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“Pronto, servizio clienti…”. Poi ti svuotano il conto: come difendersi

I dati della polizia postale e della guardia di finanza sono preoccupanti. Col tempo i metodi per truffare gli utenti si sono sempre più evoluti, ora i criminali riescono ad imbrogliare gli smartphone ed a contattare le persone con i numeri verdi delle banche

È allarme dopo gli ultimissimi casi di truffa telefonica ai danni di ignari cittadini che credono di rispondere ad un messaggio o addirittura alla chiamata di un operatore bancario, finendo così per cedere dati sensibili che vengono poi utilizzate per compiere furti.

I dati della polizia postale parlano chiaro: nel periodo di tempo che intercorre fra il mese di gennaio e quello di aprile 2020 sono state registrate ben 4mila denunce. Cifre che preoccupano, dato che nel 2019 lo stesso numero era stato raggiunto in tutto l’anno.

Ma in che cosa consiste l’imbroglio messo in atto dai criminali? In realtà non è nulla di nuovo. Si va dall’ormai ben conosciuto phishing, ossai email inviate alle vittime che vengono tratte in inganno da link fasulli e da loghi che spesso ricordano note società o istituti bancari, fino ad arrivare agli smishing, quando la trappola viaggia via sms.

Col tempo i delinquenti hanno cominciato anche a telefonare alle vittime (vishing), spacciandosi per finti operatori. Lo scopo è sempre lo stesso: impadronirsi dei dati personali e delle credenziali di accesso degli utenti.

Secondo la guardia di finanza, gli ultimi casi risalgono a poche settimane fa, segno che i malviventi sono più che attivi. I metodi utilizzati per truffare i cittadini sono molteplici, e spesso non è facile riconoscerli subito. Se da una parte quasi tutti siamo ormai in grado di capire se ci troviamo di fronte ad una email pericolosa, magari con errori di ortografia o proposte incredibili, a volte è difficile non cadere nelle trappole telefoniche. È bene dunque fare sempre attenzione.

Per difendersi dal vishing è importante ricordare che nessun operatore bancario, ad esempio, contatterebbe un cliente per chiedere dati personali o codici di accesso.

Il rischio, tuttavia, resta alto, perché anche i criminali purtroppo si evolvono. Una nuova pericolosa truffa è infatti lo spoofing, o swap alias. A parlarne è il quotidiano “La Verità“, che spiega come i malviventi riescano adesso ad ingannare anche i telefoni smartphone più evoluti, contattando gli utenti con numeri pressoché identici a quelli di vere banche.

Gentile cliente, la invitiamo a mettersi in contatto con il nostro ufficio prevenzioni frodi“, è uno dei tanti messaggi che possono arrivare agli utenti. Il messaggio sembra proprio uno di quelli inviati dalla banca, ed è facile cadere in trappola. In genere, dopo l’invio dell’sms, un finto operatore chiama la vittima, che vede comparire sul cellulare il numero del servizio clienti della propria banca e quindi cade in inganno.

Spesso il criminale al telefono è una persona abbastanza preparata sull’argomento, che riesce in poco tempo ad ottenere la fiducia dell’utente, portandolo a fornirgli pin, codice di sicurezza e altri dati che dovrebbero essere tenuti nascosti. Senza saperlo, dunque, l’ignaro cittadino sta cedendo informazioni che saranno poi utilizzate dal malvivente per effettuare un bonifico.

In questo modo, riportano gli uomini della polizia postale, vengono rubati 5 milioni di euro in un solo mese. In questa prima parte del 2020, sarebbero già stati sottratti ben 20,2 milioni di euro, finiti nelle tasche dei truffatori. (Il Giornale)

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