Giornalista sei tu

Giro di un quarto di mondo. Il racconto in prima persona

Gela – Ieri abbiamo pubblicato la storia del giro di un quarto di mondo dei 16 elettricisti, per tornare a casa. Oggi, approfittando della nostra casella ‘Il giornalista sei tu’, vi proponiamo la riflessione autografa di una ragazza che lavora all’I.C.S.  Denise Tandurella, sorella di Rocco, uno dei 16 operai che ha vissuto da vicino la vicenda, non solo come dipendente ma anche come parente di uno dei lavoratori e che ci racconta il loro punto di vista a. “Le istituzioni ci hanno abbandonato – dice Rocco – mi vergogno di essere italiano!”.

La mia non vuole essere una polemica e tutto ciò che ho a disposizione per esprimere pubblicamente il mio pensiero non è altro che uno schermo,una tastiera ed un social network che mi da la possibilità di far riflettere chiunque leggerà questo post. Premetto che ringrazio tutto e dico tutto il personale sanitario e le associazioni che stanno facendo il possibile pur di salvare vite UMANE,perché è di queste che stiamo parlando,a costo di rimetterci la propria vita(questa per me si chiama UMANITA’). Sono una cittadina Italiana e per certi versi ne sono orgogliosa ma per altri mi sento totalmente abbandonata dalle nostre istituzioni. Non sto qui a sindacare l’attività dei nostri politici svolta negli ultimi anni perché non ho esperienza in politica per poterlo fare. Ma essendo una cittadina Italiana onesta posso esprimermi liberamente dato che vivo in un paese democratico. Per ragioni lavorative sto seguendo dei miei connazionali dal rientro dal Suriname-Paramaribo. Per chi non lo conoscesse il Suriname è una Repubblica del Sudamerica con un sistema sanitario nazionale scarsamente organizzato. Non appena scoperto che erano stati accertati dei casi di Covid-19 in Suriname, terminati i lavori, abbiamo deciso di far rientrare in Europa e successivamente in Italia i nostri, dato che il nostro sistema sanitario prevede delle cure più avanzate rispetto a quelle che può offrirci il Suriname. Da li è iniziato il calvario che per tre giorni e tre notti mi ha tenuta bloccata davanti ad uno schermo per permettere a chi si trova lontano dai propri cari, per guadagnarsi da vivere, di rientrare in un paese che dovrebbe sostenerli, invece, li ha abbandonati al loro destino. Prima di raccontarvi la nostra storia vi dico che dopo aver saputo della chiusura dell’aereoporto di Paramaribo ho provato a mettere i nostri in contatto con l’ambasciata Italiana in Suriname ma, ancora ad oggi, dopo una’ e-mail inviata dal nostro preposto per avere un supporto dalla stessa, non abbiamo avuto risposta alcuna e tra le altre cose in Suriname è presente un ufficio in cui ci sta un funzionario che rimanda tutte le richieste degli italiani al consolato Venezuelano. A parte questa piccola considerazione… Il nostro volo prevedeva la tratta Paramaribo-Amsterdam e Amsterdam Milano. Prima della partenza sapevamo già che la tratta Amsterdam Milano non era assicurata dato che l’emergenza sanitaria ha colpito anche i trasporti, per cui ci siamo precipitati a prenotare altri biglietti che prevedevano il rientro dalla Svizzera per alcuni e da Malta per altri per poi tentare di raggiungere l’Italia con altri mezzi di trasporto. Non appena arrivati ad Amsterdam,però, un operatore della compagnia aerea ci riferisce che con i documenti Italiani non possiamo entrare in altri paesi dell’Unione Europea ma possiamo fare solo rientro presso il nostro paese. Allora chiediamo di riportarci a casa, pagando ovviamente, con il primo volo disponibile per l’Italia. Ci riferiscono che per l’Italia è tutto bloccato e non sanno come aiutarci. Al che,tra me e me, ho pensato “Queste 16 persone se non avessero credito sufficiente per poter pagare un soggiorno in Amsterdam e per poter pagare gli spostamenti necessari per prendere il primo mezzo di trasporto per rimpatriare come farebbero?”.Ma vabbè è stato solo un mio pensiero che deve però iniziare a farvi riflettere.. In fin dei conti noi facciamo parte di una società che dispone, nel rispetto delle possibilità, di fondi indirizzati alla logistica dei dipendenti. Con i 16 Italiani viaggiavano due Rumeni che non hanno avuto alcun tipo di problema a rientrare. Questi non appena rientrati come da giusta procedura si sono autodenunciati alle autorità e si sono messi in quarantena presso il proprio domicilio. Ma torniamo agli Italiani rimasti ad Amsterdam. Il mio primo appello è stato fatto alla Farnesina, quindi, ho pensato subito di entrare in contatto con loro e con gli uffici di Unità di crisi. Inizio a chiamare tutti i numeri disponibili sui siti ufficiali e non sto qui a dirvi dopo quante ore mi rispondono (capisco che le linee telefoniche erano molto intasate) e quando finalmente riesco a parlare con un funzionario, dopo ore di tentativi, mi dice che devo mettermi in contatto con l’ambasciata Italiana di Amsterdam. Allorchè con molta calma riparto le telefonate seguite da e-mail per contattare l’ambasciata italiana di Amsterdam (altre ore di attesa al telefono). Quando finalmente mi rispondono mi riferiscono che la Farnesina sta collaborando con la compagnia del Tricolore per cui è l’Alitalia ad occuparsi dei voli di rientro in Italia. Mi spiegano che il ministero degli esteri e di conseguenza l’unità di crisi non avevano altri modi di procedere se non per vie commerciali, affidando la gestione del traffico aereo alla compagnia del Tricolore, quindi dovevamo provare a chiamare l’Alitalia(che tra le altre cose dopo almeno 200 chiamate fatte non ha mai risposto) e sempre l’Ambasciata, dopo avermi dato il numero di Alitalia, mi ha suggerito di provare ad acquistare dei voli dal sito (costosissimi) da Bruxelles (la città più vicina ad Amsterdam che faceva la tratta per Roma),solo che il primo volo disponibile era per la settimana successiva con 3 posti massimo al giorno liberi. Chiedo nuovamente aiuto alla Farnesina,dato che non vi era modo di raggiungere l’italia neppure via terra(credetemi le ho provate tutte, anche il noleggio auto), ma a quanto pare è tutto inutile per cui, fatta sera, decido di far alloggiare i nostri, ormai stanchi ed esausti, in un albergo ad Amsterdam. L’unico aiuto valido che ho avuto mi è arrivato da un amico del Comune di Gela che tramite una sua conoscenza al senato riesce a farmi avere le tratte per accedere all’Italia, neanche fossimo dei clandestini! E’ stata una man dal cielo quando oramai mi stavo rassegnando all’idea di lasciare i nostri connazionali alloggiati per giorni e giorni all’estero con costi elevatissimi tutte a scapito della nostra società, nonostante la stessa si è fatta carico di ciò che a parer mio doveva essere garantito istituzionalmente. Mi appresto durante la notte a cercare tutte le soluzioni possibili e finalmente trovo dei voli con l’aiuto della mia agenzia viaggi (senza la quale non saprei come avrei fatto) da Parigi per Roma per i due giorni seguenti. Finalmente riusciamo ad acquistare i biglietti di questi voli alla modica cifra di 260 euro circa(era uno dei meno cari)e iniziamo a farli muovere via terra per Parigi da Amsterdam(abbiamo sostenuto costi elevatissimi per un solo biglietto di un treno). Dopo aver trovato una sistemazione a Parigi in un hotel, a fatica dato che le strutture sono quasi tutte chiuse finalmente domani prendono quel volo tanto sperato per poter arrivare nel proprio paese nativo. A tutto questo va sommato che ogni singola tratta di spostamento è altamente rischiosa per la salute di ognuno di loro in particolare per uno di loro che ha problemi a livello cardiologico e secondo gli studi del covid-19 può essere fatale a chi ha già patologie pregresse. Questo caso è stato comunque stato fatto presente alla Farnesina. Situazioni analoghe sono presenti in tutto il mondo. Ad esempio mio padre e altri connazionali per rientrare da una trasferta lavorativa hanno attraversato la Spagna in macchina, hanno preso una multa salatissima, e hanno fatto 3 giorni di navigazione da Barcellona per Roma. Mi sembra di rivivere un Olocausto, credetemi. E come se non bastasse gli Italiani all’estero sentite un po’ umanamente come sono trattati. I sopradetti per lo meno hanno avuto il supporto da parte delle compagnie per cui lavorano. Ma chi non ha i sostegni economici cosa sta facendo in giro per l ‘Europa? Chi li sta tutelando? Mi auguro solo che questa sia una vicenda spiacevole capitata a pochi.
Sommo a tutto ciò che ho amici infermieri in svariate parti d’Italia e vivono condizioni bruttissime. Loro stanno facendo ciò che gli è possibile fare ma delle volte impiegano tutte le forze e combattono per cause che alla fine vanno perse. E quelle cause SONO ESSERI UMANI. Di tagli alla sanità ne sono stati fatti fin troppi ed oggi il personale sanitario non ha abbastanza DPI per proteggersi da un eventuale contagio e non ha neppure l’attrezzatura necessaria per poter salvare vite umane. Mi si stringe il cuore quando sento al telefono gli amici che per anni hanno studiato per operare in modo professionale sulla nostra salute e oggi sono disperati, distrutti e stremati perché ci stanno mettendo tutte le proprie forze ma non hanno i mezzi che li aiutano. Il ministero della salute non ha abbastanza fondi per poter garantire la salute di tutti noi. Il ministero degli esteri non può tutelare gli Italiani in territorio estero e non riesce a farli rimpatriare se non scaricando tutto il lavoro alle compagnie addette al trasporto. Le forze armate sono impegnate a garantire l’ordine nelle strade. I nostri spostamenti sono limitati se non per cause di necessità e solo per andare a fare la spesa per tutelarci abbiamo bisogno almeno di una mascherina che ci protegge le vie respiratorie, inutile dirvi che non si trova neppure una mascherina in commercio.
Diverse associazioni stanno raccogliendo fondi per rifornire gli ospedali di materiale medico-sanitario e creare nuovi reparti di terapia intensiva. Ma non so se ci siamo resi conto che il 70% degli italiani campa con stipendi mensili miseri ed oggi sono in cassa integrazione. Come potrebbero mai beneficare le varie iniziative di raccolta fondi? Mi chiedo dove vanno a finire le tasse di ogni singolo cittadino se poi quando serve non riusciamo neppure a costruire reparti di terapia intensiva?Dove vanno a finire se il nostro esercito, la marina e l’aeronautica non riescono ad intervenire nel recupero degli italiani all’estero con tutti i mezzi ed il personale a disposizione che abbiamo? Ricordiamoci che la Cina ha costruito ben 2 ospedali in soli 10 giorni.. Ha saputo mantenere l ordine. Ma noi siamo l’Italia. Il paese dall’accoglienza straordinaria ma non accolto quando è necessario, il paese dei fondi perduti, il paese del CAOS.
E credetemi che mi arrabbio ancor di più quando sento al TG5 che la Farnesina sta lavorando per far rimpatriare tutti gli italiani all’estero.. mi chiedo: ma ci stanno prendendo in giro?
HO SOLO CAPITO CHE L’ITALIA E’ IL PAESE DELLO AIUTATI CHE DIO TI AIUTA.
RINGRAZII COL CUORE A CHI CI HA SOSTENUTI E AIUTATI IN TUTTA QUESTA VICENDA E CONTINUA A FARLO. E VI POSSO ASSICURARE CHE SONO SOLO GLI ENTI PRIVATI.

Denise Tandurella

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