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Sicilia, isola del mare negato, vietato fare il bagno lungo 45 chilometri di costa

Quarantacinque chilometri di costa non balneabili per inquinamento. Un tratto di litorale come da Palermo a Termini Imerese, che è interdetto per colpa degli scarichi abusivi e di un sistema di depurazione inadeguato, per cui la Sicilia è anche una delle zavorre principali della procedura di infrazione europea che costa all’Italia 30 milioni ogni sei mesi. La scoperta di batteri fecali a Sferracavallo, che hanno costretto il sindaco Lagalla a interdire la balneazione, dalla Baia del Corallo a Barcarello, è la punta dell’iceberg di una Sicilia che ogni anno sacrifica parte delle sue coste per gli scarichi a mare.
Da solo il Comune di Palermo non può disporre di 17 chilometri, se si considerano anche le aree portuali e industriali. Ma è tutta la provincia a segnare un record negativo. Nel Palermitano, in base ai divieti stabiliti per la stagione balneare 2023 dalla Regione, l’inquinamento ha costretto a escludere ben 22 chilometri. Una porzione enorme, che è cresciuta con l’ultima ordinanza di Sferracavallo, per la quale il Comune ha messo in moto tutte le indagini coinvolgendo l’Amap, la municipalizzata del servizio idrico. Per capire qual è lo stato di salute della costa, basta scorrere la mappa interattiva del sito del Portale delle acque del ministero della Salute: una grossa fetta della costa che va da Sant’Erasmo a Palermo sino alla località di Aspra, a Bagheria, è colorata di rosso, cioè non balneabile. In questo segmento ci sono i quasi 4 chilometri di Costa Sud, il mare storico dei palermitani, vietato da fine anni Sessanta, con i lavori per disinquinare i punti critici come la foce del fiume Oreto che sono fermi al palo. A cui si aggiungono altri 3 chilometri sino all’altezza di Villabate. Ma non va meglio per le zone segnate con il colore verde, molte delle quali con valori al limite, come la spiaggia di Ficarazzi, giudicata “sufficiente”, così come la Playa di Bagheria. A ovest di Palermo spiccano i 400 metri della spiaggia di Vergine Maria, molto frequentata ma di fatto interdetta alla balneazione. In provincia, invece, i 5,6 chilometri di mare negato nella zona di Carini, nella fascia costiera devastata dall’abusismo.

La seconda provincia con più chilometri interdetti per inquinamento è il Messinese. Sono off-limits i 6,4 chilometri tra le foci dei torrenti Larderia e Portalegni. E tanti altri sbocchi a mare dei fiumi: Alcantara, Fondachello, e Termini. Sono proprio i punti in cui i corsi d’acqua confluiscono a mare quelli più inquinati. Aree dove spesso si riversano scarichi abusivi civili e industriali, che ogni anno vengono monitorate da Goletta Verde di Legambiente. L’anno scorso ben 4 punti nel Palermitano erano risultati particolarmente inquinati: in via Messina Marine all’altezza dello scarico di via Diaz nel capoluogo; la spiaggia la Praiola di Terrasini, e le foci dei torrenti Nocella e Pinto a San Cataldo (Trappeto). A Trapani la zona più critica era stata quella di Marinella di Selinunte, in prossimità dello scarico del depuratore. Nell’Agrigentino la foce del Salso di Licata, del fiume Palma a Palma di Montechiaro e del torrente Cansalamone a Sciacca. A Catania, il lungomare Galatea di Aci Trezza e nel Messinese, la foce del torrente Patrì di Barcellona Pozzo di Gotto.

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