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Ipab: “Chi ha truffato, chi?”

Gela – Una sentenza non va commentata, ma eventualmente solo appellata. Mi rivolgo ai parlatori in generale che con tempismo da record, cogliendo l’occasione al volo, ha tentato di strumentalizzare una sentenza per farne oggetto di banali ripicche politiche senza conoscere i fatti e gli atti di causa e soprattutto quando ancora sono in atto indagini per far chiarezza su una vicenda alquanto complessa. Chi ha truffato, chi ? Saranno gli organi inquirenti a fare chiarezza dato che solo in sede di ricorso al TAR il 24 settembre 2020  viene prodotto dalla stessa Ipab la nota del tempestivo riscontro dell’assessorato regionale alla famiglia alla prima delibera adottata dal consiglio di amministrazione dell’Ipab il 29 gennaio 2019. Con la nota 4885 dell’ 11 febbraio 2019, (non del 11 febbraio 2020 come stranamente ed erroneamente indicato nella sentenza del Tar) l’assessorato regionale esprime infatti il proprio parere negativo in relazione al trasferimento del personale dell’Ipab alla società privata La Fenice. Tale nota, se fosse stata prodotta e resa nota alla data di trasmissione, ovvero, ribadiamo al 11 febbraio 2019 non soltanto avrebbe fatto chiarezza sulla procedura posta in essere dall’Ipab, ma avrebbe consentito la scrivente società di non sottoscrivere contratti, oltremodo gravosi ed inficiati da parere negativo del competente assessorato regionale. Però ambedue le delibere del’Ipab del 2019 non fanno alcuna menzione della lettera dell’assessorato che esprimeva tempestivamente il parere negativo, anzi i componenti del consiglio di amministrazione di IPAB sottoscrivevano dettagli e precisi riferimenti della PEC e della raccomandata inoltrata al organo tutorio dichiarano testualmente che lo stesso Assessorato Regionale non aveva espresso un parere ne ha

comunicato richiesta di chiarimenti o altra documentazione o notizia con interruzione dei termini di chiusura del procedimento amministrativo. Con tali premesse e con deliberazione numero 9 del 13 aprile 2019 il consiglio di amministrazione delle IPAB dichiarava esecutiva la deliberazione numero 3 del 29 gennaio 2019 ed autorizzava il presidente a sottoscrivere il contratto di locazione con la società La fenice.

Qualcuno ha mentito? Qualcuno ha sottratto la nota dell’assessore regionale numero 48 85 del 11 febbraio 2019 così che le deliberazioni numero 3 2019 numero 9 2019 successive, sono frutto di falsi dichiarazione rifiuti componenti del consiglio di amministrazione dell’Ipab. Qualcuno aveva evidentemente l’interesse ad omettere il parere negativo, inviato tempestivamente dall’assessorato alla famiglia ed è per tale motivo che, mio malgrado, doverosamente e con immediatezza ho dovuto depositare apposita querela in data 12 dicembre 2020 al comando dei Carabinieri di Gela. Alla magistratura gli organi inquirenti ora il compito di fare chiarezza. Anche lo stesso avvocato Cariola difensore di IPAB dichiarava contro lo stesso consiglio di amministrazione dell’Ipab già dalle prime pagine della memoria nel giudizio del TAR il 24 settembre 2019 che ha quindi dell’incredibile oltre che è probabile rilevanza in altre sedi.  Il fatto che con successiva deliberazione numero 9 del 13 aprile 2019 sia stato spedito il mancato riscontro da parte dell’assessorato famiglia della richiesta di parere di merito sulla delibera di consiglio di amministrazione numero 3 del 29 gennaio 2019 e per l’effetto, sia stata dichiarata l’esecutività della suddetta deliberazione.

Sorprende altresì, che lo stesso commissario regionale dott. Lucisano, nel provvedimento di annullamento deliberazione sui contratti Ipab La fenice ha taciuto l’esistenza di tale parere negativo del male non consentendo così alla società La Fenice di evitare ricorsi inutili sotto il profilo amministrativo, in quanto le deliberazioni adottate inizialmente da Ipab celavano gravissimi illeciti anche di natura penale commessi da soggetti al momento non identificati, doverosa anche un’indagine amministrativa interna dell’Ipab da parte dell’ assessorato regionale regionale anche sulla scorta delle stesse dichiarazioni dell’avvocato Cariola difensore di IPAB, avviando le necessarie procedure previste dalla legge al fine di ripristinare la legalità violata. In relazione alla querelle politica suscita dall’esito della suddetta sentenza vorrei consigliare maggiore cautela acquisendo corretta informazione attraverso visure camerali di consultazione pubblica, altrimenti ci può dare l’impressione di voler solo adombrare e distrarre l’attenzione su gravi responsabilità che invece emergeranno dalle indagini L’attuale contenzioso non può essere una rivalsa politica tra maggioranza e opposizione o ancor più grave il maldestro tentativo di chi cerca di accreditarsi attribuendo ad altri responsabilità che ad oggi sono ancora tutte da accertare.

Renato Mauro

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