Cronaca

Sindaci arrestati nel piacentino, ai domiciliari anche l’imprenditore originario di Gela Nunzio Susino

L’imprenditore edile Nunzio Susino si trova ai domiciliari dopo circa tre mesi di carcere. Era stato arrestato a febbraio nell’ambito della maxi inchiesta anti corruzione dei carabinieri del Nucleo Investigativo e coordinate dai sostituti procuratori Matteo Centini ed Emilio Pisante. Susino, rappresentante legale della società  “Cooperativa edile e forestale Altavaltrebbia soc coop” con sede a Cortebrugnatella, è accusato di associazione per delinquere, turbata libertà degli incanti, concussione, truffa, corruzione, frode nelle pubbliche forniture, falso ideologico per 21 capi di imputazione. Con lui erano finiti nei guai sindaci, altri imprenditori, geometri e dirigenti pubblici. Con il suo avvocato, Paolo Fiori, ha depositato una memoria difensiva che va ad analizzare tutte le accuse che gli sono state rivolte.  L’ingegnere della Provincia, Stefano Pozzoli è tornato al lavoro in via Garibaldi ma non ricopre più lo stesso ruolo di prima, era ai domiciliari e gli sono stati revocati. Infine anche a Roberto Raffo (Unione Montana) sono stati revocati i domiciliari. Le indagini tuttavia sono ancora in corso.

Originario di Gela, Nunzio Susino è l’imprenditore che dalla mattina del 10 febbraio si trovava alle Novate dopo essere stato arrestato dai carabinieri nell’ambito della maxi inchiesta che ha visto in manette sindaci, tecnici e dirigenti comunali e altri imprenditori edili.

I fratelli Susino – si legge –  sono giunti in Val Trebbia a metà degli anni 90. Dapprima a Marsaglia e poi a Bobbio si sono gradualmente inseriti nel tessuto sociale ed imprenditoriale della vallata, riscuotendo una discreta stima presso la comunità valtrebbiese per le indubbie capacità nella realizzazione di opere edili, soprattutto nel campo civile. Le loro competenze e, come si vedrà in seguito, le forti aderenze con politici ed amministratori locali, hanno permesso loro di accrescere la propria potenza imprenditoriale, la cui eco è giunta sino al capoluogo, permettendo loro di realizzare importanti progetti di riqualificazione edilizia sia nel campo privato che in quello pubblico. «Susino – scrive il gip Luca Milani nell’ordinanza – è protagonista indiscusso della stragrande maggioranza degli episodi delittuosi narrati all’interno della vicenda.  Nell’organizzazione assume a pieno titolo il ruolo di capo o promotore, ponendosi al vertice del sodalizio criminoso e costituendo un vero e proprio collante tra i suoi membri. Sono stati moltissimi i riscontri che consentono di affermare come, attraverso la miriade di contatti intrattenuti quotidianamente con i rappresentanti dei più svariati enti, Susino persegua costantemente lo scopo di accreditarsi con le pubbliche amministrazioni per ottenere la possibilità di svolgere, attraverso le proprie imprese, lavori di edilizia pubblica, incassando i relativi compensi».

«In questa continua e incessante spendita personale egli riesce – secondo l’accusa – a trascinare gli altri membri dell’organizzazione, ben disposti ad affiancarlo nel suo progetto di affermazione egemonica, perché tutti interessati ad ottenere dall’imprenditore vantaggi personali. Il gelese è indubbiamente colui che riesce a coagulare intorno a sé il consenso degli altri partecipanti al sodalizio, i quali, come detto sopra, operano in sinergia tra di loro (si pensi all’ausilio fornito da Castelli a Guarnieri per la vittoria elettorale nel suo Comune, oppure alle disponibilità manifestate da Gilardini e Ridella per la partecipazione a gare truccate) per assicurare alla macchina messa in moto dall’imprenditore gelese forza e continuità».

Nel rivestire un simile ruolo ancora «l’indagato Susino manifesta un carattere carismatico e magnetico: stupefacente la sua capacità di rapportarsi con soggetti anche estremamente diversi tra di loro, riuscendo sempre a cogliere il modo giusto per condurli dalla sua parte, anche mostrando tratti di innegabile generosità verso di loro. Una generosità che, tuttavia, in simile contesto, non fa che apparire elevatissima la sua attitudine a delinquere, posto che, in realtà, ogni slancio di disponibilità in favore dei propri interlocutori fa parte di un preciso disegno tracciato per assicurarsi la loro fedeltà e, nel lungo periodo, recuperare con abbondanti interessi le somme versate e le fatiche spese».

«Per realizzare le proprie mire espansionistiche Susino si avvale con freddezza e lucidità dei manovali e dei mezzi della Altavaltrebbia PCSRL, nonché dell’impresa individuale del fratello Antonio Emanuele, utilizzati come pedine da muovere all’interno di uno scacchiere, passando dall’esecuzione di lavori pubblici a ristrutturazioni private in favore dei pubblici ufficiali corrotti, su e giù per le vallate, anche sino a tarda notte. Il coinvolgimento dell’indagato in tutti gli episodi di turbativa e corruzione indicati all’interno dei capi (che non stiamo ad elencare) risulta assolutamente pacifico, considerato il tenore dei dialoghi captati e gli ulteriori riscontri acquisiti».

«Stesso discorso vale per i delitti in relazione ai quali le risultanze investigative hanno posto in luce il concorso consapevole dell’indagato in condotte commesse materialmente da altri, rispetto alle quali, comunque, la sua presenza è risultata elemento rafforzativo del proposito criminoso».

«Altro membro del sodalizio – sostiene l’accusa – è a pieno titolo Maurizio Ridella, amministratore della Edilgiemme s.r.l. Come le prime attività di indagine hanno rivelato, Ridella svolge la propria attività imprenditoriale senza disdegnare la commissione di attività illecite anche gravi. (…) si delinea una notevole capacità a delinquere dell’imprenditore, mosso dalla logica del profitto e disposto ad alterare qualunque regola di concorrenza e di correttezza per conseguirlo. Nel rapporto con Susino mostra tutto il suo asservimento alla logica del guadagno facile, rendendosi disponibile ad assecondare le richieste dell’imprenditore gelese per falsare il gioco della concorrenza, al fine di lucrare anche solo poche centinaia di Euro. Il coinvolgimento dell’impresa Edilgiemme nelle iniziative ordite da Susino per influenzare lo svolgimento di gare pubbliche, nell’ambito delle quali vengono previamente concordati il contenuto delle offerte e la percentuale del ribasso proposto, costituisce l’essenza della partecipazione dell’indagato Ridella all’associazione: non sono mai stati registrati dinieghi manifestati dall’imprenditore bobbiese rispetto alla fruizione di questo meccanismo, che si inserisce in un contesto di illegalità comunque caratterizzante lo svolgimento della sua attività economica».

«In posizione parallela rispetto a quella di Ridella si pone Gilardini Filippo, interlocutore abituale di Susino. Stando ai contenuti dei dialoghi captati – scrive il gip – l’imprenditore risulta assolutamente consapevole del meccanismo fraudolento, realizzato anche grazie al contributo di un suo collaboratore rivelando una subalternità rispetto a Susino Nunzio, accettata di buon grado con la speranza di ottenere facili guadagni».

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