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Draghi: Bonus, 1000€ anche senza Partita Iva

Ci sono ottime notizie in vista per i lavoratori non dipendenti e stagionali. Il governo guidato da Mario Draghi ha confermato l’erogazione per il 2021, di un bonus di 1000 euro rivolto non solo a tutte le partite Iva, ma anche ai lavoratori autonomi o stagionali che non sono titolari di una partita Iva.

L’esecutivo Draghi ha anche annunciato che cambieranno i requisiti per i ristori 2021, così da includere nei nuovi aiuti anche i titolari di partita Iva che erano rimasti fuori dai precedenti contributi a fondo perduto erogati dal governo, tra cui i liberi professionisti.

Cerchiamo quindi di capire chi ha diritto al bonus da 1.000 euro e quali novità sono in vista per i titolari di una partita Iva.

I requisiti per il bonus da 1.000 euro

Il nuovo esecutivo guidato da Mario Draghi ha confermato l’intenzione di erogare contributi per tutte le partite Iva senza distinzioni. In particolare un bonus di 1000 euro sarà erogato a tutti titolari di partita Iva e non, compresi i professionisti e lavoratori stagionali, senza più tener conto del codice ATECO di appartenenza.

Il governo con questa manovra ha espresso l’intenzione di aiutare, da un lato, quei titolari di partita Iva che erano rimasti fuori dagli aiuti erogati con i precedenti Decreti Ristori. Dall’altro i lavoratori autonomi e stagionali che non posseggono affatto una partita Iva.

Il bonus da 1000 euro sarà erogato a tappeto quindi, a tutti i soggetti con o senza partita Iva che siano in possesso di pochi ma ben chiari requisiti.

Per essere beneficiari di questo bonus bisogna aver aperto la partita Iva da almeno tre anni, a patto che il fatturato annuo sia inferiore ai 50.000 euro. I titolari devono inoltre essere in regola con il versamento dei contributi all’INPS e dimostrare che non ricevono altri contributi o prestazioni dal governo.

Il bonus sarà valido anche per i lavoratori autonomi e stagionali che non hanno partita Iva, se i contratti di lavoro sono stati attivi tra il 1 gennaio 2019 e il 29 ottobre 2020. Per questi soggetti il requisito fondamentale è però che abbiano ricevuto almeno un contributo mensile dalla Gestione separata dell’INPS, nel suddetto periodo.

Se il Decreto Ristori 5 sarà effettivo a fine mese, sono però stati chiariti anche i requisiti per avere diritto ad eventuali contributi a fondo perduto, oltre al bonus di 1.000 euro.

Tra le novità più importanti vi è che non verrà più comparato il fatturato mensile, ma si terrà in considerazione l’intero fatturato annuale relativo agli anni di imposta precedenti. Inoltre i ristori terranno conto del fatturato, ma non del codice ATECO di appartenenza, un criterio questo che secondo il governo Draghi ha creato solo disparità.

Resta in via di definizione la perdita percentuale del fatturato che darà possibilità di avere i contributi. Molto probabilmente il tetto del 33% rimarrà invariato. Insomma con il governo Draghi, chiunque, titolare di Partita Iva, abbia perso almeno il 33% del proprio fatturato, potrà essere un possibile beneficiario di un contributo a fondo perduto, oltre a ricevere il bonus di 1.000 euro.

Addio Flat tax per chi è a regime forfettario

L’altra anticipazione data da Draghi riguardo le partite Iva è che non sarà introdotta la tanto chiacchierata flat tax per chi è a regime forfettario.

Per fare chiarezza la flat tax, consiste in una tassazione agevolata per i titolari di partita Iva a regime forfettario.

Rientrano in questa categoria tutte le partite Iva il cui fatturato annuo è inferiore si 65.000 euro. La flat tax permette ai soggetti in regime forfettario di pagare una aliquota IRPEF unica del 15%. Se l’attività è stata avviata da meno di 5 anni allora l’aliquota scende al 5%.

Draghi ha chiarito che non ci sarà nessuna flat tax in Italia, perché secondo lui è una misura che ha solo lo scopo di frenare la crescita di eventuali imprese, che superando un fatturato di 65.000 euro annui si troverebbero automaticamente nel regime progressivo, pagando più tasse.

Secondo Draghi per consentire uno sviluppo imprenditoriale del paese è necessario che tutte le partite Iva seguano una tassazione progressiva dei redditi. La flat tax, inoltre, ha secondo il premier l’effetto di spingere il paese in una direzione di evasione fiscale, incentivando le aziende a mantenere il proprio fatturato al di sotto della soglia limite.

In che modo avverrà la riforma fiscale, sarà l’argomento principale dei prossimi mesi, ma una cosa è chiara: nel 2021 nessuna flat tax per i titolari di partita Iva.

Draghi e la mossa ecologica

Il Premier Mario Draghi, nel corso del discorso per la fiducia pronunciato in Senato il 17 febbraio 2021, ha evidenziato la necessità di dare supporto a tutti i lavoratori senza distinzione. Ma è stato anche chiaro del dire che questo criterio non sarà applicato per le imprese.

Non tutte le imprese saranno protette indifferentemente, il premier è già stato molto chiaro. Un contributo senza distinzione non farebbe altro, ha detto Draghi, che aumentare il debito pubblico, mettendoci in una posizione imbarazzante con Bruxelles.

Se l’esecutivo intende infatti proteggere indistintamente tutti i lavoratori, titolari o meno di Partita Iva, il caso delle imprese è diverso. Queste infatti non riceveranno contributi a pioggia ma si dovrà fare una scelta e la scelta sarà in direzione delle aziende e delle industrie che dimostrano una potenzialità maggiore per il futuro. (Tren onpine

La frase pronunciata da Draghi in questa occasione parla chiaro, il premier ha detto che non è sua intenzione lasciare ai posteri un paese con “una buona moneta”, ma anche un “buon pianeta, dal punto di vista ambientale”. L’obiettivo di Draghi è infatti quello di erogare bonus e agevolazioni ai titolari di Partita Iva, ma anche quello di favorire una innovazione delle imprese in una direzione di tutela ambientale.

Resta ancora da chiarire come si concretizzeranno questi aiuti e in che modo avverrà la selezione delle imprese, considerate astri nascenti rispetto ad altre.

Ci sarà la pace fiscale?

Nei prossimi giorni il nuovo governo si troverà a dover affrontare altre questioni spinose, che coinvolgono i titolari di partita Iva e i lavoratori in genere. Prima questione da affrontare saranno le cartelle esattoriali.

Con il Decreto Legge n. 7/2021, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 30 gennaio 2021, è stata posticipata la riscossione e l’invio delle cartelle esattoriali per tutto il mese di febbraio.

Se il nuovo governo è in lotta contro il tempo per la definizione dei ristori, le cartelle esattoriali hanno una scadenza precisa il 28 febbraio di quest’anno. Data dopo la quale, salvo proroghe, partirà l’invio delle nuove cartelle.

Inoltre, tutti o contribuenti che sono in regola con i contributi del 2019 ma devono ancora pagare le tasse dell’anno 2020, se non ci sarà una proroga, dovranno saldare i loro debiti col fisco entro la fine del mese.

Se infatti il governo non prorogherà oltre queste misure, entro gli inizi di marzo dovranno essere saldati anche i pagamenti sospesi relativi all’anno di imposta 2020. Nello specifico la scadenza per il pagamento della rottamazione ter e del saldo e stralcio delle cartelle 2020,  è fissata al primo marzo 2021.

Per quanto riguarda il 2021 invece, la prima rata per la rottamazione ter deve essere versata entro l’8 marzo 2021, mentre per la prima rata del saldo e stralcio la scadenza è fissata al 5 Aprile 2021.

Saranno quindi giorni molto caldi per i contribuenti italiani, in attesa delle decisioni del governo.(trend online

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