Cronaca

Flavio Briatore contro tutti: «La pizza non è di Napoli e gli altri la fanno meglio»

«Non è vero che la pizza è napoletana, la si mangia in tutto il mondo. E anche se è stata inventata a Napoli, gli altri l’hanno migliorata con gusti diversi: uno può inventare una roba e gli altri la possono modificare e farla meglio». Flavio Briatore, in un’intervista rilasciata ieri a La Zanzara su Radio 24, ha replicato alla folla che ieri, al grido «la pizza al popolo» si è radunata a Napoli per manifestare contro di lui. L’iniziativa è partita da alcuni maestri pizzaioli partenopei per rispondere a quella che hanno definito una «provocazione» dell’imprenditore, criticato per aver sostenuto che la sua pizza è cara perché di qualità: la Margherita da «Crazy Pizza» costa 15 euro e la Pata Negra 65. La manifestazione è andata in scena presso la storica pizzeria «Sorbillo ai Tribunali». «Io non lo so perché ce l’hanno con me. Dico solo la verità», ha aggiunto Briatore. «Sfido chiunque a fare profitto vendendo la pizza a 4 o 5 euro: è impossibile. Gli stiamo dando (ai maestri pizzaioli, ndr) una possibilità, un assist per aumentare il prezzo delle pizze e non l’hanno capito. Ne stanno approfittando per farsi pubblicità…». L’imprenditore, poi, non nasconde la sua poca passione per la versione partenopea del celebre piatto. «A me la pizza napoletana non piace perché ha troppo contorno, poi c’ha molto lievito… preferisco la romana che è più sottile. Per esempio a Salerno fanno una pizza diversa, più sottile che a Napoli. Poi, ognuno ha il suo gusto».

La sfida di Gino Sorbillo a Flavio Briatore

«Dice che se la pizza costa poco non è buona? Ecco, noi la facciamo così e gli ingredienti sono questi: assaggiatela e ditemi com’è», lancia la sfida Gino Sorbillo, circondato da giornalisti, fotografi e le solite centinaia di persone che ogni giorno fanno la fila davanti al suo locale nel centro storico di Napoli. Per queste oggi c’è stata una sorpresa: pizza gratis e prezzi ulteriormente scontati per chi troverà un tavolo nel locale dopo la manifestazione ispirata dal consigliere regionale e presidente della commissione Agricoltura della Campania Francesco Emilio Borrelli. «È una polemica stupida», taglia corto Sorbillo. «La pizza nasce come piatto popolare — aggiunge — e deve restarlo. A noi piace lavorare con il popolo e accontentare tutti, bambini, disoccupati, professionisti e pensionati. Davanti a una pizza sono tutti uguali e tutti devono potersela permettere».

L’origine della polemica

La polemica sul prezzo della pizza in Italia è ormai consueta e prevedibile. Questa volta a finire nell’occhio del ciclone è stato nuovamente Briatore: secondo alcuni, i prezzi del suo «Crazy Pizza» sono troppo alti. Ad innescare il dibattito, però, sono state soprattutto alcune affermazioni pronunciate dall’imprenditore nel rispondere alle critiche. Briatore ha puntato il dito contro chi vende pizza — a suo dire — low cost. «Come fanno a vendere una pizza a 4 e 5 euro? Cosa mettono dentro queste pizze? Se devi pagare stipendi, tasse, bollette e affitti i casi sono dure: o vendi 50mila pizze al giorno o è impossibile. C’è qualcosa che mi sfugge». Con un lungo video pubblicato su Instagram, Flavio Briatore rintuzza, ancora una volta, le critiche social, quelle relative ai costi — eccessivi secondo i più — delle pizze nei suoi «Crazy Pizza». Spiegando, poi, che «questi prezzi si giustificano con i costi delle materie prime di qualità, oltre che per le tasse e il costo dei dipendenti. Siamo partiti da un ragionamento molto semplice: dobbiamo usare i migliori ingredienti possibili e immaginabili disponibili sul mercato. Vi faccio degli esempi: il prezzo al pubblico in un supermercato del Pata Negra — che noi vendiamo con la pizza a 65 euro — costa 300 euro al chilo; il San Daniele che prendiamo noi costa 35/36 euro al chilo; i pelati Strianese 4 euro al chilo, il Gran Biscotto 30/35 euro al chilo, la mozzarella di bufala 15 euro al chilo, la farina più di un euro e cinquanta al chilo… Aggiungo che “Crazy Pizza” non ha lievito, per cui non fermenta a differenza di questi miei amici pizzaioli che dicono che è troppo sottile . E ti danno una mattonata di pizza con all’interno un laghetto di pomodoro ed è finita qui (…). Noi vogliamo la qualità, questo è il ragionamento di base». Ma a Napoli non ci stanno e ribattono che una Margherita di qualità può essere venduta a prezzi contenuti. Sergio Miccu, presidente dell’Associazione Pizzaiuoli Napoletani, aggiunge: «Il problema non è a quanto si venda la pizza con l’astice blu, ma a quanto sia giusto vendere una Margherita o una Marinara con ingredienti di qualità».

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