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Le recenti misure di sostegno dell’attività edilizia per il recupero degli edifici, superbonus del 110%, occasione unica per l’economia

Le recenti misure di sostegno dell’attività edilizia per il recupero degli edifici, facenti parte del cosiddetto superbonus del 110%, rappresentano un’occasione unica per l’economia cittadina.

Dopo il boom degli anni d’oro dell’abusivismo, l’edilizia è entrata in una crisi letargica che si protrae da troppo tempo, a fronte di un edificato imponente che la città si ritrova, in parte non ancora completato ed in parte da recuperare, restaurare ed adeguare.

Quale migliore occasione, allora, per dare una boccata d’ossigeno ad imprese e lavoratori ed al contempo per incrementare gratuitamente il valore capitale del patrimonio edilizio cittadino? Lo ribadiamo, il bonus consente in pratica di realizzare gratuitamente gli interventi necessari e, con l’intervento delle banche, non richiede neanche alcuna anticipazione finanziaria a carico dei beneficiari.

A tutti gli effetti un’occasione unica ed irripetibile di cui la nostra città ha estremo bisogno e che non può permettersi di perdere. Ma c’è un però. Gran parte degli edifici che ne hanno estrema necessità, allo stato dell’arte non potrebbero usufruire del bonus, perché tuttora in attesa di definizione di una vetusta pratica di sanatoria edilizia. E’ pertanto urgente che il comune, nei limiti della legislazione vigente, adotti i più opportuni provvedimenti organizzativi, amministrativi e regolamentari per facilitare il celere e buon esito di tutte le pratiche entro il 31 dicembre 2020.

Un’occasione da non perdere per una città attanagliata nella più grave crisi della sua storia repubblicana. Una causa per la quale sentiamo di doverci battere, senza tradire quell’onestà intellettuale che reiteriamo di dover ritenere alla base della nostra professione. E non siamo da soli, soprattutto. Siamo già in buona compagnia, a partire dal già due volte sindaco di Gela, ma anche funzionario di banca, avvocato e manager aziendale, Franco Gallo.

«L’incentivo della fruizione dei benefici – commenta Gallo – associato alla disponibilità degli uffici potrebbe convincere molti proprietari a tentare il completamento della pratica. Ciò consentirebbe, per altro, come utile effetto collaterale l’incasso di ingenti somme per oneri di urbanizzazione e diritti vari che, per le asfittiche finanze comunali, sarebbe una manna imprevista e preziosa. L’intermediazione del comune potrebbe anche facilitare la collaborazione degli istituti di credito per evitare ai cittadini qualsiasi anticipazione. Si metterebbe in moto un circolo virtuoso di lavoro – conclude – per tecnici professionisti, imprese, lavoratori, fornitori e rispettivi indotti».

Insomma, è necessario che il comune faccia la sua parte. Ce lo spiega, scendendo nel dettaglio tecnico, il già assessore comunale all’Urbanistica ed architetto, Francesco Salinitro: «i comuni dovranno rilasciare autorizzazioni e sanatorie in modo rapidissimo perché altrimenti toglierebbero tempo prezioso e decisivo ai lavori di costruzioni e agli stati di avanzamento lavori. Lo stesso genio civile deve attrezzarsi per accelerare la tempistica autorizzativa e per semplificare procedure, la stessa cosa devono fare tutti gli enti coinvolti i cui pareri vincolanti, non ultima la Soprintendenza, potrebbero vanificare il tutto.

Il Comune – prosegue Salinitro – dovrebbe attivarsi subito mettendo insieme i vari enti e concordare con loro azioni rapide nell’ambito di “conferenze di servizio”, dove l’assenza di chiunque equivarrebbe a parere positivo. Nel frattempo gli uffici dovranno verificare le criticità presenti con il supporto di professionisti esterni – conclude – per mettere in campo l’organizzazione più idonea a dare risposte immediate e rapide ai richiedenti».

Tutto questo permetterebbe di riprendere ed adeguare al “decreto rilancio” il bando riguardante il “rifacimento delle facciate”, nonché quello per il “piano colore” voluti e pubblicati da Salinitro nella qualità di Assessore al ramo nella g Messinese, ma poi rimasti entrambi nel cassetto. Il piano colore è essenziale al fine di evitare le “arlecchinate” casuali, in luoghi delicati dal punto di vista paesaggistico.

In definitiva, anche grazie ai sopra enunciati contributi di valenti professionisti ed ex amministratori comunali, Franco Gallo e Francesco Salinitro, si propone di cogliere un’occasione unica per regolarizzare sul piano della sanatoria e valorizzare gratuitamente grazie al superbonus, un ingente patrimonio edilizio cittadino, rimpinguando le casse comunali e consentendo una boccata d’ossigeno ad imprese e lavoratori, approfittandone altresì per dotare la città di un piano colore che completi in modo più organico e coerente il rifacimento delle facciate.

Tutto ciò, attraverso una riorganizzazione e rafforzamento dell’ufficio condono per dare risposte rapide alle richieste di chi vorrebbe usufruire dei vantaggi del “Decreto rilancio”; per la stessa ragione, parimenti, una riorganizzazione e rafforzamento dell’ufficio edilizia privata e urbanistica; concordando infine procedure di snellimento per il rilascio delle autorizzazioni edilizie, mettendo in campo magari l’istituto delle conferenze di servizio, nella consapevolezza di suggerire alla Regione siciliana l’attuazione di apposite norme di sburocratizzazione.

Altre considerazioni saranno più pertinenti dopo la pubblicazione della circolare dell’Agenzia delle Entrate (fra meno di due settimane). Si tratta di una proposta iniziale, una “bozza”, suscettibile di essere corretta, integrata ed arricchita di altri contributi, specie quello dei rappresentanti politici che animano le istituzioni cittadine, affinché non si perda un’occasione – lo ribadiamo una volta di più – più unica che rara.

Per completezza d’esposizione, va ricordato in conclusione che il “Decreto rilancio” prevede una serie di agevolazioni importanti per interventi sulle facciate, in campo energetico e per consolidamenti antisismici ed indica nei condomini, nelle prime case e nelle cooperative i soggetti titolati ad acquisire il credito fiscale del 110%, ma ci sono anche limiti di convenienza economica e di capacità di rispondere a tutte le richieste prevedibili, sia per le grandi imprese, sia per le banche.

Soprattutto, se non si attivano le piccole imprese, consentendo loro di scontare in banca il “superbonus”, il rischio è che l’operazione finisca per ridursi in un grande spot pubblicitario senza concrete possibilità operative. La stessa data del 31 dicembre 2021 come termine massimo per i pagamenti delle fatture rende irrealistico il programma. La quantità di richieste potrebbe essere tale da rendere materialmente impossibile far fronte a tutte le domande in un solo anno di lavoro e solo per le imprese più grandi.

avv. Franco Gallo ( dal Corriere di Gela)

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