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Il comitato spontaneo delle mogli degli ex operai dell’indotto scrive alle istituzioni

E’ un grido di aiuto, una folla di pensieri che si accalcano ed hanno bisogno di trovare una platea per essere condivisi. l comitato spontaneo delle mogli degli ex operai dell’indotto scrive alle istituzioni

“Vorrei porre alla vostra attenzione una mia personale riflessione maturata nell’imminenza
del 1 Maggio, la festa dei lavoratori.
Sono una semplice cittadina, non nego che in questo momento molto difficile ho molte esitazioni
nell’esporre i miei pensieri, è complicato parlare di futuro davanti ad una tragedia mondiale ed epocale quale
tutti stiamo vivendo, è molto difficile oserei dire, ma, ahimè necessario.
Sento che ogni mia parola potrebbe risultare inadeguata di fronte alla pandemia, ai tantissimi morti, al dolore
dei vivi, e ai molti malati: Un dramma silenzioso ma allo stesso tempo fragoroso, un urlo straziante.
Il Covid19 rischia però di fare un’altra strage collaterale: il lavoro.
È innegabile che tutti i settori produttivi (Agricoltura, commercio, industria, edilizia, pesca…) siano
attualmente in ginocchio e di conseguenza il futuro di tutti noi a rischio.
La sensazione è di smarrimento, paura per il presente amaro e per il futuro incerto, in questo preciso
momento storico provo tanta insicurezza, come se tutti stessimo camminando a tastoni, nel buio, spaesati e
confusi; è un dramma nel dramma, sottile, silenzioso eppure incisivo nel nostro tessuto sociale.
La nostra città di Gela è già fortemente penalizzata dalla crisi industriale e commerciale, che ha costretto
tantissimi giovani e famiglie a emigrare, stabilirsi definitivamente al nord o all’estero, probabilmente a
malincuore e per sopravvivenza.
Poi ci sono quei pochi rimasti, che stringendo i denti, che pur non avendo trovato un’occupazione stabile
rimangono in questa città, che per sopravvivere li costringe comunque ad allontanarsi per lavori a tempo
determinato, in altre realtà vicine o lontane. Molti sono gli ex operai dell’indotto della Raffineria di Gela (lista
di disponibilità) che nel loro peregrinare incessante lasciano le famiglie con la speranza nel cuore di una
imminente ripresa economica del nostro territorio.
Oggi la situazione lavorativa già precaria, si complica ulteriormente, in questa fase 2 per motivi di sicurezza
l’attività produttiva riprenderà inevitabilmente con scenari ancora più critici. Il rischio, concreto, di rimanere
senza lavoro sarà percepito con maggiore forza, ma una cosa deve essere chiara: Nessuno vuole vivere di
assistenzialismo per sempre.
È ora che ai lavoratori e alle famiglie, per la maggior parte monoreddito, si diano certezze e concretezza, i
sussidi vanno bene in situazioni emergenziali ma non possono essere l’ancora di salvezza a cui appigliarsi per
sempre, proprio per la loro natura devono avere il carattere dell’eccezionalità e non quello della continuità.
Ora serve il lavoro e non l’assistenzialismo.
Chiedo/iamo alle Istituzioni politiche e sindacali un impegno serio e senza precedenti e di non abbandonare
nessuno.
Sì al Lavoro!
No all’assistenzialismo!

Portavoce comitato spontaneo
“mogli ex operai dell’indotto”

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