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L’immortalità dei classici che custodisce la memoria

Intervento internazionale di una ricercatrice di Gela

Rethymno – Il successo come spicchio di eternità. Ogni personaggio che aspira a ritagliarsi una fetta di notorietà guadagna una doppia valenza: viene conosciuto nell’oggi e resterà nel futuro. Perché chi consegue un successo avrà sempre chi scrive di lui, ne fa un personaggio conosciuto dal pubblico dell’oggi e eternato per sempre nel domani. Oggi si chiama comunicazione, i greci la chiamavano oratoria, l’arte del parlare. Ma per parlare i greci scrivevano e i personaggi delle loro orazioni e della retorica  vivono ancora oggi nell’onda della memoria e sono arrivati fino a noi attraverso le scritture rinvenute durante le innumerevoli campagne archeologiche stratificate nel tempo. Su questa falsariga si muove la relazione che ha tenuto a Rethymno, a Creta, la ricercatrice gelese Roberta Dainotto. Laurea in Lettere classiche conseguita presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Catania, dottoranda all’Università di Creta in oratoria greca ed oggi distaccata presso l’Università di Edimburgo per concludere l’ultima parte della ricerca storica prima del conseguimento del dottorato. Un altro talento che varca il confine per affermarsi nel mondo della cultura.  La conferenza che si è sviluppata in una tre giorni si è incentrata sul tema  ‘Αθανασία και Μνήμη στον Αρχαίο Κόσμο’,

ovvero ‘Immortalità e memoria nel mondo antico’ ed era rivolta ai ricercatori dei dipartimenti che hanno scandagliato l’argomento sotto profili storici, filosofici, letterari nell’ambito della ricerca sul mondo greco antico.  Gli interventi sono stati tenuti da giovani ricercatori greci appartenenti a un’università Greca.  La relazione scritta in greco verteva sul tema dell’ investigazione sulla memoria e immortalità e come questi due concetti trovano un punto di incontro con le tesi portate avanti da ogni ricercatore.  Roberta Dainotto studia l’oratoria greca ha sviscerato l’argomento nell’ottica di un’opera demostenica in cui tutti gli esempi citati erano giganti del passato che venivano eternati come figure immortali. Perché è così che gli autori greci sono riusciti a far entrare nella storia personaggi giunti a noi come eroi immortali:  la penna di Eschilo immortalava la mano violenta dell’uomo contro la “testa pensante” della donna. La stessa mano che ha armato Oreste contro la madre, rea di avere ucciso suo padre.

La forza delle idee, il coraggio di ribellarsi contro una società maschilista che impediva la sepoltura a un presunto traditore, ha spinto Creonte a far tacere la coraggiosa Antigone colpevole di avere violato le leggi dello Stato. La potenza del ‘logos’ è riuscita a portare fino all’uomo del XXI secolo gesti semplici di ‘pietas’ umana in veste divinatoria. I personaggi di Demostene di cui parla Roberta Dainotto sono più concreti, sono tratti dalla storia del tempo eppure hanno la stessa potenza resa dalla forza della parola che nell’’ars orandi’ li rende immortali come fa nella Prima Filippica: le truppe ateniesi bloccarono l’avanzata di Filippo nei pressi delle Termopili ma ciò non fu sufficiente poiché i macedoni sconfissero i Focesi, alleati di Atene. A seguito della sconfitta dei Focesi, nel 351 a.C., infatti, criticando coloro che derubricavano Filippo come una persona di nessun conto, Demostene lo paragonò al Gran Re di Persia.La stessa potenza oratoria che elevano personaggi al rango di strateghi temibili come Demostene sostiene nell’orazione contro Mida o nelle tre orazioni Olintiache. E’ la ricerca di ogni giusto aggettivo che contribuisce alla creazione del ‘mito’ che diventa immortale tanto da indurre il mondo attuale a volgersi indietro e a trarne insegnamenti.

Chissà mai se i miti moderni che viaggiano nella rete e non nei papiri, avranno la stessa potenza nel 4500 dopo Cristo……..

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