni siciliani e viene accolto anche a Gela.

“Papà… papà??? Papà, ti prego ASCOLTAMI!” disse il figlio angosciato.Tesoro, non posso. Adesso sono impegnato. Ti prego, lasciami lavorare” disse il padre che aveva molto a cui pensare.

La politica è un mondo molto astratto se si pensa ai comizi elettorali, alle parole che si pronunciano sempre prima delle elezioni.
Dietro ogni facciata di uomo politico si nasconde però un’anima, e in questo caso anche un cuore di papà. Nessun uomo può essere esente dai difetti umani, e il volto dietro le telecamere vale molto di più dell’esteriore.

Cateno De luca, sindaco di Messina che si è dimesso per la sua candidatura come Presidente della Regione siciliana, è un uomo nuovo per la Sicilia.

Marco Maniglia proprietario dell’Ellenika sport, amante della sua terra e gelese DOC, se ne è accorto.
E così ha deciso di invitarlo proprio a casa sua, negli uffici del suo piccolo impero che ha costruito con fatica e sudore, e che i suoi figli purtroppo non stanno vivendo insieme a lui. Perché?

 

Ciò che accomuna Cateno con Marco è una condizione diffusa un po’ per tutti i papà siciliani, ed è un perenne schiaffo alla nostra Isola. Sto parlando dell’emigrazione dei nostri cavalli di battaglia: i giovani.

I giovani siciliani, gli stessi che ieri festeggiavano i loro papà con fiori e torte, oggi non hanno nessuna opportunità. A detta di molti, non hanno nemmeno “voglia“.
La motivazione, secondo un’ottica apparente, è una carenza nel sangue dei siciliani, e non perché quel valore sia inesistente, ma perché va ricercato e quasi riscoperto come se fosse un tesoro seppellito.
Non è che il giovane siciliano non voglia far nulla e basta, c’è anche una sorta di talento non sfruttato, un territorio che non permette e un’amministrazione che non se ne prende cura.

Anche De Luca, padre di una bellissima bimba di 14 anni, più alta di lui, e di un giovanotto di 18 anni, ben presto si ritroverà ad affrontare la partenza dei propri figli o la sofferenza di veder sprecare i loro futuri talenti, perché qui in Sicilia non possono essere sviluppati. A meno che …

De Luca è stato per tre volte sindaco, amministrando 2 comuni nella provincia di Messina e Messina stessa, con un totale complessivo di 220.094 abitanti. Un bel da fare per lui che, intraprendente e con voglia di cambiare tutto, è entrato nella storia della città con i suoi video e le sue battaglie sociali anche all’interno degli stessi municipi, dove con autorità ha creato un po’ di trambusto tra le vecchie e le nuove istituzioni.

Nel corso della sua carriera è stato arrestato 2 volte, ha subito 18 processi e per tutti è stato assolto. Non fatemi ripetere che nemmeno per tutto questo tentato “fango” la sua macchina operativa ha mai smesso di funzionare.

Ieri si è presentato a Gela, dopo essere stato a Mazzarino, Riesi, Piazza Armerina ecc. Marco Maniglia lo ha accolto con un numero discreto di partecipanti che erano lì non tanto per sentire le solite bazzecole, quanto più per tempestarlo di domande e a volte coglierlo anche di sorpresa. Tutte le reti TV e i giornali hanno chiesto, infatti, qualcosa di differente ma in tutti i casi significativo.

Qualcuno ha osato chiedere “Quale potrebbe essere la differenza tra lei e Crocetta?”, protagonista del passato gelese che ha voltato le spalle alla sua città.

Io ho conosciuto Rosario crocetta nel 2000 a Tusa, nel periodo di formazione delle sue liste. Mi propose di candidarmi con lui, ma io dissi di no. Non c’è paragone con chi nelle istituzioni c’è stato e non ha lasciato una testimonianza di buon governo. Chi ha un ruolo politico deve occuparsi di amministrazione”.

L’amministrazione di cui De Luca parla è quella accurata di un sindaco, vicino ai suoi cittadini e seriamente interessato dalle problematiche sociali e cittadine. Il suo appellativo, infatti, non sarà mai Governatore della regione Sicilia, ma sarà “Sindaco della Sicilia“, che è ben differente.

Sicilia Vera, il partito emergente che si sta formando in queste ore, passo dopo passo sotto la guida di De Luca, non vedrà alleanze con il passato, ma solo con il popolo siciliano. Il movimento sarà guidato dal proverbio siciliano “megghiu suli ca mali accumpagnati“, poiché l’obbiettivo primario non è solo Palazzo d’Orleans, è anche quello di scardinare la cosiddetta Banda Bassotti, l’amministrazione che per anni ha utilizzato la politica in maniera ciclica per impadronirsi della Sicilia con presenza dispotica.

La Sicilia che ho incontrato è un Sicilia che vuole reagire, piena di entusiasmo“.  spiega il sindaco di Messina, che in questi giorni ha girato i comuni siciliani grazie al suo furgoncino e alla sua lanterna (di cui spiegherò il significato in seguito), caricandosi di doni e simboli di tutta la Sicilia, omaggio dei paesani fiduciosi in un prossimo futuro prospero.

Nell’entusiasmo gelese mancano ancora i candidati per la lista di De Luca a cui, pur essendo pervenute molte richieste, non ha ancora trovato “la giusta persona che possa rappresentare il movimento”.  Per questo motivo De Luca, munito di lanterna bianca e candela rossa, simbolo di ricerca, sta continuando a cercare tra la provincia di Caltanissetta chi lo possa sostenere.

Fondamentale deve essere anche la visione progettuale che si presta al futuro di Gela:

“Bisogna capire in quale direzione Gela vuole proseguire, se percorrere la strada dell’industrializzazione o tornare alla sua origine”.

Gli obbiettivi del movimento definiti per il progresso risiedono sostanzialmente nella revisione dell’amministrazione politica che ripartirà da zero e con figure nuove, l’accentramento di scuole e formazione per i giovani, il ripristino dei fondi per la Sicilia e l’entrata in gioco di nuove azioni politiche a favore di una ripartenza significativa della regione.

Di parole come “prometto” o “vi garantisco” se ne sono sentite poche, ma il programma è sicuramente molto corposo e difficile da attuare per ciò che noi tutti siamo abituati a conoscere. Questo però non dovrebbe scoraggiare, la realtà dei siciliani oramai calza stretta a tutti. La voglia di cambiare e soprattutto di avere buoni frutti politici ne vale certamente del benessere e della vita di molti.

 

 

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