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La brutta figura e la giustificazione solita: “non siamo stati noi…”

Certo che in fatto di comunicazione il Comune di Gela ha proprio lacune quanto crateri. Quella di oggi, poi, è una barzelletta diventata virale sui social media. Uno spettacolo di tutto rispetto ‘Uno, nessuno, centomila’, una delle opere più famose di Pirandello, interpretate da un attore di tutto rispetto come è Enrico Lo Verso. Lo spettacolo premiato nella Rassegna Franco Enriquez 2017. Insomma l’apoteosi della cultura a Gela. Poi basta un errore grossolano di ignoranza nella materia storico-culturale e qualcuno che lo nota che, un evento importante si trasformi in una gag tutta da ridere. E il cartellone che ha tappezzato le strade della città è divenuto la nota ridanciana del giorno. Tutto concentrato nella indicazione del sito ‘Mura di Molontei’ , segno che chi l’ha scritto non avesse idea della storia di Gela, che annovera fra i tiranni che l’hanno amministrata 2500 anni fa, c’era un certo Timoleonte che fece costruire le Mura di fortificazione nel IV secolo a.C. Il tutto con la firma del Comune di Gela. I gelesi non conoscono la storia della loro città. Il testo del manifesto però secondo l’amministrazione è stato scritto a Roma. La solita scappatoia per dire ‘noi non abbiamo colpa’, alla quale siamo ormai abituati. Ecco il testo del comunicato ‘riparatore’:

 

In riferimento all’errore apparso sui manifesti dello spettacolo “Uno, nessuno, centomila” con Enrico Lo Verso del 7 settembre alle Mura Timoleontee, l’assessore agli spettacoli, Cristian Malluzzo, precisa quanto segue:

“Si è trattato di un grave errore di comunicazione tra la compagnia e la tipografia, che sono entrambe di Roma. Di certo, però, non è possibile giustificare gli errori, probabilmente dovuti ad una distrazione, commessi in loco, in fase di affissione. Già nel pomeriggio, comunque, si correrà ai ripari e tutte le locandine saranno sistemate. Il nostro augurio è che da un grossolano errore dettato dalla superficialità nasca, ma ne siamo certi, una grande serata di teatro”.

Di sicuro la trasformazione dell’io di Pirandello ne esce vittoriosa come la teoria delle maschere dell’uomo:

“Non esiste però la sola forma che l’io dà a sé stesso; nella società esistono anche le forme che ogni io dà a tutti gli altri. E in questa moltiplicazione l’io perde la sua individualità, da «uno» diviene «centomila», quindi «nessuno».

 

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