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La quarantena è finita a noi siamo ancora prigionieri

Gela – “La quarantena è finita e noi siamo ancora prigionieri”. Un altro grido di aiuto si leva da una dei strade intitolare ai fiori del quartiere balneare di Manfria dove dal 14 marzo sono confinati i sei operai che sono arrivati dalla Lombardia e sono andati in quarantena volontaria. “I giorni sono finiti e noi siamo ancora qui, senza risposte da parte delle istituzioni. Abbiamo parlato con medici, istituzioni, amministrazione ma nessuno ci da risposte precise. Dobbiamo fare il tampone o no”. Abbiamo chiesto lumi al vice sindaco del Comune di Gela, Terenziano Di Stefano che ha seguito personalmente la vicenda. “La norma dice che – spiega l’assessore Di Stefano – chi è entrato in quarantena entro il 13 marzo non vede fare il tampone. Chi invece ha iniziato la quarantena dal 14 marzo in poi deve farlo e per questo deve essere contattato dall’Asp o dalla Croce rossa che ha la convenzione specifica. Naturalmente la richiesta deve essere inoltrata dal medico curante. Se ci fosse qualche positività e non mi pare sia questo il caso, anche chi è entrato in quarantena prima del 13 deve sottoporsi a tampone per essere stato in contatto con un soggetto positivo.Questo dice la norma: l’amministrazione non è competente su questo versante”. I sei operai hanno parlato con i medici ma nessuno li contatta. “Non sappiamo cosa fare – dicono – non possiamo stare qui in eterno, nè possiamo tornare dalle nostre famiglie mettendole a rischio. Vogliamo risposte”.

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