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World Pasta Day, nel mondo consumi raddoppiati in 10 anni

Noodle, nudel, pâte, massa, fideos, macarrão… nel mondo i nomi dati alla pasta si moltiplicano quasi al livello del suo consumo, ma si tratta sempre di un alimento saldamente legato all’Italia e al made in Italy. Secondo i dati diffusi da Unione Italia food in occasione della 24esima edizione del World Pasta day del 25 ottobre, i consumi planetari sono quasi raddoppiati in 10 anni: da 9 a quasi 17 milioni di tonnellate.

Italia leader mondiale

I più grandi consumatori restiamo noi italiani – con circa 23 chili annui pro-capite – e la leadership resta incontrastata anche a livello di produzione, che viene esportata per il 61%. «Parliamo di 2,2 milioni di tonnellate – quantifica Unionfood – in pratica 75 milioni di porzioni di pasta italiana che ogni giorno sono state proposte nelle case e nei ristoranti di quasi 200 Paesi». Il giro d’affari generato da 120 aziende che impiegano 10mila addetti è di 5,5 miliardi di euro.

Secondo i dati di International Pasta Organisation, l’Italia è il primo Paese produttore di pasta (con 3,6 milioni di tonnellate, prima di Turchia e Usa). Se il 2021 ha registrato 2,2 milioni di tonnellate di pasta esportata, le elaborazioni di Unione Italiana Food su dati Istat rivelano nei primi sei mesi del 2022 un’ulteriore crescita (+9%). In valori assoluti, Germania, Uk, Francia, Usa e Giappone sono i mercati più strategici. Ma la voglia di pasta italiana registra crescite superiori al 40% verso Colombia, Paesi Bassi, Arabia Saudita.

Si mangia al dente anche all’estero

Unione italiana food ha voluto anche verificare se è (ancora) vero che all’estero la pasta viene spesso cucinata male. Dalle interviste a 60 cuochi e ristoratori di Germania, Francia, Uk, Usa, Giappone ed Emirati Arabi – che «rappresentano la spina dorsale e il futuro dell’export di pasta italiana», secondo i pastai – molti luoghi comuni sembrano essere sfatati. Anche se rimane un sospetto sui “maltrattamenti” che il piatto simbolo della cucina italiana potrebbe essere costretto a subire nelle cucine private.

L’82% dei cuochi interpellati afferma comunque che la modalità di consumo della pasta al dente si è affermata anche all’estero. E di conseguenza solo il 18% – con punte del 40% in Giappone – si “piega” al gusto locale che a volte la preferisce stracotta. E sono anche pochi i compromessi rispetto agli usi locali: il 55% dei ristoranti serve ricette regionali italiane, il 31% ripropone la tradizione e solo il 14% ritiene che il glocal sia la strada giusta.

Secondo la ricerca, per l’82% dei ristoranti interpellati, con e punte più alte in Giappone e Francia, il consumo di pasta è aumentato. La pasta è molto importante nel determinare il successo del locale per il 67% dei ristoratori (l’80% in Francia e Germania). Il 50% dei consumi di pasta nei ristoranti è coperto da pasta secca lunga, come spaghetti, linguine, bucatini e, sorpresa, liscia.
Si cucina seguendo la ricetta “tradizionale” (67%), con acqua che bolle e fuoco acceso fino al raggiungimento dei tempi previsti, poi scolata e condita o al massimo (30%) risottandola (cioè cuocendola in padella con il condimento). Praticamente sconosciuta – 2% solo negli Usa – la cosiddetta cottura passiva (pochi minuti di bollore poi fino a quando viene scolata a fuoco spento). Curiosità: il 22% dei ristoratori serve maxi-porzioni oltre i 100 grammi (addirittura il 60% nell’insospettabile Francia).

Felicetti: economica e antispreco

«Non abbiamo la presunzione di spiegare come si deve cuocere o condire un alimento che è stato ormai adottato da tutto il mondo – precisa Riccardo Felicetti, presidente dei Pastai Italiani di Unione Italiana Food –. Ma oggi oltre il 60% dei pacchi di pasta prodotti in Italia viene esportata, contro il 48% nel 2000 e il 5% nel 1955. Se la pasta italiana gode all’estero di tanto successo e ha un percepito estremamente positivo è merito del saper fare centenario dei pastai italiani. E di chi, nei ristoranti italiani nel mondo, la valorizza in piatti che trasmettono il piacere e la gioia del mangiare mediterraneo».

Infine, i pastai sottolineano anche come, protagonista di infinite ricette antispreco e del giorno dopo, la pasta si conferma un alimento accessibile anche in un momento difficile per tutti: «In Italia con mezzo chilo di pasta e pochi altri ingredienti, si riesce a preparare un pasto gustoso, nutriente e bilanciato per una famiglia di 4 persone, spendendo poco più di 2 euro. E negli Stati Uniti, considerando il costo medio di un pacco di pasta da una libbra (1,36 dollari per poco meno di 500 gr), una famiglia americana di 4 persone può mangiare un piatto di pasta spendendo la metà o meno di quanto farebbe per acquistare un hot-dog a testa».

Vincente anche sui social

Per la Giornata Mondiale della Pasta non poteva mancare il coinvolgimento dei social: da inizio anno le conversazioni social con hashtag #pasta (non ultimo il dibattito sulla cottura passiva) hanno coinvolto oltre 100 milioni di persone in tutto il mondo. E così il 25 ottobre, i canali ufficiali di WeLovePasta.it animeranno una maratona social con hashtag #globalpasta. «Con Tweet up, eventi Facebook, foto e Instagram stories influencer e pasta lover potranno condividere anche online – spiega una nota – l’amore universale per il piatto protagonista della nostra tavola e della Dieta Mediterranea». (ilsole24ore)

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