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Claudio, il “Giornalista combattente”

Lui è Claudio, 34 anni, volto di LA7 dall’inferno di Kyiv. Uno tra gli ultimi giornalisti rimasti in una splendida città d’arte e cultura diventata cimitero. Lui non è un corrispondente, un inviato speciale, una penna di lungo corso mandata al fronte con contratto e troupe al seguito. Claudio Locatelli è un freelance e un guerriero per indole, la sintesi nel nome che ha scelto «giornalista combattente» non un modo di dire. “La nostra missione è dire la verità ai potenti” diceva Rosamund Piche, nei panni di Marie Colvin, reporter di guerra del Sunday Times, in Private War di Matthew Heineman. Lui fa questo da sempre, le sue dirette sono un atto d’accusa contro la guerra. Come Marie, Claudio è andato fin dentro i maggiori conflitti. Siria, Armenia, Kurdistan. Rischiando, come in Bielorussia. Riprendeva le proteste contro Lukashenko, lo arrestarono gettandolo in cella, a Minsk, e liberandolo solo dopo giorni. Come se non bastasse, ha pure combattuto. Unità di protezione curde (Ypg) in guerra con l’Isis. Documentando tutto nelle sue mitiche dirette da Kabul.

Quelle di questi drammatici giorni non sono da meno. Bombardamenti, carneficine: Claudio riprende tutto. Portandoci a casa, senza addolcirlo, il marcio della guerra, perchè non servano più domande..Come scrisse Oriana Fallaci: “Non chiedere chi ha vinto: nessuno. Non chiedere chi ha perso: nessuno. Non chiedere a cosa è servito: a nulla, se non a eliminare cinquemila creature fra i diciotto e i trent’anni.” «Io sono qui per accendere una luce dove c’è solo il buio, non lascio nulla al caso, non cerco nulla se non la verità e lo faccio a mie spese, sono libero, non mi paga nessuno» disse di sè Claudio un paio d’anni fa. Io gli dico grazie per ciò che fa, per come lo fa, per chi è. Un ragazzo sensibile che dà una mano a chi ha bisogno, che ha aiutato le popolazioni terremotate in Emilia, Abruzzo, Amatrice, che ama follemente gli animali.

(Fonte retigiustizia.it)

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