CronacaGela

Record di contagi a Gela. Assenza di Covid Hotel in città

di Noemi Lisi

La situazione contagi a Gela è tra le più critiche di tutta la Sicilia. Con oltre i 2.000 contagiati e i circa 30 pazienti ricoverati presso il presidio ospedaliero del Vittorio Emanuele, Gela si classifica come una delle città più colpite dal Covid in questo momento.

Finora si sono verificati tanti disguidi tra cittadini, Asp e Regione. Dopo l’ultima gaffe dell’anno scorso a carico dell’amministrazione regionale e di quella gelese, i cittadini si sono visti dapprima sperduti a causa della scelta dell’ASP di Caltanissetta, in accordo con la società SST dell’ingegnere Renato Mauro, di collocare l’unico Covid Hotel a Gela nel palazzo residenziale di via Recanati dove residenti e contagiati positivi al covid avrebbero dovuto convivere a km 0.

Ad oggi, però, malgrado le sollecitazioni da parte dei cittadini e la recente situazione sanitaria drastica, Gela non ha ancora visto nemmeno l’ombra di un Covid Hotel pronto ad ospitare i pazienti contagiati con sintomi medi o lievi, in grado di poter restare in isolamento domiciliare al di fuori dell’ospedale o in difficoltà a restare in isolamento nelle proprie abitazioni.

La presenza di un Covid Hotel sul territorio gelese servirebbe innanzitutto a ridurre la pressione nei reparti ospedalieri, già troppo caotici, dando la possibilità ai pazienti contagiati di vivere la propria quarantena in uno spazio fornito di tutto ciò che è necessario per il ricovero e l’assistenza.

Tale problematica è, inoltre, riconducibile in particolare alla terza età, sempre più in difficoltà nell’affrontare quarantene, isolamenti, spostamenti per i tamponi e nel ricevere assistenza specifica; non esiste, infatti, in città un solo RSA che si prenda cura dei pazienti anziani o fragili positivi al Covid.

E così molti, come nel caso di una signora gelese ricoverata in ospedale ma con sintomi lievi, sono costretti, pur non avendo la piena necessità, al ricovero in ospedale perché impossibilitati a ricevere assistenza da parte di badanti.

Il personale ospedaliero si ritrova dunque in condizione di perenne sforzo, indotto a turni feroci e soggetto a carenza di personale e strutture idonee al controllo dei contagi.

Pazienti e operatori vivono persino gli stessi ambienti ospedalieri non completamente distinti tra positivi e ricoveri ordinari, con il rischio di nuovi contagi all’intero dello stesso ospedale.

 

Noemi Lisi

 

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