A 20 giorni dalle elezioni, si contano ancora i voti.
Sostanzialmente il problema riguarda quei seggi i cui presidenti non hanno concluso lo scrutinio o hanno compilato male i verbali. Così quei plichi sono finiti prima nei Comuni e poi in Prefettura a Siracusa. Adesso i fascicoli sono passati alla commissione circoscrizionale del tribunale di competenza che sta nuovamente contando i voti, coinvolgendo chiaramente i rappresentanti di lista per garantire la trasparenza delle operazioni.
Eppure proprio a Siracusa, questa volta, era atteso uno scrutinio più sereno, dopo il pasticciaccio del 2018, quando il ballottaggio tra i due candidati sindaco Paolo Ezechia Reale e Francesco Italia sfociò in un’odissea di ricorsi al Tar per il riconteggio delle schede. Già allora a finire nel ciclone erano stati i presidenti di seggio: la commissione elettorale aveva appurato la discrepanza dei dati di alcune sezioni e il candidato sindaco sconfitto aveva subito presentato ricorso.
Ma era successo anche in un’altra occasione, nel 2014, quando a seguito di un ricorso il Tribunale addirittura ordinò di ripetere le operazioni di voto per le Regionali celebrate due anni prima in alcune sezioni dei comuni di Rosolini e Pachino: l’esito di quel mini-voto nei due centri fece scattare il seggio all’autonomista Pippo Gennuso, facendo invece perdere lo scranno al centrista Pippo Gianni.
Anche questa volta Siracusa finisce col diventare il fanalino di coda dell’Isola nel completamento delle operazioni di voto. In un quadro complessivo che non consente dunque alla nuova Assemblea regionale di insediarsi. Nonostante siano trascorsi quasi venti giorni dalla chiamata alle urne degli elettori siciliani. (Repubblica)