Economia

Airbnb e affitti brevi, arriva la stretta: minimo due notti di permanenza e registro nazionale degli appartamenti

Una permanenza minima di due notti nei centri storici delle grandi città e nei Comuni turistici. Un codice identificativo nazionale per ogni appartamento, da esporre sui portali come Booking e Airbnb e all’ingresso della casa, con multe fino a 5 mila euro per chi non lo fa. L’obbligo per chi affitta più di quattro appartamenti – quindi in forma imprenditoriale – di presentare una comunicazione di inizio attività, con una nuova categoria economica assegnata specificamente alle locazioni turistiche. Prende forma la stretta del governo Meloni sugli affitti turistici, con una bozza di disegno di legge pronta per essere licenziata dal ministero del Turismo. La ministra Daniele Santanchè aveva promesso regole per quello che aveva definito un “Far West”. Ma a una prima analisi la stretta appare abbastanza blanda: raccoglie una parte delle richieste degli albergatori, ma non quelle dei sindaci, che chiedevano maggiori poteri per normare il fenomeno. Nè tantomeno quelle dei movimenti per la casa, che chiedevano un sistema di licenze sul modello di quelli introdotti in altre città europee.

Minimo due notti
A ben vedere infatti l’unica vera forma di limitazione introdotta non riguarda il numero di proprietà che si possono dedicare all’affitto turistico, né il numero massimo di giorni di locazione possibile, bensì solo il cosiddetto “minimum stay”, la permanenza minima fissata a due notti. Questa novità risponde soprattutto alle richieste degli albergatori, che lamentano la concorrenza “sleale” degli affitti brevi. Nel dettaglio, il disegno di legge prevede che questo paletto si applichi obbligatoriamente nei centri storici delle città metropolitane (14 in Italia tra cui Roma, Milano, Venezia, Bologna, Firenze e Napoli) e dà la facoltà di introdurlo anche ad altre città e Comuni ad alta densità turistica, in Italia circa un migliaio. Sono esclusi i Comuni sotto i 5mila abitanti, i cosiddetti borghi. E nell’ennesimo discutibile premio alle famiglie numerose, ma senza alcun criterio di reddito, sono esclusi da questo vincolo anche i nuclei composti da almeno un genitore e tre figli. Le permanenze di un solo giorno rappresentano circa il 5% del mercato degli affitti brevi, una domanda che a questo punto non avrà alternative alle strutture ricettive tradizionali.

Un codice identificativo per ogni appartamento
La seconda previsione del Disegno di legge, al fine di aumentare la trasparenza ed evitare il nero, è la creazione di un Codice identificativo nazionale assegnato ad ogni appartamento su richiesta del proprietario o del gestore, che sostituirà anche i Codici identificativi già introdotti dalla Regioni. Questo codice andrà esposto in ogni annuncio pubblicato sulle piattaforme come Airbnb e Booking, oltre che sulla porta di casa, pena una sanzione fino a 3mila euro per i siti e fino a 5mila euro per chi affitta senza avere questa “targa”. (repubblica)

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