Attualita

2650 GIORNI DI MANCATA DEMOCRAZIA: L’INCREDIBILE STORIA DELLE COMUNITÀ DI GELA, PIAZZA ARMERINA, NISCEMI E LICODIA EUBEA

Gela 14 luglio 2014 – 17 ottobre 2021. Tra queste due date intercorrono 2650 giorni.

Parlare di democrazia mancata in Italia sembra assurdo, ma la paradossale storia di quattro coraggiose e tenaci comunità siciliane certifica il fallimento dei diritti dei cittadini italiani tutti, certifica il fallimento delle istituzioni nel far rispettare il principio di legalità, il principio autonomie locali, il principio democratico.

Il 27 marzo 2013, Il Presidente della Regione Siciliana, Rosario Crocetta, a seguito di dichiarazioni rilasciate ad una nota trasmissione nazionale, con la Legge Regionale n. 7 abolisce le province siciliane, rinviando ad una nuova successiva Legge l’istituzione dei Liberi Consorzi.

Il 24 marzo 2014, con la LR 8/14, vengono istituiti 9 Liberi Consorzi più 3 Città Metropolitane. Teoricamente c’è la possibilità della creazione di nuovi Liberi Consorzi, ma in realtà le prove sono impossibili da superare, tant’è che non nasce nessun nuovo Libero Consorzio. Gela, già organizzata con il CSAG che aveva condotto, pochi anni prima, la battaglia con una iniziativa di Legge popolare per la creazione della decima provincia siciliana, organizzò un piano “B”: l’adesione al Libero Consorzio di Comuni di Catania. Unitamente a Gela che lascia il Libero Consorzio di Caltanissetta, scelgono la stessa via Piazza Armerina, lasciando Enna  e Niscemi che lascia anch’essa Caltanissetta. Mentre Licodia Eubea, anch’essa aiutata dal CSAG, decide di uscire dal Libero Consorzio di Catania per aderire al Libero Consorzio di Ragusa.

Queste quattro comunità hanno sostenuto durissime prove, ostacolate dalla politica locale e regionale. Hanno dovuto produrre una delibera di adesione votata a maggioranza qualificata (75% dei consiglieri favorevoli) confermata successivamente da un referendum confermativo. Le delibere furono votate quasi all’unanimità. I referendum, a cui complessivamente si recarono 32.000 cittadini delle quattro comunità, tocco punte favorevoli del 99,8% (Gela). Le delibere furono prodotte sotto la potente spinta popolare, infatti diverse migliaia di cittadini assistettero alla votazione nei Consigli comunali, a garanzia che i consiglieri votassero ciò che volesse il popolo e non ciò che a Palermo in qualche modo avevano deciso, ovvero lasciare tutto com’era.

Ottenuto questo strabiliante e storico risultato, il procedimento viene confermato come “valido” dall’Assessorato Regionale delle Autonomie Locali, quindi pubblicato nella Gazzetta Regionale Regione Siciliana.

Ma conseguito l’importante obiettivo, la politica regionale, non gradendo il risultato, modifica la LR 8/14 con una nuova Legge, la 15/15. La nuova Legge prevede 6 Liberi Consorzi e 3 Città Metropolitane. In sostanza Palermo, Catania e Messina, che con la prima Legge detenevano la Città Metropolitana ed il Libero Consorzio, con la Nuova Legge hanno solo il Libero Consorzio che costituisce la Città Metropolitana. Con questa scusa però, ritrattano il risultato ottenuto dalle quattro comunità, chiedendo, solo ad esse, una nuova delibera consiliare a Maggioranza semplice (50% dei consiglieri favorevoli). Questa mossa nella mente perversa della politica regionale serviva a vanificare il successo ottenuto, ma non fu così. Furono portati nuovamente migliaia di cittadini a vigilare presso i consigli comunali, affincè la politica facesse quello che il popolo a gran voce chiedeva.

Ma le prove non finirono, prodotta la seconda delibera, iniziò l’ostruzionismo politico. Dall’Assessorato delle Autonomie Locali non partiva alcuna iniziativa a completamento dell’iniziativa, dovevano produrre i DDL da presentare in Giunta regionale, ma niente.

Il 12 febbraio 2016, i comitati di Gela, Piazza Armerina e Niscemi inviarono un Atto stragiudiziale di Diffida nei confronti dell’Assessore Regionale delle Autonomie Locali, del Presidente della Regione, del Presidente ARS. La situazione si sboccò, furono prodotti i DDL, approvati dalla Giunta Regionale, inviati all’ARS per l’esame. La Prima Commissione ARS, dopo aver audito i sindaci e i comitati dei comuni interessati, su suggerimento del deputato gelese Giuseppe Arancio, presentatosi spontaneamente all’audizione, solleva criticità sull’assegnazione del personale,  tra gli enti intermedi, i debiti, ed altre cose che seppur citate nei DDL con relative soluzioni, viziando i DDL con parere negativo. Il passaggio in Aula fu rapido, si voto il non passaggio all’esame sulla base del parere della I Commissione ARS.

Ai comitati non è rimasto altro che rivolgersi al TAR, il provvedimento da impugnare è il Decreto Presidenziale di indizione delle elezioni degli enti intermedi. Ma ogni qualvolta il Decreto viene impugnato, l’Ars rinvia le elezioni degli enti intermedi, è l’atto da impugnare annullato.

Nonostante tutto, queste comunità hanno centrato l’obiettivo, la politica regionale lo sa, infatti, per non permettere ai comitati l’impugnativa al TAR, rinvia continuamente le elezioni degli enti intermedi, con il risultato che la Regione Siciliana è l’unica regione d’Italia, su 21 regioni, a non aver mandato al voto gli enti intermedi.

In questi 2650 giorni sono state inviate diverse lettere ai presidenti della Repubblica, Presidenti del Consiglio, Ministri dell’interno, Ministri per gli Affari Regionali, Sottosegretari, Presidenti di Regione, Assessori Regionali, Presidente ANCI, deputati regionali e nazionali, nonché svolto incontri con parecchi di loro. Abbiamo manifestato a Palermo e Catania, scritto a testate giornalistiche nazionali ed estere, organizzato convegni, partecipato a dibattiti pubblici e tanto altro.

Sulla vicenda tutte le istituzioni e gli organi di stampa hanno voluto mantenere il più assoluto silenzio, nella speranza che tutto muoia, che le volontà popolari siano un bel concetto da esprimere ma da non mettere mai in pratica. Del resto quello fatto da queste quattro comunità non ha eguali in Italia: hanno scelto il loro destino senza alcuna influenza politica. Un esempio che in una finta democrazia va nascosto, va cancellato.

Intanto sono 2650 che la democrazia non si applica in Sicilia.

Il coordinatore  del Csag
Filippo Franzone

Mostra Altro

Articoli Correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button