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Neuropsichiatria: niente medici e il guazzabuglio è servito

La psichiatria è la branca specialistica della medicina che si occupa dello studio sperimentale, della prevenzione, della cura e della riabilitazione dei disturbi mentali.  Essa è definibile come una “disciplina di sintesi”, in quanto il mantenimento e il perseguimento della salute mentale, che è lo scopo fondamentale della psichiatria, viene ottenuto prendendo in considerazione diversi ambiti: medico-farmacologici, neurologici, psicologici, sociologici, giuridici, politici. Il termine è stato coniato dal medico tedesco Johann Christian Reil nel 1808, dal greco psyché (ψυχή) = spirito, anima e iatreia (ιατρεια,ας) che significa cura (medica). Letteralmente la disciplina si dovrebbe occupare della “cura dell’anima”. Il medico specializzato in psichiatria è lo psichiatra.

La neurologia è la branca specialistica della medicina che studia le patologie del sistema nervoso centrale (cervello, cervelletto, tronco encefalico e midollo spinale), del sistema periferico somatico (radici e gangli spinali, plessi e tronchi nervosi) e del sistema nervoso periferico autonomo (gangli simpatici e parasimpatici, plessi extraviscerali e intraviscerali). Le conoscenze neurologiche si basano fortemente sulle scoperte realizzate nel campo delle neuroscienze, l’insieme degli studi scientificamente condotti sul sistema nervoso.

Queste sono le definizioni della psichiatria e della neurologia: la prima malattia dell’anima e della mente e la seconda del sistema nervoso

Poi è arrivato Franco Basaglia,  quello che ha chiuso i manicomi ed ha lasciato i malati di mente per strada, i due ambiti vennero articolati, scientificamente, clinicamente e didatticamente, in neurologia e psichiatria. In tutto il mondo i due ambiti di studio sono solitamente praticati separatamente, indipendentemente dall’esperienza italiana, soprattutto per l’enorme mole di dati e conoscenze che entrambi hanno accumulato negli ultimi 50 anni, e per cui risulta ormai difficile condensarli in un solo ciclo di insegnamento.

Fino agli anni settanta in Italia la trattazione delle malattie del sistema nervoso includeva in un unico “corpus” sia le patologie della mente sia le patologie “organiche”, per cui la disciplina allora professata era definita “neuropsichiatria”.

A Gela fino a qualche anno fa la neurologia era allocata presso la Casa di cura e la psichiatria nell’ospedale pubblico. Poi arrivò lo spauracchio della chiusura del reparto della Clinica, le relative proteste finalizzate alla salvezza dei posti di lavoro e del relativo reparto che oggi si trova nell’ospedale pubblico dove il posto di lavoro è più sicuro. Nel frattempo la psichiatria è sparita ed i numerosi malati di mentre sono per strada perché le case famiglia di Basaglia non bastano mai e nelle case private non è facile gestirli. Nel frattempo sono passati gli anni: i pochi psichiatri sul territorio sono spariti. Chi si è trasferito, chi svolge altre mansioni, chi va in pensione. Risultato non ci sono psichiatri e siccome la laurea in neurologia per legge è equipollente alla specializzazione in psichiatria ecco che l’Asp ha trovato la soluzione: due reparti in uno. Neurologia e psichiatria: Neuropsichiatria. I sindacati non sono d’accordo perché si tratta di patologie differenti, ma che importa?

I pazienti psichiatrici e neurologici ricoverati nello stesso reparto dell’ospedale di Gela. Una anomalia secondo il sindacato Nursind, che in una nota ai vertici dell’Asp di Caltanissetta chiede chiarezza sulla imminente apertura dell’unità operativa. Il segretario aziendale Domenico Corfù e il segretario territoriale, Giuseppe Provinzano, evidenziano come le due tipologie di pazienti sono “totalmente differenti tra loro. Ben venga l’interrelazione tra le figure dello psichiatra e del neurologo all’interno di un nosocomio, ma non nascondiamo le nostre perplessità, circa le attività assistenziali che il personale infermieristico si troverà ad affrontare stante la completa diversità di pazienti che saranno presenti all’interno dell’Unità operativa di Neurologia e psichiatria”. 

 

Il guazzabuglio è servito e gli assessori gridano al miracolo e parlano di inaugurazione di un nuovo reparto pensando di avere di fronte una masnada di creduloni.  Certo una novità c’è: che viene ripristinato il reparto di psichiatria per i malati non gravi, perchè i pazienti in Tso vengono trasferiti a Caltanissetta. Questa è la situazione.

Il problema è che non ci sono psichiatri e quei pochi che ci sono non vogliono venire a lavorare in città.

“C’è un  problema che non è stato considerato: è stato fatto un concorso che ha permesso di arruolare a Gela un solo psichiatra – dice il deputato Arancio che ha prestato servizio al reparto di psichiatria – Nel nostro dipartimento in atto vi sono solo tre medici. Due operano al CSM coadiuvati per tre giorni la settimana da medici del CSM di Caltanissetta. Personalmente ho parlato con i direttori delle scuole di specializzazione di Catania e di Messina per sapere se vi era la possibilità di avere soccorso. Non vi è stata disponibilità . La scuola di specializzazione di Palermo non è più accreditata. Con questo personale il management ha cercato di trovare soluzioni per dare risposte alle esigenze del territorio. sicuramente non è il massimo ma c è chi si è scommesso, management, medici e infermieri per provare a dare una risposte. L’alternativa a questa organizzazione, in atto, non esiste”.

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