Dopo un lungo confronto, tra chi vuole fare opposizione ferma al governo Musumeci e chi apre ad un dialogo su alcune norme, passa la linea di mediazione del capogruppo Giorgio Pasqua: maggiore collegialità nelle scelte, maggiore peso nei vari argomenti a chi se ne è occupato nelle commissioni di merito, e nessuna preclusione a norme che arrivano in aula da parte del governo. Ma nemmeno dialogo intenso e inciuci con Musumeci & co. E passa anche la linea voluta da Giampiero Trizzino: “Se si vota tre volte contro il volere del gruppo in aula si è fuori, come accaduto per Antonino Venturino”. Nel confronto, dai toni a volte accesi, c’è chi ha rinfacciato alla Foti di non essersi dimessa da vicepresidente dell’Ars dopo essere stata eletta in questo ruolo dal centrodestra contro l’indicazione del gruppo che a maggioranza aveva scelto di puntare su Francesco Cappello. Comunque alla fine niente rottura formale.
Insomma, Foti, Tancredi, Mangiacavallo, Valentina Palmeri e Elena Pagana non rompono con il gruppo del Movimento, pur chiedendo di evitare di fare asse solo con il Pd per opporsi a tutto. La tregua è stata siglata dopo sei ore di confronto. Ma è una tregua armata, perché le divisioni di fondo sul futuro del Movimento rimangono. Come rimangono le sirene del centrodestra, che ha già fatto eleggere la Foti vicepresidente dell’Ars e promette ai ribelli candidature nelle prossime tornate (con la regola del secondo mandato come limite, interna ai 5 stelle, non sarebbero ricandidabili eccetto Pagana) e nomine. Al momento però le sirene non hanno avuto la meglio, e il gruppo sembra aver evitato al momento scissioni formali. Ma la tenuta di questo accordo interno sarà a breve messa alla prova in aula. (REPUBBLICA)