Disagi idrici nelle campagne: Agricoltori senza acqua e soldi non spesi.
Gli agricoltori chiamano Gran Sicilia per chiedere sostegno per affrontare l’ormai vecchio problema della distribuzione di acqua degli invasi. Gran Sicilia risponde e si attiva.
Con le dighe in stato di abbandono, canali di distribuzione pieni di ogni specie vegetale ed anche di rifiuti urbani, attraverso informazioni e documentazioni fotografiche abbiamo avuto conoscenza dettagliata dei disservizi legati alla distribuzione dell’acqua degli invasi ai fondi e della precarietà del lavoro del consorzio di Bonifica. Problemi legati a mancate manutenzioni, vetustà di strutture, pulizia dei canali, cattiva gestione e la solita malaburocrazia.
Attraversato ricerche sui siti governativi abbiamo trovato progetti di intervento su tre invasi:
Diga Comunelli, diga Cimìa e diga Disueri.
Tre interventi rientranti nell’ambito di programmazione “Fondo per lo Sviluppo e la Coesione 2014-2020”.
5 milioni per la diga Comunelli, 2 milioni per la diga Cimia, oltre 20 milioni per Disueri.
Due di questi tre interventi dovevano partire già tra novembre e dicembre 2019 con una consegna lavori prevista il 31-05-2022 per la diga Comunelli, e il 31/12/2021 per la diga Cimia.
E invece allo stato attuale i lavori non sono nemmeno stati avviati.
Lavori importanti che prevedevano ripristino della funzionalità, l’integrazione della strumentazione di controllo del corpo diga, la risagomatura e adeguamento strutturale dello scarico di superficie con riduzione della quota massima di regolazione, la disostruzione e riabilitazione dello scarico di fondo e il ripristino della piena funzionalità degli organi di intercettazione profondi, studi idraulici e geotecnici per l’incremento del franco e per il miglioramento delle condizioni di stabilita dello sbarramento e conseguenti interventi, rivalutazione sismica delle opere accessorie e conseguenti interventi di miglioramento strutturale.
Solo la diga Disueri è al momento “in linea” con i finanziamenti nel senso che l’inizio lavori è previsto l’1 luglio del 2022 e la somma prevista è superiore ai 20 milioni di euro.
Visto come si stanno svolgendo le cose c’è da credere che anche le previsioni per quest’ultima diga possano essere disattese.
Potremmo provare, e ci proveremo, a chiedere documentazione agli enti preposti, ma in più occasioni abbiamo potuto constatare che gli enti pubblici non rispondono alle PEC, atteggiamento che oltre ad essere fastidioso è anche fuori legge.
Ma sembra che la stampa e i social siano più efficaci dai canali istituzionali.
Sui ufficiali della gazzetta amministrativa, sulle agine di “amministrazione trasparente (sic!) del consorzio di bonifica di Gela non si trova nulla in proposito, o forse, come al solito, non sappiamo cercare noi, e non ci resta che cercare per capire in altri modi le motivazioni del mancato intervento.
I problemi degli agricoltori sono reali, l’interesse del mondo politico verso questo ricco settore si sono finora rivelate solo chiacchiere. E se ai nostri rappresentanti locali rimproveriamo il solito silenzio, salvo poi accorgersi “ Doppu cha c’arrubaru a Aant’Ajta” (da un proverbio siciliano), che qualcosa non va, l’urlo più forte è destinato alla Regione Siciliana che, attraverso il dipartimento Acqua e Rifiuti dell’Assessorato dell’Energia e dei servizi di pubblica utilità è beneficiario dei fondi.
Crediamo nella svolta economica di questo territorio e nell’importanza strategica del settore agricoltura fin dal primo giorno priorità nelle azioni del nostro movimento in tutta la Sicilia.
E questa classe politica molle, con tutto l’apparato burocratico messo su a difesa del fortino, deve essere rimossa se si vuole rinascere.
E’ evidente che c’è un lassismo, una mancanza di trasparenza e un malvagio sfruttamento dei disservizi a fini elettorali. Crediamo ancora nel risveglio dei Siciliani, sfruttati, ingannati, sottomessi da interessi politici collocati altrove e dal mondo delle campagne, come tante volte è successo nella storia, può partire il cambiamento.
Sindaci, consiglieri, assessori, onorevoli continuino pure a non risponderci. Stanno seminando la loro fine.