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Incontro sulla discarica di idrocarburi all’interno della Riserva naturale orientata Biviere

Gela – Le denunce del Direttore e delle associazioni sulle condizioni della Riserva orientata Biviere non sono state vane. Finalmente si muove il Ministero dell’Ambiente. Stamani è stata convocata una videoconferenza sul tema. C’è il sospetto di una presunta discarica di idrocarburi all’interno della Riserva naturale orientata Biviere di Gela. Le denunce sono state inoltrate, nel tempo al Dipartimento dell’Acqua e rifiuti della Regione, se ne parla da anni e adesso le istituzioni hanno preso l’iniziativa. La videoconferenza coinvolge anche il Comune di Gela.

Sulla carta è una riserva naturale, e come tale dovrebbe essere tutelata e valorizzata. Nei fatti, è un polmone verde di 330 ettari circondato da migliaia di impianti serricoli, e le amare conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Attività illecite quali abbandono di rifiuti e di plastica dismessa dalle serre sono all’ordine del giorno, e spesso vengono anche interrati e dati alle fiamme, dando vita al deprecabile e dannosissimo fenomeno delle fumarole.

La delicata situazione del Biviere è stata questa mattina al centro di un importante incontro al quale, per il Comune, hanno preso parte il Sindaco Lucio Greco e la dirigente del settore ambiente Grazia Cosentino. In collegamento, in rappresentanza del Ministero della Transizione Ecologica, c’era la dirigente della Divisione III – Bonifica dei Siti di Interesse Nazionale – ing. Luciana Distaso. Presenti anche il Dipartimento Regionale Acqua e Rifiuti, il Prefetto di Caltanissetta, Chiara Armenia, LIPU, ISPRA ed ARPA.

Quello che serve, in primis, è una costante e forte attività di vigilanza, da affiancare ad una massiccia bonifica. Dai vari sopralluoghi che, negli anni, sono stati condotti nell’area, è emerso un quadro estremamente complicato, che l’ARPA non ha esitato a definire “quasi da Terra dei Fuochi”. Per cui, occorre ripartire da un aggiornamento della caratterizzazione, e verificare la situazione relativa alla presenza di combustioni e ceneri. Com’è noto, oramai, questi ultimi sono grandi sorgenti di contaminazione molto subdole, perchè sprigionano la diossina, causa di gravissime malattie e/o malformazioni. Eppure, c’è ancora una minoranza che si ostina a smaltire illecitamente plastica, contenitori di fitofarmaci e residui di produzione. Per questo, nel suo intervento, il Sindaco Lucio Greco ha rimarcato l’importanza di richiedere ai titolari delle aziende agricole, nel corso di controlli interforze mirati, i formulari che attestino il corretto smaltimento nei depositi e nelle discariche. Tra le richieste anche quella dell’istituzione di un distaccamento del Corpo Forestale, un tempo attivo e poi soppresso.

“Queste sono aree di grande pregio, – dichiara il Primo Cittadino – in cui flora e fauna sono state trascurate per troppo tempo, e che meritano di essere finalmente curate. E’ fondamentale intervenire per ridare prestigio a quest’area SIN interessata da inquinamento di diversa natura, anche da idrocarburi, e sono totalmente d’accordo con Sua Eccellenza il Prefetto, che ringrazio per aver organizzato questo momento di confronto, quando afferma che bisogna muoversi su una doppia linea: prevenzione da un lato, repressione dall’altra. Confido nell’impegno di tutti coloro che, nel corso della videoconferenza, si sono detti pronti a mettere in campo il proprio impegno e le proprie competenze. Come Comune, siamo pronti a fare la nostra parte”.

Riflettori puntati anche su un progetto di videosorveglianza della riserva. Il Sindaco si è detto disponibile a convocare la LIPU, ente gestore del sito, per capire come attivarla, in sinergia con l’assessorato regionale al Territorio e all’Ambiente. “Siamo a disposizione per tutto quello che il tavolo tecnico deciderà di fare, – conclude – nell’ottica di quel risanamento tanto invocato ma che tarda a decollare, e mi auguro anche un intervento della Regione affinchè si possano celermente ottenere tutte le autorizzazioni necessarie. Questa terra è stata violentata per decenni, ma c’è ora la volontà politica di sanare, bloccare e punire quanti pensano di poter continuare imperterriti ad inquinare, e ricominciare”.

Il prossimo incontro sulla Riserva Naturale del Biviere si terrà in presenza in Prefettura, con le associazioni di categoria.

Il Biviere di Gela è un tesoro naturale riconosciuto  universalmente dove, per le favorevoli condizioni climatiche, confluiscono specie rare di uccelli che passano da Gela per nidificare. Vi si trovano specie di piante rarissime oggetto di studio degli studiosi del settore.

L’area su cui sorge la riserva era, fino al Cinquecento, un ambiente salmastro paludoso. All’inizio del Seicento il Duca Giovanni di Aragona la trasformò in un lago di acqua dolce collegandolo con un canale sotterraneo al fiume Dirillo. Fino alla metà del Novecento il lago era una Riserva di caccia e pesca. Nel 1991 è stata dichiarata zona umida di importanza internazionale riconosciuta dalla Convenzione di Ramsar.La riserva comprende la zona strettamente circostante il lago Biviere, un lago relitto incassato tra le dune del golfo di Gela, ad appena un chilometro e mezzo dal mare, dal quale, in passato, era in gran parte alimentato. Si trova interamente nel territorio del comune di Gela.

La vegetazione dell’area circostante il lago è caratterizzata da diverse specie idrofile quali il Potamogeton pectinatus, il Ceratophyllum demersum, lo Scirpus maritimus, lo Scirpus lacustris e la Phragmites australis.

I prati circostanti ospitano specie quali il timo ed il rosmarino nonché, in primavera, diverse orchidee selvatiche fra cui la Ophrys oxyrrhynchos, raro endemismo siciliano.

Nella fascia dunale che separa il lago dal mare prosperano la ginestra bianca (Retama raetam), il fiordaliso delle spiagge (Centaurea sphaerocephala) e la rara Leopoldia gussonei, endemismo puntiforme del litorale del golfo di Gela.

Il Biviere di Gela è il più grande lago costiero della Sicilia e costituisce una delle più importanti zone di sosta e svernamento per numerose specie di uccelli migratori. L’avifauna, rappresentata da oltre 200 specie, costituisce pertanto l’elemento di maggiore rilievo naturalistico della Riserva.

Tra gli Anatidi è facile osservare il Fischione (Anas penelope), il Codone (Anas acuta), il Mestolone (Anas clypeata), la Marzaiola (Anas querquedula) ed il Moriglione (Aythya ferina); segnalata sporadicamente anche la Moretta tabaccata (Aythya nyroca), una delle quattro specie italiane maggiormente minacciate di estinzione. Numerose anche le specie di limicoli presenti tra cui il Cavaliere d’Italia (Himantopus himantopus), la Pittima reale (Limosa limosa), il Chiurlo (Numenius arquata) e il Corriere piccolo (Charadrius dubius). Non è infrequente incontrare numerose specie di aironi tra cui l’Airone cenerino (Ardea cinerea), l’Airone bianco maggiore (Casmerodius albus), la Garzetta (Egretta garzetta), la Sgarza ciuffetto (Ardeola ralloides) e, più sporadicamente, il raro Airone rosso (Ardea purpurea). Presenti, ma di più difficile osservazione, anche il Tarabuso (Botaurus stellaris) e la Nitticora (Nycticorax nycticorax), dalle abitudine notturne. Tra le altre specie presenti meritano una menzione il Mignattaio (Plegadis falcinellus), diventato il simbolo della Riserva, la Spatola (Platalea leucorodia), il Martin pescatore (Alcedo atthis), l’Upupa (Upupa epops) e, tra i rapaci, il Falco di palude (Circus aeruginosus), il Gheppio (Falco tinnunculus) ed il raro Falco pescatore (Pandion haliaetus).

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