Cronaca

Coronavirus e tribunale: la famiglia positiva si rivolge ai legali

Gela – Non solo il coronavirus e anche la caccia al positivo. Finirà sul tavolo della Procura la triste vicenda della famiglia gelese contaminata dal coronavirus. Alla preoccupazione per il contagio si aggiunge un accanimento di taluni soggetti che hanno individuato la famiglia e hanno diffuso via wathsapp, messaggi audio e foto in cui si davano nomi e volti di chi viveva già il suo dramma con due componenti positivi ed il terzo in attesa di tampone.

La famiglia ha dato incarico all’avv. Francesco Incardona di depositare querela presso Procura della Repubblica del Tribunale di Gela contro soggetti noti ed ignoti per i reati contro la riservatezza, violazioni penali relativi al codice della privacy e riservetezza. In particolare per l’infondatezza delle notizie diffuse, totalmente estranee alla realtà fattuale oltre alla divulgazione di contenuti sensibili e registrazioni audio e video senza consenso dei soggetti ripresi. L’indagine della polizia postale dovrebbe individuare la matrice di chi, per primo, ha fatto partire i messaggi che sono passati per i telefoni cellulari di mezza città, comunicando alla popolazione di ciò che l’Asp ha tutelato evitando di riferire nomi e dati personali per evitare la caccia all’untore

L’episodio dovrebbe servire da monito per esortare la gente a non diffondere dati sensibili o fake news, altamente lesive nei confronti dei soggetti interessati e della tranquillità pubblica creando un allarmismo infondato, fuorviante ed assolutamente inutile

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