Economia

Contratti a tempo indeterminato, boom negli ultimi 8 mesi: ecco perché

Contratti record nei primi otto mesi del 2022 con un boom di quelli a tempo indeterminato. A fare i conti è l’Inps diffondendo i dati dell’Osservatorio del precariato che rileva un elemento importante: 937 mila attivazioni per i contratti a tempo indeterminato (+31%). Da gennaio ad agosto si registra infatti una «crescita significativa di tutti i contratti» con un’accelerazione dell’indeterminato che non si vedeva dal 2015. Il mercato del lavoro, in breve, sembra star vivendo una stagione di inattesa vitalità, che interessa anche l’autunno se si guarda agli ultimi dati sull’occupazione di settembre (+46 mila occupati su agosto). Come riportato da Diana Cavalcoli Corriere della Sera.

Ma come si spiega un boom delle stabilizzazioni in periodo di incertezza economica? Molto si deve al rimbalzo dell’economia nel post pandemia. Dopo un iniziale boom della flessibilità con nuovi ingressi a tempo, le aziende, in particolare del manifatturiero, hanno deciso di trattenere le persone valide. Parliamo di un comparto che strutturalmente paga la scarsità di profili tecnici e che vista la cresciuta degli ordini si è assicurato con le assunzioni la capacità di risposta in termini di produzione. Vanno poi considerate le ‘migrazioni’ tra settori con molti giovani che dal turismo hanno cercato e trovato maggiori garanzie contrattuali nell’ ambito logistico o terziario. Da camerieri a magazzinieri o store manager per dirla in un’immagine. Può poi aver inciso, seppur parzialmente, il trend delle Grandi dimissioni che come ricordano diverse agenzie per il lavoro ha spinto le aziende a rivedere le proprie politiche di retention e le persone ha rivalutare le proprie esigenze professionali. Si pensi solo che a maggio 2022, secondo il Randstad Workmonitor il 29% dei lavoratori italiani era pronto a cercare un nuovo impiego.La vitalità del mercato nel 2022 emerge anche guardando alle altre tipologie contrattuali.

L’Osservatorio del precariato Inps in 8 mesi certifica un aumento dei contratti a tempo determinato (2.321.000 , +19%) e delle altre tipologie di contratti a termine: 481 mila assunzioni per gli intermittenti (+28%), 225.000 per l’apprendistato (+20%), 821.000 per gli stagionali (+12%) e 682.000 per i somministrati (+7%). C’è un però. Posti i dati positivi, è evidente che le nubi della recessione sono all’orizzonte: si pensi solo ai maxi licenziamenti delle big tech da Amazon a Twitter. Per l’Italia uno dei segnali da monitorare sarà proprio quello degli ingressi a tempo determinato che precedono in genere la stabilizzazione. Un primo campanello d’allarme arriva dai già citati dati di settembre. Rispetto ad agosto i contratti a termine sono calati di 20 mila unità. Merita poi menzione il dato sul mercato del lavoro veneto, anticipatore di molte tendenze. Se nei primi dieci mesi dell’anno, secondo Veneto Lavoro, i dati sono positivi , considerando il solo mese di ottobre si vede un rallentamento nei ritmi di crescita. A fronte di un buon +26% di stabilizzazioni rispetto all’anno prima, in Veneto nel mese di ottobre il saldo delle posizioni occupazionali segna -22 mila unità con le assunzioni nel lavoro dipendente privato a quota 49.400. Un -4% sul 2021.

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