Archeologia e storia del territorio geleseCronacaGela

Gela. La Torre di Manfria, dalla proposta di acquisto alla colletta cittadina dispersa.

La torre di Manfria è uno dei monumenti più rappresentativi della città e del suo territorio. Fatta di continuo oggetto di discussione e non si contano più i progetti di recupero proposti nel tempo rimasti sempre e solo delle intenzioni, la torre di proprietà privata, avrebbe bisogno di urgenti e seri interventi di restauro.

Negli ultimi decenni è praticamente sparita la sua parte superiore e se non si interviene subito non si possono escludere danni ulteriori. In un paese normale, un monumento storico nelle mani di privati, i quali non provvedono al suo mantenimento, sarebbe stata fatta già da tempo oggetto di esproprio, ad oggi, nonostante lo stato in cui versa la torre, nessuno ha mai preso in considerazione questa eventualità. La più recente proposta di recupero è dello scorso anno. Il Comune di Gela, sfruttando il diritto di prelazione, si è inserito nella trattativa di vendita del monumento a cui erano interessati soggetti privati. L’amministrazione lanciò una singolare iniziativa, una sorta di azionariato popolare per il raggiungimento della somma richiesta dai proprietari in cui si invitavano i cittadini a contribuire versando, a discrezione di ognuno, una somma in denaro. E tutti plaudirono all’idea: Il gruppo provinciale di Gioventù Nazionale di Caltanissetta, il Movimento “Una Buona Idea”, Gruppo Archeologico Geloi

Scopo della proposta, come detto, era il raggiungimento di una quota sufficiente che sarebbe poi stata integrata da un contributo in denaro fornito dal Comune, per l’acquisto. L’iniziativa venne annunciata pubblicamente con grande entusiasmo dallo stesso sindaco, dal vicesindaco e dall’allora assessore Malluzzo, freschissimo, oggi, di dimissioni. La gran parte dei gelesi intuì da subito che l’iniziativa non avrebbe avuto successo, basti pensare che non si curarono, prima di fare il solito annuncio in grande stile di aver pronte e fornire le coordinate bancarie utili a fare il versamento. Parecchia enfasi venne posta sul fatto che bisognava fare in fretta a raggiungere la somma necessaria, si parlò di un solo un mese di tempo. Vi fu anche un vertice fra istituzioni ed imprenditori e in una intervista al nostro giornale l’imprenditore Greca, che partecipò a quella riunione mise in dubbio che i proprietari  possano volere ancora vendere il bene storico e che comunque il prezzo con il quale aveva stipulato il preliminare non era certo di 200 mila euro

Sorgono spontanee molte domande riguardo a questo maldestro e poco organizzato tentativo di acquisizione della torre:

  1. Il Comune , senza disturbare i cittadini , non poteva condurre questa operazione utilizzando altri fondi ? Non si poteva attingere direttamente dai soldi delle compensazioni ?
  2. L’iniziativa si è rivelata un fiasco totale, in molti hanno versato il contributo, come richiesto dall’amministrazione, dove sono finiti questi soldi?
L’acquisto quindi non è andato in porto, l’amministrazione, sulla torre e sui soldi raccolti, da allora non ha fatto nessuna comunicazione, visti gli inviti alla celerità, dobbiamo credere che il tutto si è risolto in nulla di concreto. Il Sindaco e l’amministratore tutta, erano davvero convinti della bontà della loro proposta, c’è stata davvero volontà , è stato profuso il massimo impegno per raggiungere questo scopo?
Lo scorso mese di Gennaio, una parte dei soldi delle compensazioni Eni è stata girata, alla soprintendenza di Caltanissetta per la manutenzione straordinaria degli uffici e dei depositi di questo ente presenti a Bosco Littorio, la somma messa a disposizione si aggira intorno ai 250.000 euro. Sempre generosi i gelesi, ancor di più la politica locale che concede, concede, senza mai rivendicare nulla, la restituzione dei reperti trasferiti “temporaneamente” dal museo di Gela a quello di Caltanissetta per esempio.
Augurandoci che questo ente provinciale inizi a lavorare pure per Gela, viene da chiedersi se con i soldi devoluti alla soprintendenza, non si faceva prima a comprare la Torre e metterla a posto, invece di armare questa inutile campagna di partecipazione all’acquisto del monumento, mai andato in porto. La soprintendenza poteva benissimo recuperare il finanziamento in altro modo ed i soldi delle compensazioni potevano essere utilizzati interamente per la torre di Manfria. Quale sarà il destino della torre è una domanda a cui è impossibile rispondere, soprattutto se quando le istituzioni che se ne occupano, lo fanno in questo modo, scartando le soluzioni più semplici e a portata di mano, ed imbarcandosi in iniziative che sfiorano il ridicolo nella proposta e lo incarnano totalmente nel risultato.
Nel frattempo La Torre è stata inserita dall’Associazione ViviAmoManfria ne “I LUOGHI DEL CUORE” Il censimento dei luoghi italiani da non dimenticare (POTETE VOTARE QUI)
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