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Giovanna Palazzolo: il ricordo di un’ insegnante

<< TU A FARI CHIDDU CHI TI PIACE – E TU DICI UNA, VECCHIA, CHE DI SCOLA QUALCOSA NI CAPISCI>>.
Era l’Ottobre del 2018 quando mi recai a prendere servizio presso il Plesso Paolo Emiliano Giudici dell’ I.C. ‘SAN FRANCESCO’. Ad accogliermi lei e questa volta, per la prima volta, nonostante avessi già lavorato precedentemente nell’istituto che dirigeva da anni, ‘la sua seconda casa’, come la stessa la definiva, mi invitò ad accomodarmi nel suo ufficio.
Mi fu proposto proprio quell’anno di poter accettare una cattedra mista in un solo istituto ed io stavo per firmare , col capo chino e la mano incerta: “Giova’ ti spettu da ma stanza, poi firmi”.
Entrai in punta di piedi perché, avendo avuto modo di conoscere quella signora dai modi apparentemente irruenti, vulcanici, tipici delle personalità autentiche, libere , giostrate dalla forza impetuosa di chi non teme la verità e il confronto, sapevo già cosa mi avrebbe detto.
<<Sono arrabbiata con te- mi disse con tono serio e un vibrato che suonava quasi come un rimprovero-perché mi hai lasciato 18 ore scoperte per prendertene solo 4 in un’altra scuola. Ma se sei qua ci sarà un motivo>>
All’improvviso il suo tono cambiò, i suoi occhi assunsero un bagliore materno, spostò un faldone quasi a volere accorciare le distanze e aggiunse: “Giova’ a tia l’inglese un ti interessa, tu nascisti pi fare u spagnolo. Non firmare. Io di professori ne ho visti tanti e con la tua passione per lo spagnolo, pochi. Noi presidi possiamo pure arrabbiarci, ma tu non devi scegliere per fare contenti noi, a essiri cuntenta tu. Tu a fari chiddu chi ti piace e tu dici una, vecchia , che di scola qualcosa a capisci. Il tuo obiettivo è lo spagnolo, prendi il treno finchè passa. Sei giovane e se non fai ciò che ti piace, poi te ne penti”.
Poi si ricompose e indossò nuovamente i panni del dirigente : << Però a cattedra ma lassasti scoperta e io appa a chiamari a una chi un canusciu. Speriamo bene, se no, ma pigghiu cu tia >>.
Questo che sembra un personaggio uscito da uno dei romanzi di Andrea Camilleri, il cui linguaggio si serve sovente delle espressioni tipiche della nostra terra, quasi a voler rafforzare ogni concetto, era Giovanna Palazzolo, una donna forte, sicura di sé, ma che sapeva osservare e ‘andare oltre’.
Donna di grandi slanci, spontanea, un leader , che sapeva dirigere, senza comandare, autorevole in un mondo in cui alle donne è lasciato poco spazio, non vedeva nei suoi docenti dei semplici numeri, ma degli individui a volte da tenere a bada, altre da ammonire, altre ancora da ‘coccolare’ senza però perdere mai il controllo.
Giovanna Palazzolo prima insegnante, poi dirigente, collaborò per anni con l’emittente Televisivo Telegela, dando un ulteriore contributo alla sua città, Gela, che tanto amava e che oggi si chiude in un silenzioso lutto per aver perso un’icona.
Non amava fare erudizione e non si mostrava saccente, perché non sentiva il bisogno di apparire, il suo amore per il latino lo tracciava sui fogli, ma da grande carismatica, preferiva parlare alla gente con un registro diretto, immediato, universale. La sua era una comunicazione semplice, efficace, che mirava all’essenza, perché come lei stessa affermava, non amava perdere tempo. Forse è per questo che oggi , 15 Agosto 2021, mentre il mondo cattolico festeggia l’Assunzione di Maria al cielo, Giovanna Palazzolo ha afferrato l’eternità.
Buon viaggio Preside.
Giovanna lo Porto

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