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L’agricoltura non interessa a nessuno. Gran Sicilia continua a denunciarlo

Distruggere l’agricoltura è distruggere un popolo. Non è un’esagerazione mattutina di metà gennaio, ma fra tutte le attività possibili quella agricola è, per ovvie ragioni, quella più a stretto contatto con la terra, con il cuore di un territorio. Illustre scomparsa dall’azione politica locale, regionale, nazionale, dai giornali e dalle TV che ritengono superfluo il destino di milioni di lavoratori agricoli e dell’immenso indotto, vittima grandi acquisizioni da parte di boss del colonialismo agroalimentare contrabbandato per opportunità e di gravi perdite da parte dei piccoli e medi imprenditori locali. E mentre qualche trasmissione ci racconta la bella favola dell’uno su mille che ce la fa, dobbiamo occuparci dei 999 che per farcela devono fare sacrifici e superare ostacoli che chi amministra continua a riscrivere in fondo all’agenda come parole da pronunciare ad ogni campagna elettorale.
Nella nostra provincia in particolare molti agricoltori si scontrano con gravissime carenze infrastrutturali, con strade impercorribili, con trazzere che non resistono agli sporadici acquazzoni e non vengono sicuramente considerate priorità nel dibattito politico, con spese assurde per approvvigionamenti e per collocamento nei mercati, con sciacallaggio commerciale autorizzato, con carenze e beffe idriche e con politiche nazionali e comunitarie che valorizzano certo marciume estero a danno del buon lavoro Siciliano.
Ci sono certamente carenze organizzative e deficit di rappresentanza in sede di trattative politiche che trovano nelle organizzazioni di categoria un problema anziché un’opportunità. C’è l’incapacità dei comuni di fare sistema, di ragionare come territorio, come progetto unico anziché procedere per inutili frantumi scollegati. I consorzi, pubblici e privati, fra produttori, fra enti pubblici, sono il percorso da continuare a battere. Ma non consorzi calati dall’alto fondati su spartizioni politiche, ma soggetti portatori di esigenze ed interessi omogenei costruiti su progetti comuni e coerenti con le potenzialità del territorio con l’intento di valorizzarlo in tutti gli aspetti.
Purtroppo, fra gli ostacoli, registriamo la comprensibile sfiducia degli operatori del settore, continuamente traditi, delusi, abbandonati. Gran Sicilia ha messo al primo posto nella propria azione i temi acqua ed agricoltura. Perché noi crediamo nella nostra storia, nella nostra terra, nella partecipazione del popolo alla storia, nella salute come priorità e nel valore dell’identità. E l’agricoltura è tutto questo. E qualunque politico non si riconosca in questi grandi valori ci troverà come avversari.
Siamo una regione che non smette di sanguinare, che perde vita ad ogni corregionale che è costretto ad abbandonare la propria casa; ci sono numeri che in ogni uomo di buon senso provocherebbero salti dalla sedia e tavoli ribaltati. Non qui, non nei nostri palazzi, dove l’elemosina e un posto in Parlamento sono il prezzo che il dittatore paga al luogotenente per tenere a bada il popolo.
Nella terra vediamo la rinascita, nell’agricoltura la svolta.
GRAN SICILIA è in questa battaglia.
Gran Sicilia Gela. Sezione G. Corrao
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