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Siciliano: protocollo d’intesa senza concertazione con il territorio, per il trattamento GAS Argo-Cassiopea

W wGela – Ho atteso qualche giorno prima di commentare la notizia trionfale della firma della proroga del già autorizzato progetto di realizzazione di un impianto trattamento GAS denominato Argo-Cassiopea, e mi riecheggiano ancora le parole del Ministro Luigi Di Maio, che poco più di un anno fa’, esultava per aver cancellato la povertà in Italia e aver risolto il caso ILVA di Taranto.

Anche allora come oggi, si parlava di un protocollo d’intesa, che nessuno aveva visto, e che secondo il governo pentastellato, avrebbe trasformato gli stabilimenti dell’ILVA di Taranto nella più grande industria siderurgica dotata di impianti all’avanguardia per la tutela ambientale.

Oggi la storia recente ci racconta altro.

Meno recente ma ancora attuale, la venuta in citta’, in pompa magna dell’ex Presidente del consiglio dei Ministri,  Matteo Renzi , nell’incontro ferragostano in cui si veniva ad annunciare, con gli stessi toni trionfalistici, la firma del protocollo di riconversione, le cui conseguenze sono ancora vive sulla pelle di tutti noi.

Entrambi al Governo, insieme, ed entrambi nuovamente coinvolti nella firma di un nuovo protocollo.

Non voglio sminuire il valore dei buoni Propositi di tutti coloro che, a vario titolo, sono intervenuti per sollecitare il rilascio della firma di un atto già autorizzato nel 2018 e inspiegabilmente ingessato nelle mani di chi, con il tipico fare della politica del ricatto, dopo circa un  anno, oggi, esulta per aver firmato un nuovo protocollo d’intesa con ENI.

Tuttavia, come già feci nel 2014 e ancor più oggi da ex. amministratore, che ha visto soffrire padri lavoratori e famiglie per aver perso il posto di lavoro a causa della decisione unilaterale della politica, non posso non sollevare perplessità rispetto alla firma di un documento di cui nessuno e’ a conoscenza, eccetto ENI e il Ministro.

Perplessità non tanto per i contenuti che sarebbero da verificare, visto che nessuno li conosce e che potrebbero tradursi in una semplice tabella di buone intenzioni;

Ne tantomeno per la speranza che instilla in imprese e lavoratori che possono intravedere un lumicino tremolante alla fine di quel tunnel fatto di precariato. Quel precariato che inevitabilmente si lega alla politica che a turno accende il lumicino.

Quanto per la sconcertante strafottenza  e noncuranza della necessita’ di evitare che si arrivasse a firmare un’altro protocollo d’intesa senza che lo stesso venisse concertato dal territorio, senza che lo stesso venisse argomentando dalle massime rappresentanze politiche del territorio, quali il Consiglio Comunale e la Giunta con in testa il primo cittadino, che si ritroveranno a governare dei processi, decisi da altri, senza esserne stati coinvolti, come se il destino della città debba rimanere di esclusiva titolarità di ENI e Roma.

Che ruolo ha avuto la Regione, che si troverà a governare con la sua farraginosa macchina burocratica gli eventuali processi autorizzativi derivanti dalla firma del protocollo?

Che ruolo ha avuto il Tavolo per la verifica del Protocollo D’intesa, di cui il Ministro dello Sviluppo Economico e delle Politiche Sociali e’ responsabile assieme a Regione Siciliana e Comune di Gela?

Che ruolo ha avuto la Prefettura di Caltanissetta, che viene chiamata in ballo solo quando i protocolli non producono quando sperato?

Che ruolo ha avuto il Gruppo di Coordinamento e Controllo, con 5 ministeri coinvolti  per la governance dei processi di rilancio dell’area di Crisi?

Ma sopratutto che ruolo hanno avuto gli attori del Tavolo permanente delle Bonifiche, costituito con due dipartimenti del Ministero per la tutela Ambientale, l’istituto superiore della Sanità, il Comune di Gela, la Regione Siciliana, la provincia di CL e due comitati tecnico scientifici come ISPRA e ARPA, oltre all’INAIL e all’ASP.?

Dico sopratutto, perché nell’ultima conferenza dei servizi tenutasi a Roma, i componenti del tavolo, avevano deliberato che ENI ultimasse le operazioni di bonifica dell’intera area della raffineria di Gela, suoli e falde incluse entro il 2021.

Che ripercussione avrà questo protocollo che sembra frutto dell’iniziativa unilaterale di ENI, rispetto ai procedimenti di bonifica bloccati al Ministero dell’Ambiente?

E dire che sono ancora vive le critiche mosse all’ex amministrazione, di cui feci parte, accusata ingiustamente e falsamente oltre che osteggiata per non aver concertato il progetto di Riconversione, Risanamento e Riqualificazione Industriale, divenuto poi Accordo Quadro per il rilancio dell’Area di Crisi, e che oggi, a sentire le notizie giornalistiche starebbe tutto dentro questo nuovo protocollo d’Intesa.

Che fine ha fatto la Democrazia Partecipata e l’uno vale uno?

Approfitto per invitare il Sindaco, a convocare il Gruppo di Coordinamento e Controllo per l’area di Crisi, coinvolgendo le parti sociali e datoriali, la città tutta a verificare i contenuti di tale protocollo evitando che finisca come tanti altri precedentemente firmati e poi riproposti in differenti salse, e la cui ricaduta e’ stata di dubbia efficacia per il territorio.

Un esempio su tutti e’ la dismissione delle aree non più in uso alla raffineria, già oggetto di un bando pubblico, concertato con parti sociali e datoriali sotto l’egida gestione della Prefettura di Caltanissetta, oggi riproposto, in salsa “Green”, come un atto innovativo, ma che in realtà e’ frutto degli accordi che hanno portato alla chiusura della raffineria, firmati nel Luglio 2012 e riconfermati con la firma del protocollo del 2014, e che ha prodotto il timido tentativo di qualche imprenditore vocato a credere imprescindibilmente nel territorio, ad investire su attività alternative ad ENI.

Ridiamo valore al tempo pretendendo che cio che’ e’ stato pattutio in passato, venga fatto.

 

Simone Siciliano

Segretario Politico di Sviluppo Democratico

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