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Gran Sicilia, insieme all’Istituto di Cultura Siciliana Federico II, chiede l’insegnamento della lingua siciliana

Nel Maggio 2018 i giornali regionali riportavano la notizia che, forse già dal settembre successivo, si sarebbe insegnata la lingua Siciliana nelle scuole. Non è la prima volta che la politica regionale annuncia un provvedimento del genere. Già nel 2011, per esempio, con la LEGGE REGIONALE 31 MAGGIO 2011, N. 9 G.U.R.S. 3 GIUGNO 2011, N. 24 “Norme sulla promozione, valorizzazione e insegnamento della storia, della letteratura e del patrimonio linguistico siciliano nelle scuole.” si indicava questa strada.

Eppure, ad oggi, nulla si muove, se non quelle sporadiche iniziative isolate di qualche istituto virtuoso. 
Gran Sicilia, insieme all’Istituto di Cultura Siciliana Federico II, all’indomani dell’annuncio dell’Assessore La Galla, ha preso l’iniziativa entrando in diverse scuole della nostra regione per portare Storia e Lingua Siciliana ad insegnanti e studenti. Un gran lavoro realizzato a spese proprie in giro per la Sicilia, da Palermo a Gela, da Bagheria a Santa Caterina Villarmosa, insieme a docenti, esperti, autori di testi di Grammatica Siciliana, per poter fornire supporto didattico, conoscenze, consulenze alle scuole di ogni ordine e grado.
Continueremo a farlo, perché lo riteniamo importante, perché crediamo nei veri valori dell’identità, nella nostra storia, perché riconosciamo il valore di una antica lingua che si è tentato di cancellare, che ha ispirato poeti, scrittori, cantanti di altissimo valore, che è riconosciuto dall’UNESCO come lingua madre, ma che in Sicilia non si vuole insegnare. Altrove, si, in Sicilia no.
Per tanto, il nostro movimento, a distanza di quasi due anni, ha voluto scrivere al Presidente della Regione ed all’Assessore all’istruzione, per avere spiegazioni in merito a questa mancata applicazione di una legge, al silenzio che ha seguito quei festosi annunci, e alle iniziative che si intendono prendere da subito per  portare la nostra lingua nelle scuole.
Confidiamo, proprio in virtù del lavoro svolto e delle esperienze realizzate, in un incontro che ci permetta di esporre le nostre idee sull’argomento.
“Un populu
diventa poviru e servu
quannu ci arrubbano a lingua
addutata di patri:
è persu pi sempri.”
 
Recitava il Maestro Ignazio Buttitta.
E noi ci crediamo e siamo pronti a far sentire nuovamente il nostro fiato sul collo alle istituzioni Regionali, finora deludente.
Nella lingua e nella storia vediamo identità, nell’identità vediamo comunità, ed in questa vediamo la forza che ci serve per cambiare il presente.
Nell’attesa di una improbabile risposta, visti i precedenti, da parte delle istituzioni, ci penseremo noi a tenere viva la nostra storia.
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