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L’importanza del Gateway siciliano nel Golfo di Gela in connessione con i porti di Catania/Augusta.

Gela – Il Gateway del canale di Sicilia rappresenta una scelta strategica per la Zes della Sicilia orientale della quale fa parte. Se n’è discusso ieri nel corso di una video conferenza promossa da Mezzogiorno Federato dove ho relazionato sulla importanza del Gateway siciliano e in particolare nel Golfo di Gela in connessione con i porti di Catania/Augusta.

In una situazione di emergenza nazionale, con l’economia in affanno e un grande debito pubblico in continua ascesa, l’Italia non riesce a cogliere le opportunità di sviluppo dove ci sono, annebbiata com’è dalla convinzione che l’Italia può salvarsi dalla crisi solo aiutando l’economia del Nord del paese, continuando a pestare l’acqua nel mortaio.

Il punto è che l’Italia è costantemente in queste condizioni pur se al sud ci sono le maggiori possibilità di sviluppo e in Sicilia, almeno due fattori economici straordinari dormienti e perciò mai utilizzati. Si tratta della grande portualità nel luogo più frequentato del pianeta e la grande disponibilità di gas naturale liquido in arrivo dall’Africa o estratto in loco come accade nel territorio gelese.

Questi punti di forza dormienti, se sviluppati come è necessario, possono trainare l’intera economia siciliana e dell’intero mezzogiorno accendendo finalmente il secondo motore dello sviluppo.

La gran parte delle rotte di trasporto merci nel Mediterraneo è dislocata nel tratto che va dal Canale di Suez allo stretto di Gibilterra passando per il canale di Sicilia. In questa fascia di transito viaggia oltre il 20% delle merci mondiali.

Questa enorme ricchezza lambisce quotidianamente la Sicilia lungo la costa occidentale dell’Isola ma, paradossalmente, è proprio in questo tratto di mare che non si trova alcun approdo in grado di accoglierla. Così perdurando le cose non solo la Sicilia e il territorio gelese perdono una grande opportunità, ma la perdono il Mezzogiorno e la Nazione.

Quelle merci passano e proseguono lungo la loro rotta sino ai porti attrezzati dell’Africa, della Spagna e della Francia e infine nei porti del Nord Europa, in Italia non trovano alcun porto in grado di fare altrettanto. C’è il porto container di Augusta, eppure, nonostante i fondali di oltre 30 metri, sono poche le merci che riesce a movimentare. Ciò sorprende sia perché la Sicilia si trova nella posizione più favorevole tra i paesi del Mediterraneo per svolgere questo tipo di attività, sia perché si trova lungo il collegamento europeo potenzialmente più importante: Catania e Palermo con i paesi scandinavi attraversando l’Italia e il cuore d’Europa.

Purtroppo sappiamo che non basta essere l’approdo naturale del Mediterraneo, occupare la posizione geo economica più vantaggiosa per goderne i frutti, occorre che i cittadini lo vogliano, i governi e la politica lo comprendano e che agiscano di conseguenza.

Occorre ancora che la politica agisca per il bene comune e non per fini personali e che sappia tenere conto dei vantaggi di tale scelta. Che comprenda il vantaggio della correlazione fra grande portualità e le risorse del territorio, tra le quali, perfettamente sinergica c’è la possibilità di distribuire il gas naturale liquido (GNL) alle numerose navi in transito nel canale di Sicilia come è negli impegni del Protocollo d’intesa del 2014. Il GNL è disponibile nella nostra città in quantità sufficiente a questo scopo, sia perché terminale di un gasdotto proveniente dalla Libia, sia perché estratto nel nostro territorio.

Purtroppo, le poche merci che vengono movimentate nei porti siciliani devono affrontare una seconda sfida: l’insufficienza dei collegamenti stradali, ferroviari e aeroportuali. La stessa funzione di Gateway delle merci che sbarcano ad Augusta e un domani dal canale di Sicilia è penalizzata dall’assenza di un collegamento stabile fra la Sicilia e il continente. L’assenza del Ponte sullo Stretto è, in sostanza, la ragione più forte per impedire la costruzione dell’alta velocità e dell’alta capacità in Sicilia.

Eppure scegliere la Sicilia come punto di approdo delle merci in ingresso in Europa significa ridurre vertiginosamente le emissioni inquinanti e porterebbe i più importanti player economici internazionali a rivedere le proprie strategie di trasporto potendo contare sulla forte riduzione dei tempi di consegna.

.L’invito è a non sottovalutare il rischio di marginalizzazione che l’Italia sta correndo in questo settore visto che, a fronte, della forte crescita degli altri porti nel Mediterraneo quelli italiani hanno fatto registrare nell’ultimo decennio una crescita minima. Il rischio serio è che a partire dal porto del Pireo in Grecia, con la realizzazione della ferrovia Pireo nord Europa attraversando i balcani le merci arriverebbero nel cuore d’Europa senza nemmeno toccare l’Italia.

L’Italia non riesce ad avvantaggiarsi della posizione geografica di vantaggio nel Mediterraneo per due ragioni fondamentali:

  1. La minore efficienza dei porti italiani rispetto a quelli nordeuropei aggravata dalla scarsa interconnessione con il sistema generale dei trasporti dove le merci e le persone devono potersi muovere con facilità e celerità.
  2. L’avere rinunciato ad eleggere la Sicilia come piattaforma logistica naturale nel Mediterraneo, regione che più di ogni altra ha la possibilità di divenire il grande gateway nazionale delle merci in Italia e in Europa.

La Sicilia dal canto suo non ha ancora ben compreso l’importanza strategia che assume il collegamento gestionale e infrastrutturale fra i porti del Canale di Sicilia con il Mar Tirreno e con il Mare Ionio sino a far percepire la Sicilia come un’unica piattaforma logistica e portuale indifferente ai punti cardinali di arrivo delle merci.

Da Mazzara del Vallo sul tratto settentrionale del Canale di Sicilia e punto di arrivo del GNL proveniente dall’Algeria e facente parte della ZES della Sicilia Occidentale, le merci possono giungere ai porti di Palermo e di Termini Imerese che si trovano già lungo il collegamento europeo Sicilia-Paesi scandinavi (ex corridoio 1);

Da Gela sul tratto meridionale del Canale di Sicilia e punto di arrivo del GNL proveniente dalla Libia ed essa stessa area di estrazione del gas naturale liquido, facente parte della ZES della Sicilia Orientale, le merci possono giungere a Catania Da Gela e poi su ferro e su gomma lungo il medesimo collegamento europeo (Sicilia-Paesi scandinavi) prendere la strada per il continente europeo portando linfa vitale all’intero Mezzogiorno.

Per sostenere questa iniziativa proprio a Gela è Nato il Comitato GMG (Gate Mediterraneo Gela) aperto ad ogni apporto positivo e che si batte per questo risultato.

Le Zone economiche Speciali sono una prima risposta a tali problemi, anche se con la istituzione delle ZLS (zone logistiche semplificate) istituite per il Nord, il vantaggio che le ZES intendevano assegnare alle attività meridionali è stato azzerato.

Occorre muoversi in fretta per avviare subito le ZES, per specializzarle, per finanziarle e per normarle, ma così potrà essere se si tratterà di azioni conseguenti ad una scelta strategica nazionale consapevole.

Le Zes della Sicilia devono definire le loro strategie interne, incontrarsi tra loro e definire spazi operativi sinergici, definire le infrastrutture da realizzare e i collegamenti infrastrutturali necessari a rendere osmotico il sistema. Bisognerà, infine, programmare incontri di lavoro tra le ZES siciliane e quelle del Mezzogiorno perché ne discenda una politica organica e che scongiuri contrasti di interesse che potrebbero vanificare gli sforzi comuni.

Ma, ripetiamo, su tutto rimane la grande priorità, la realizzazione del ponte sullo stretto di Messina.

arch. Francesco Salinitro

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