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L’Archestrato di Gela regala 1.500 euro netti a pizzaioli e camerieri

Durante il lockdown Covid passò alla cronaca come il ristoratore che, pur di non licenziare nessuno, aveva riconvertito 30 dipendenti in rider per le consegne a domicilio. Adesso che la ripresa c’è – perché la più famosa pizzeria di Palermo, “Archestrato di Gela”, è perennemente strapiena – Pierangelo Chifari ripaga i suoi lavoratori, diventati nel frattempo 35, con 1.500 euro netti a testa: segno che un imprenditore decente non fatica a trovare persone disposte a rinunciare al reddito di cittadinanza. Una somma distribuita a ciascuno su 12 mensilità: 125 euro in più al mese per un anno, per un esborso complessivo di 52.500 euro.

«Davanti al caro vita di questo periodo pesantissimo – spiega al Corriere della sera -, fra caro bollette, caro benzina, caro tutto è arrivato il momento, per chi può farlo, di dare una mano a chi vive di stipendio fisso. Così abbiamo ragionato in famiglia e, dopo un po’ di conti, ho avuto il via libera. Noi rinunciamo a qualcosa, ma loro resistono più sereni. Un modo per arginare tasse e inflazione, e anche per considerare sempre di più i nostri collaboratori persone di famiglia». Un “bonus” privato, senza i ghirigori burocratici di quelli statali. Un piccolo Del Vecchio siciliano, insomma. Del resto, se lo meritavano: è grazie ai suoi camerieri che il ristorante ha ottenuto l’ultimo Gambero Rosso per il miglior servizio di sala in Italia.

E poi, da qualche tempo, l’attività è raddoppiata. Accanto all’Archestrato campeggia un’altra insegna enigmatica: “Il Signore di Carbognano», gelateria anch’essa pluripremiata. Per decodificare l’altro titolo rompicapo tocca far entrare in scena il patriarca della famiglia: Edoardo, classe ‘51, fissato con la filosofia greca e in particolare con Archestrato, poeta e gastronomo del 300 a.C. In città molti lo ricordano per una sua casa produttrice specializzata in show Rai e Mediaset, dalla «Notte della moda» sulla scalinata del Teatro Massimo alla «Notte delle sirene».

Sposato con Adriana che si occupa di arredi e scenografie, compresi i quadri alle pareti da lei realizzati, basta varcare la soglia del “Signore” per scoprire la riproduzione a tutta parete di una pagina d’epoca de L’Ora, scritta nel 1968 da Leonardo Sciascia a proposito di un goloso feudatario di Viterbo, che nel 700 ospitò a Carbognano un gelataio siciliano perché preparasse un sorbetto al gelsomino chiamato «candiero», appunto bianco candido. Dopodiché il fondatore ha fatto un passo indietro: «Attualmente è tutto nelle mani di Pierangelo e Giordana, la mia figliola fondamentale con il suo diploma in Economia aziendale». In pratica, s’è retrocesso anche lui a dipendente: «Quindi l’aumento spetta anche a me…», sorride sornione.

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