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Ati e Ato e il cittadino senz’acqua è restato

Caltanissetta – Ato, Ati, gestore, supervisore, burocrazia e l’acqua che non c’è. Le solite incongruenze del sistema che cambia tutto per non cambiare nulla. Di fatto mezza provincia è senz’acqua, nonostante le promesse e la creazione di nuovi organismi. La gestione dell’acqua è stata, nella storia della Sicilia, un feudo dei potentati non vi è dubbio, così come non vi è dubbio che l’acqua a Gela nei rubinetti non arrivava con l’EAS , non arriva con l’ATO (Caltaqua) e ci sentiamo di dire non arriverà con l’ATI.

L’ATI nasce sotto le peggiori premesse, celando le intenzioni dei politici, che in maniera gattopardiana, sotto il governo Crocetta  decidono di cambiare tutto per non cambiare nulla.

Intanto chiediamoci che differenza c’è tra ATO ed ATI (nessuna).

Con la L.R.  2 /2013 del 09 gennaio vengono poste in liquidazione le ATO Idriche (liquidazioni a a tutt’oggi tutte in corso, non se ne è chiusa una) nominando i Commissari delle ex provincie quali Commissari liquidatori degli Enti. La legge stessa rinvia a sei mesi (comma 5 dell’art. 1 ) l’emanazione di una legge Regionale  per disciplinare i passaggi ad un nuovo organismo chiamato ATI (cambia il nome da ambito territoriale ottimale ad ambito territoriale integrato)

Il legislatore regionale interviene non dopo 6 mesi ma nel 2015 (L.R. n. 19) disciplinando il regime transitorio della liquidazione  nonché la successione dei rapporti da ATO ad ATI (nel nostro caso ad esempio dovrebbe passare il contratto con Caltaqua stipulato dall’ATO credo per 30 anni)

Numerosi articoli di tale legge ,L.R. n. 19, sono in contrasto con le norme statali di riforma economico sociale in materia di concorrenza, e vi sono giudizi pendenti per le impugnative del Consiglio dei Ministri alla Corte Costituzionale (peraltro la Regione non si è costituita nei termini di legge.

La Regione comunque non demorde e l’Assessorato Regionale All’Energia nel 2016 (prot. 1369/GAB del 07.03.2016) cerca di chiarire le modalità di passaggio da ATO ad ATI. In realtà non chiarisce nulla ma tenta solo di velocizzare il passaggio.

Tralascio tutto il lasso di tempo trascorso fin o alla recente costituzione dell’ATO che vogliono farci apparire come una conquista. In realtà abbiamo vinto la guerra di Pirro.

Risultato:

ATO fa le stesse cose dell’ATI. Anzi non si sa cosa fa non potendosi passare il contratto di Caltaqua d’ufficio.

C’è un Ente in liquidazione (ATO) con dei costi, seppur ridotti, ed un nuovo Ente (ATI) affidato alla politica con Revisore, Direttore da nominare, Consigli di amministrazione e quant’altro determina costi pubblici. (certo la politica ci guadagna in incarichi di sottogoverno da spartire).

Ma chi ha voluto tutto ciò?

L’ATO di Caltanissetta è finanziariamente sana per cui non aveva interesse ad andare in liquidazione. Altre ATO come quella di Palermo o Catania sono piene di debiti ed avevano interesse a creare confusione e passaggi di responsabilità per annacquare i fatti.

Resta un fatto, il costo dell’acqua non lo stabilisce Caltaqua, bensì viene determinato con delibera dell’ATO che lo determina sulla base di rigidissime norme nazionali (la tariffa viene controllata dall’Autorità Garante nazionale).

Avrebbe tutta l’aria di essere una presa in giro, ma peggiore è la rete, piu’ alta è la tariffa.

Quindi come si fa ad uscire fuori da Caltaqua senza incorrere in penali o altro avendo un contratto pluriennale?
Una soluzione potrebbe essere quella di  spostare il tiro facendo risolvere il contratto non all’ATO (o all’ATI), ma risolvendo il contratto di fornitura tra Sicilia acque e Caltaqua. Il contenzioso sarebbe con la Regione e non i Comuni – che compongono l’ATO.

La legge regionale 19 del 2015 è stata falcidiata dalla Corte Costituzionale per una serie di articoli in conflitto con la normativa statale e con quella comunitaria su materie in cui la Regione non poteva legiferare, soprattutto in tema di modalità di gestione del servizio idrico e tariffe. Ma la parte della legge che riguarda la creazione delle Ati è rimasta quasi intatta (è stato comunque cassato un comma che dava la possibilità a singoli Comuni di gestire il servizio in house ribadendo così l’unicità della gestione del servizio idrico integrato all’interno di un Ato, ndr.). Motivo per cui anche a Caltanissetta, com’è avvenuto nel resto della Sicilia, si doveva procedere alla costituzione del nuovo organismo.

Tra i nodi da sciogliere c’è quello dei contenziosi in essere dell’Ato idrico in liquidazione.

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