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Manovra di riparazione, all’Ars è iniziato l’assalto: caccia ai soldi anche per chiese e presepi

Doveva essere una mini-manovra finanziaria snella, per mettere una pezza dopo che Palazzo Chigi ha impugnato la Finanziaria regionale: sette articoli in tutto. Ma il disegno di legge presentato dal governo all’Ars per mettere in ordine i conti della Regione si è trasformato in una calamita per gli appetiti dei deputati di maggioranza e opposizione, che hanno presentato un centinaio di emendamenti al testo. Nel disegno di legge, che questa mattina sarà esaminato in commissione Bilancio, ci sono 150mila euro annui per parchi e riserve, un milione e mezzo per la definizione dei contenziosi della Resais, 14 milioni e mezzo per il Consorzio autostrade siciliane, per fronteggiare i rincari e far proseguire i cantieri, 115mila euro alla diocesi di Acireale per il restauro del Presepe settecentesco, 150mila per convegni che promuovano i valori dei boschi.

È diventata una manovra molto più impegnativa, con un nuovo assalto alla diligenza da parte dei parlamentari che provano a recuperare parte delle norme stralciate da Roma perché finanziate con fondi non ancora assegnati alla Sicilia, inserendole tra i rivoli delle casse regionali. Così il Movimento 5Stelle propone un contributo da 82mila euro per il rifacimento del tetto della chiesa di San Corrado Confalonieri a Siracusa, Forza Italia rilancia e per lo stesso intervento prevede un impegno di spesa di 100mila euro. Ancora, i deputati del gruppo del presidente della Regione impegnano 350mila euro per la Fondazione Whitaker, i gruppi di Sicilia vera e Sud Chiama Nord 100mila euro per ripristinare il contributo ai Comuni di Roccalumera e Modica per la promozione della figura di Salvatore Quasimodo. Fratelli d’Italia propone di impegnare invece 300mila euro per la chiesa Santa Teresa del Bambino Gesù di Monreale, il Pd ne chiede altrettanti per il Museo del Tombolo di Mirabella Imbaccari, nel Catanese.

“Abbiamo fatto uno screening degli emendamenti aggiuntivi – dice l’assessore all’Economia Marco Falcone – valuteremo complessivamente una ventina di emendamenti, di cui otto del governo e dodici dei deputati”. La giunta, insomma, prova a mettere un argine alle mire dell’Ars. Sebbene anche nel testo proposto dall’esecutivo alcune voci non appaiano fondamentali, come gli articoli su parchi e riserve, sulla promozione dei boschi, sul restauro del Presepe settecentesco. “Quest’ultima norma era frutto di un accordo d’aula perché era saltata dalla Finanziaria per un refuso – spiega Falcone – mentre per le altre due ci siamo attenuti alla richiesta dell’assessorato competente”, si limita a sibilare il forzista, che non chiama direttamente in causa la collega Elena Pagana, in giunta con la delega al Territorio.

Come limitare, dunque, gli appetiti dei deputati, se anche il governo inserisce norme che non hanno carattere di estrema urgenza? “Stavolta saremo molto più rigidi”, promette l’assessore all’Economia. Anche perché tanti emendamenti cercano copertura dalla programmazione dei fondi Poc 2014/2020, nuovamente a rischio impugnativa da Roma. “Abbiamo già dato parere negativo – aggiunge Falcone – non accetteremo emendamenti di questo tipo, anche a costo di dire qualche no in più”. Decisamente meno netto il presidente della commissione Bilancio Dario Daidone, di Fratelli d’Italia, che al contrario dice che questa mattina tutti gli emendamenti saranno esaminati: “Alcune delle norme presentate possono essere prese in considerazione, le valuteremo vedendo anche qual è l’impatto della spesa”. (REPUBBLICA)

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