Politica

Referendum, in Sicilia partiti divisi al loro interno: solo i 5 stelle compatti per il Si

Se vincesse il sì al referendum sul taglio dei parlamentari la Sicilia perderebbe 29 parlamentari su 77. Poi però ci sono le strategie dei partiti: i Cinque Stelle sono compatti per il sì e gli unici a fare campagna in piazza con i gazebo. Si spacca il PD, con la gran parte dei big in linea con il segretario Zingaretti a sostegno del taglio di un terzo di deputati e senatori e una minoranza, che però è in accordo con la base e molti elettori, schierata per il no. Sono schierati per il no anche la maggior parte dei dirigenti di Italia Viva e Forza Italia, nonostante né Renzi né Berlusconi abbiano dato un’indicazione netta. A destra si va dal “sì” senza stracciarsi le vesti in caso di sconfitta di Fratelli d’Italia, al no della gran parte dei big della Lega, nonostante il voto favorevole alla riforma di Salvini. Per il no il presidente della Regione Nello Musumeci e Diventerà Bellissima.

Il fronte del sì 
Nell’Isola. le truppe che obbediscono alle indicazioni di Roma sono i Cinque Stelle, il Pd e a destra Fratelli d’Italia. Ma se i pentastellati vanno in direzione univoca a sostegno delle riforma, si spacca il Pd. Tutti i big, da Lupo a Cracolici al segretario Barbagallo seguiranno la linea dettata da Zingaretti. “Il taglio non è una minaccia per la democrazia, abbiamo già diminuito i consiglieri comunali e regionali, è il primo passo verso una riforma istituzionale cui seguiranno altri interventi come il superamento del bicameralismo perfetto”, dice il deputato regionale Antonello Cracolici. “Dobbiamo avviare una stagione di riforme e questa fa parte del patto di Governo – dice il capogruppo dell’Ars Giuseppe Lupo – un voto che può rafforzare la prospettiva di un’intesa con i Cinque Stelle in Sicilia e a tutti i livelli contro questa destra”. Ma tra i dem siciliani c’è chi non fa mistero di votare no, come il deputato nazionale Fausto Raciti: “La riforma è l’ultimo tassello dell’egemonia dell’antipolitica – dice Raciti – abbiamo votato sì in nome di una serie di correttivi come la legge elettorale che attualmente non ci sono. La maggioranza dei nostri elettori voteranno no e non capiranno la posizione di subalternità nei confronti dei Cinque Stelle”. Elettori e base che, secondo il dem palermitano Antonio Rubino, sono per il no contro un riforma “in direzione ostinata e contraria con la nostra gente”. Preferisce il silenzio il sindaco di Palermo Leoluca Orlando.


Seguiranno le indicazioni di Giorgia Meloni, che voterà un sì quasi con riserva i dirigenti di Fratelli d’Italia. Ma nessuno si straccerà le vesti se dovesse prevalere il no.

I “ribelli” del no della Lega 
Matteo Salvini voterà sì, ma non darà indicazioni ai suoi. E i leghisti di Sicilia, tranne il catanese Fabio Cantarella, sono tutti per il no. Dal deputato nisseno Alessandro Pagano all’eurodeputata Francesca Donato, passando per l’assessore regionale ai Beni culturali Alberto Samonà, il deputato regionale Antonio Catalfamo e ai consiglieri palermitani Gelarda, Anello e Ficarra. “Non è una riforma organica, ma un taglio lineare senza correttivi e contrappesi che penalizza la rappresentanza”, dice l’europarlamentare Francesca Donato”.

La giunta regionale per il no
Ha sciolto le sue riserve da ormai due settimane il presidente della Regione Nello Musumeci, che all’assemblea di Diventerà Bellissima di Agrigento dello scorso 4 settembre ha lanciato il suo endorsement per il no: “Bisogna tagliare i privilegi non gli eletti”, ha detto il governatore. Del resto, è schierata apertamente per il no la giunta regionale. Dai forzisti Marco Falcone, Edy Bandiera e Bernadette Grasso all’Udc Mimmo Turano, da Toto Cordaro a Roberto Lagalla e Manlio Messina. L’assessore all’Economia Gaetano Armao, nel sostenere il no ha aderito anche al movimento “Giuristi per il no”, dove tra i firmatari ci sono l’ex forzista e ora presidente dell’Amat Michele Cimino e Ezechia Paolo Reale.

Il no secondo coscienza 
Voteranno per il no tutti i big dei due partiti i cui leader non hanno espresso un’indicazione precisa. Oltre a Forza Italia, i cui dirigenti voteranno no, mentre Berlusconi fino a oggi ha mostrato perplessità per il taglio, si schierano per il no la gran parte degli esponenti di Italia Viva. Sono contro una riforma “che fa male alla democrazia” i deputati regionali Luca Sammartino e Giovanni Cafeo, nonostante il leader Matteo Renzi il “siciliano” Davide Faraone abbiano indicato che il partito lascerà liberi di votare secondo coscienza. Voterà no anche il deputato Edy Tamajo e la truppa di Sicilia Futura.

I movimenti in piazza per il No 
E’ sceso, invece, in piazza ieri pomeriggio, a Palermo in piazza Verdi, il fronte dei movimenti per il no, con le adesioni di: Comitati NOstra della Sicilia, Volt Italia, 6000 Sardine Palermo, Comitato di Palermo per il No al taglio del parlamento, ANPI Sicilia, Reds-rete dei democratici e socialisti, Radicali Italiani, Psi, +Europa, Rifondazione Comunista, PCI Sicilia, Comitato Rodotà per la difesa dei beni pubblici e comuni, ARCI, LeftWing Sicilia, Potere al Popolo – Palermo, Articolo uno – Palermo, Sinistra delle idee, Partito radicale, Europa Verde, Partecipalermo, Attiva Sicilia. (rep)

Mostra Altro

Articoli Correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button