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Il Popolo della Famiglia contro il ddl Zan

Domani Di Matteo in Piazza Umberto I

Il popolo della Famiglia si è scagliato contro il ddl Zan perché limiterebbe la libertà critica ai gruppi anti-Lgbt. In questi giorni verrà presentata in tutte le piazze per manifestare il dissenso del DDL Zan. A GELA, domani in piazza Umberto I ci sarà il coordinatore nazionale Nicola Di Matteo e di tutta la segreteria regionale, emanuele zappulla di Gela, Salvatore Asero di Catania e Carmelo Catalano di Palermo.

Il testo di di legge unificato che è stato depositato in Commissione Giustizia e votato dai deputati, è un testo snello che riunifica cinque ddl (Boldrini, Zan, Scalfarotto, Perantoni, Bartolozzi) e che inizierà il suo percorso alla Camera. I vescovi italiani sono scesi in campo contro il ddl: «Non serve una nuova legge. Anzi, l’eventuale introduzione di ulteriori norme incriminatrici rischierebbe di aprire a derive liberticide».

La legge, al contrario, mette sullo stesso piano la discriminazione per orientamento sessuale a quello razziale, interviene su due punti del codice penale e attraverso un’aggiunta alla legge Mancino, mira a sanzionare gesti e azioni violenti di stampo omotransfobico. Di una legge contro l’omofobia nel nostro paese si parla esattamente da 24 anni.

Il cuore della legge Zan punta a inserire l’orientamento sessuale e l’identità di genere all’interno dell’attuale impianto giuridico in materia di reati e discorsi d’odio, allo scopo di estendere la normativa già esistente alla protezione della popolazione Lgbt. Tale impianto risiede nella Legge n.654 del 13 ottobre 1975 ( la cosiddetta “Legge Reale), modificata con il Decreto legge n. 122 del 26 aprile 1993 (meglio noto come “Legge Mancino”) che attualmente si limitano entrambe a punire i reati e i discorsi d’odio fondati su caratteristiche personali quali la nazionalità, l’origine etnica e la confessione.
L’anima di questa rivoluzione legislativa spaventa il presidente nazionale del PDF nazionale Mario Adinolfi, vescovi e anti-lgbt della proposta Zan è visibile nei primi tre articoli.

Tre modifiche che, molto semplicemente, inseriscono “il genere , l’orientamento sessuale e l’identità di genere” nel calderone delle discriminazioni per odio etnico, razziale o religioso.
Il colpo d’occhio farebbe pensare a una legge che difende, come per tutte le categorie già citate dalla legge Mancino, anche le persone lgbt dal reato di propaganda di idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, come dichiarato dalla Conferenza Episcopale Italiana, finirebbe col colpire l’espressione di una legittima opinione, più che sanzionare la discriminazione.
Non bisogna assolutamente abbassare la guardia e mettere tutti gli strumenti necessari per fare rigettare una legge folle ed eterofoba.
Non possiamo essere messi sotto processo ed essere denunciati con una pena che va dai 2 ai 6 anni solo perché vorrebbero farci perdere la libertà di esprimere un opinione e il pensiero sulla naturale vocazione della persona umana.
Il PDF tuona contro questo pensiero unico distorto che ha il sapore di dittatura globale, il nostro impegno e la nostra battaglia vale sia per noi che per chi oggi fa la guerra alle nostre tematiche.

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