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Odissea di un malato: e i parenti usano la forza

Gela – E’ un bollettino continuo di odissee e pellegrinaggi in barella. Protagonisti i soliti soggetti: quelli malati, i più deboli. Quelli che hanno bisogno di aiuto e nessuno gliene dà. Questa volta però per chetare l’ira dei parenti di un paziente in crisi momentanea, è stato necessario l’intervento dei poliziotti. E’ accaduto nelle due strutture ospedaliere di Gela, ma i tafferugli sono esplosi alla Casa di cura Santa Barbara. Il paziente era incorso in un problema di natura gastrica e i parenti lo hanno portato al pronto soccorso due giorni fa. Al pronto soccorso dell’ospedale Vittorio Emanuele il personale gli ha risposto: “è chiuso. Non possiamo accettare pazienti”. Come a Nazaret. Per battere i tempi i pazienti sono stati dirottati alla Casa di cura Santa Barbara ma anche qui il personale ha mostrato titubanze nell’accettare il malato per la paura del contagio da Covid. “Serve il tampone –  hanno detto – l’ha fatto?” Ma il paziente aveva mal di stomaco e non ci pensava proprio al tampone. I parenti hanno cominciato a battere i pugni nella porta ed i dirigenti hanno chiamato la forza pubblica per chetare gli animi, mentre il malato si contorceva in barella. Nonostante l’intervento della polizia i tafferugli la famiglia continuava a protestare e per questo ha dovuto rispondere alle domande dei poliziotti. L’anziano poi è stato reinviato in ospedale con il servizio 118.

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