Giornalista sei tu

Ci sono solo due giorni all’anno in cui non puoi fare niente: ieri e domani. cit. Dalai Lama.

Ospitiamo oggi la grafologa dott.ssa Nunzia Genovese (nella foto in basso)  che ha accettato dopo qualche tempo, il nostro invito

Sono stati spesi fiumi di parole sul Covid-19 e altresì tante saranno le cose da dirsi…

Come grafologa sono diversi anni ormai che indago sul comportamento umano, avvalendomi della scrittura che è la maggiore espressione proiettiva dello stato in essere di ciascun scrivente, e sul tema Covid-19 sono perciò più portata ad osservare quegli effetti collaterali che si ripercuotono sulle relazioni sociali.

Oggi non siamo lontani da quelle dinamiche che scalfirono indelebili pagine di storia. 

Fu la Peste del ‘300

Il popolo ebreo fu incolpato di espandere il contagio, in Germania l’epidemia fu accompagnata da una gravissima persecuzione degli ebrei, probabilmente la più grave fino alla Shoah. Le autorità tentarono di arginare le violenze. Nel marzo 1349-1400 gli ebrei di Worms preferirono appiccare il fuoco alle loro case e morirvi dentro da suicidi piuttosto che finire nelle mani della folla in rivolta. Cosi avvenne anche a Francoforte, cosi a Magonza e in gran parte dell’Europa.

Un lasso di tempo già scenario di una profonda e irreversibile modificazione relazionale. 

C’era la Peste Nera, o la Morte Nera … quella non si poteva sconfiggere, ma l’untore sì! Quello poteva essere sconfitto. Si additavano gli uni con gli altri, al solo scopo di trovare un capro espiatorio.

Episodi di inaudita violenza non sono sconosciuti neanche a noi; alla genesi della pandemia del coronavirus nessuno dimentica tutta la rabbia verso i cinesi e gli orientali più in generale, o ancora a quella che pochi giorni dopo abbiamo sperimentato noi stessi mentre gli altri Stati puntarono il dito contro “gli italiani portatori del Covid-19”!

Il campo ora si restringe… non più persecuzione tra popoli diversi, ma tra connazionali, concittadini, compaesani, amici, famiglie, fratelli. Il punto è che siamo autorizzati a segnalare comportamenti scorretti… e proprio qui scivoliamo nella sindrome del Giustiziere. Sta prendendo piede una pericolosa caccia all’untore; la linea che separa la precauzione come senso civico dal bisogno di dare un volto e un nome alle nostre paure si fa sempre più sottile. 

 

È lecito chiedersi: perché questo accade? Il principio è primordiale, embrionale, primitivo!

Nella mitologia classica la prima vittima consenziente è Edipo, l’incestuoso e parricida Edipo, che accetta senza battere ciglio il verdetto ottuso dei tebani i quali lo credono colpevole di aver portato in città un’epidemia di peste; vittima di una mistificazione, Edipo è un innocente perseguitato dal pregiudizio popolare. La sua confessione fu estorta sotto tortura in una cella buia.

A proposito… si è saputo chi è il paziente zero?? O è ancora caccia aperta??L’antropologo e filosofo francese Réné Girard autore del celebre Le bouc émissaire (1982), scrisse «il rito sacrificale non è altro che la replica del primo linciaggio spontaneo che riporta l’ordine all’interno di una collettività. Attorno alla vittima sacrificata la comunità trova pace, producendo una specie di solidarietà nel crimine». 

Cercare un colpevole porta sollievo, fa credere di avere la situazione sotto controllo e sapere chi punire aiuta a sopprimere la paura dell’ignoto. Le società espiano le proprie colpe individuando una vittima designata all’interno del gruppo e poco importa se sia colpevole o innocente, la logica tribale del sacrificio è estranea alle corrispondenze del diritto; c’è il bisogno di emettere una condanna per mondarci da ogni colpa. 

È un fenomeno saturo che si ripete nel tempo. I social web, da questo punto di vista, sono un promettente moltiplicatore di indignazione e calunnia collettiva.  

Eppure dietro ogni grande avvenimento storico si auspica un mutamento profondo che potrebbe portare a condizioni di vita migliori. Dopo la Peste Nera si assistette a una ristrutturazione della società… nuovi costumi, nuove credenze, nuovi modelli culturali; infine al risorgimento. Così oggi assistiamo ad una riorganizzazione e ristrutturazione lenta ma graduale.

Mi riferisco alla scienza che oggi, sotto emergenza, compie forse i progressi più rilevanti della storia umana. 

Mi riferisco alla tecnologia, ad esempio, alle nuove dinamiche di lavoro in smart working, lezioni e lauree online, i nostri figli a scuola con la dad, palestre a casa tramite web. 

Mi riferisco a tutte quelle condizioni igienico-sanitarie precarie in ogni luogo prima che il Covid-19 costringesse a una sanificazione su ogni superficie possibile e immaginabile.

Ma c’è ancora troppo da fare se vogliamo parlare di un nuovo risorgimento.

Dobbiamo evolverci! C’è da combattere l’odio, lo stesso odio che da secoli innesca quell’insieme di emozioni negative, aggressive e sfavorevoli quando ci si trova davanti a persone con caratteristiche differenti rispetto alle proprie, come il colore della pelle, il credo religioso o l’orientamento sessuale. Il diverso, l’ignoto, in quanto tale, è una dimensione che non rientra in alcuna esperienza, dunque, dovrebbe essere per lo meno neutra, ma così non è; la psicologia sociale elenca una serie di meccanismi che provocano come conseguenza il pregiudizio e la categorizzazione. Vari studi hanno dimostrato che la paura di ciò che si ritiene una minaccia implica l’attivazione di una certa quantità di ansia, odio, discriminazione, maldicenza, intolleranza.

L’uomo sarebbe a un passo così da una ridefinita evoluzione… se non fosse per questo infimo chiacchiericcio da bettola che ci costringe fermi alla condizione di umani primitivi, selvaggi, che ancora digrignano i denti per difendersi. Un chiacchiericcio che ci allontana inesorabilmente dall’idea di umanità, intesa come mutuo soccorso, comprensione, empatia; consapevoli di una vulnerabilità fisica e umana che ci rende simili e non diversi.

 

Noi tutti saremmo a un passo così da un mondo migliore se smettessimo di disperdere l’energia combattendo ciò che soggettivamente riteniamo sia il male ma che poi non è quello vero e universale.

Possiamo oggi scrivere nelle pagine di storia un nuovo modo di lottare per sopravvivere, non più darwiniana, staccandoci definitivamente da ciò che ci rende ancora così primitivi.

Ci sono solo due giorni all’anno in cui non possiamo fare niente: ieri e domani! Oggi si! Oggi è possibile!

               Dott.ssa       Nunzia Genovese

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