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Ecco i nuovi diaconi della Diocesi Armerina

Piazza Armerina – La Diocesi armerina si amplia. Ieri nella basilica Santa Maria delle Vittorie è stata celebrata l’ordinazione diaconale di Carmelo Salinitro e Valerio Sgroi. La cerimonia è stata presieduta dal Vescovo di Piazza Armerina, Mons. Rosario Gisana e tutti i presbiteri di Gela che hanno partecipato alla gioia dei due diaconi che fra qualche mese diventeranno i nuovi giovani sacerdoti. Trentacinque anni, tanta tenacia nel volere diventare sacerdoti e servire degnamente la vigna del Signore. Carmelo Salinitro si è formato nella parrocchia della Chiesa Madre di Gela; Valerio Sgroi è originario di Enna e proviene dalla parrocchia di San Bartolomeo. Oggi sono pronti per concludere gli studi ed il percorso spirituale che li porterà a diventare sacerdoti. La comunità dei fedeli esulta per due nuovi diaconi che da oggi in poi, a giusto titolo, possono essere indicati con ‘Don’.

Nella Chiesa cattolica, ministro di ordine immediatamente inferiore al sacerdote, con funzioni di assistenza nell’esercizio del culto (distribuzione dell’Eucarestia, predicazione e amministrazione del Battesimo) e delle opere di carità; sue insegne sono la stola e la dalmatica.

Nella Chiesa episcopale, ministro del terzo ordine (dopo il vescovo e il prete). Il termine sacerdos – sacerdote – designa, nell’uso attuale, i vescovi e i presbiteri, ma non i diaconi. Tuttavia, la dottrina cattolica insegna che i gradi di partecipazione sacerdotale (episcopato e presbiterato) e il grado di servizio (diaconato) sono tutti e tre conferiti da un atto sacramentale chiamato ‘ordinazione’, cioè dal sacramento dell’Ordine”.  Il servizio dei diaconi nella Chiesa è documentato fin dai tempi degli apostoli. Ne parlano anche i padri della Chiesa. Per sant’Ignazio di Antiochia, ad esempio, una Chiesa particolare senza vescovo, presbitero e diacono sembra impensabile. Testimonianze sono pure presenti nei diversi Concili e nella prassi ecclesiastica. Dal V secolo, però, per diversi motivi, il diaconato conobbe un lento declino, finendo con il rimanere solo come tappa intermedia per i candidati all’ordinazione sacerdotale. Il Concilio di Trento (1545-1563) dispose che il diaconato permanente venisse ripristinato, ma tale prescrizione non trovò concreta attuazione.

Gli aspiranti al diaconato devono ricevere un’accurata preparazione, a norma del diritto. In molte diocesi il percorso formativo – umano, spirituale, dottrinale e pastorale – dura almeno cinque anni e prevede lo studio teologico, un tirocinio nelle comunità parrocchiali, oltre a incontri di approfondimento. Questo iter non finisce con l’ordinazione. Chi riceve il diaconato, infatti, è chiamato a una formazione permanente, “considerata – sia da parte della Chiesa, che la impartisce, sia da parte dei diaconi, che la ricevono – come un mutuo diritto-dovere fondato sulla verità dell’impegno vocazionale assunto”

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