CronacaLA GUERRA AD EST

“Potrebbe cadere…”. La minaccia russa sulle nostre teste. Cosa può succedere

La guerra in Ucraina rischia di essere soltanto la punta dell’iceberg. Le tensioni esplose tra Russia Stati Uniti potrebbero infatti estendersi ben oltre i confini terrestri, fino a coinvolgere lo spazio.

Una guerra nello spazio?

Tutto nasce da una serie di tweet scritti da Dmitry Rogozin, non certo uno qualsiasi. Stiamo parlando del direttore del Roskosmos, ovvero l’Agenzia spaziale russa. “La Iss potrebbe precipitare sugli Usa, sull’Europa o su qualche altro Paese. Ma non sulla Russia. Siete pronti?“, si legge in uno dei commenti postati da Rogozin. Il riferimento è ovviamente della Stazione spaziale internazionale, attualmente in orbita, dedicata alla ricerca scientifica e gestita congiuntamente da cinque diverse agenzie spaziali. Tra queste figurano quelle di Russia, Stati Uniti, Unione europea (Esa), Giappone e Canada.

L’uscita di Rogozin è una risposta alle sanzioni tecnologiche imposte alla Russia in seguito all’invasione decisa da Mosca per assediare Kiev. Gli Stati Uniti, di concerto con i loro alleati, hanno infatti imposto pesanti sanzioni sull’export con l’obiettivo di precludere al Cremlino l’accesso alle ultime tecnologie necessarie a foraggiare le industrie belliche e spaziali. Dalla Casa Bianca, il presidente americano Joe Biden ha parlato di voler tagliare oltre la metà delle importazioni di alta tecnologia della Russia, così da infliggere un “duro colpo” alla capacità russa di modernizzare le proprie forze armate. “Degraderà la loro industria aerospaziale, compreso il loro programma spaziale“, ha aggiunto Biden.

Come ha sottolineato Repubblica, i tweet di Rogozin sono arrivati dopo l’invettiva di Biden. Il direttore del Roskosmos ha utilizzato un lessico a metà strada tra il beffardo e il minaccioso. La linea di confine è molto sottile ma, data la situazione, sono subito scattato ulteriori campanelli di allarme in merito alle possibilità che possa effettivamente scoppiare una guerra anche nello spazio.

Beffa o minaccia?

Rogozin è un fiume in piena. Ha subito puntato il dito contro Biden, facendo capire che le sanzioni americane non serviranno a niente. “Vuoi bloccare il nostro accesso alla microelettronica spaziale resistente alle radiazioni? L’hai già fatto ufficialmente nel 2014. Noi, tuttavia, continuiamo a realizzare la nostra navicella spaziale. E lo faremo espandendo la produzione dei componenti e dei dispositivi necessari a casa nostra“, ha tuonato il direttore russo. “Vuoi vietare a tutti i paesi di lanciare la loro navicella spaziale sui razzi russi più affidabili al mondo? -Anche per questo siamo pronti“, ha aggiunto lo stesso Rogozin.

A un certo punto la discussione si è spostata sulla ISS. Biden è stato accusato di voler distruggere la cooperazione a bordo della Stazione spaziale. “Spiegategli che la correzione dell’orbita della stazione, per evitare pericolosi scontri con i rifiuti spaziali, con cui i vostri talentuosi uomini d’affari hanno inquinato l’orbita vicino alla Terra, è prodotta esclusivamente dai motori della Navi cargo Progress MS. Se bloccate la cooperazione con noi, chi salverà la Iss da un deorbit incontrollato e dal cadere sugli Stati Uniti o sull’Europa?“, ha quindi aggiunto, ancora, Rogozin.

Il ruolo di Mosca

Le sue parole assumono un significato sinistro se le analizziamo nel dettaglio. Se la ISS dovesse trovarsi a evitare un detrito spaziale, la Stazione farebbe affidamento alle Progress, e cioè ai motori delle navette cargo russe. Considerando che l’impatto con un detrito è un evento sempre più probabile, senza le navette di Mosca l’ISS potrebbe ritrovarsi in guai seri: ecco spiegato il ruolo di Mosca. La Stazione, ha concluso il direttore dell’agenzia spaziale russa, non sorvola quasi mai il suolo russo e quindi, in caso di incidente, potrebbe cadere sul suolo americano o europeo, ma anche sopra Cina o India.

Nel frattempo Josef Aschbacher, direttore generale dell’Esa, ha spiegato che nonostante il conflitto in Ucraina la cooperazione spaziale civile rimane un ponte. “L’Esa continua a lavorare su tutti i suoi programmi, inclusa la campagna di lancio per la Iss ed ExoMars, al fine di onorare gli impegni con gli Stati membri e i partner. Continuiamo a monitorare l’evolversi della situazione“, ha provato a rassicurare lo stesso Aschbacher. (il Giornale)

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