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Panvini: “Il capitello è autentico. Chi non ha competenze, taccia!”

Caltanissetta – “Non capisco l’atteggiamento di taluni che, anziché essere contenti per l’importantissimo rinvenimento del capitello ionico, si perdono in sterili filippiche senza potere vantare competenze nel delicato settore dell’archeologia e sul quale si possono pronunciare solo gli studiosi”. A parlare è l’archeologa e docente di Metodologia della ricerca archeologica, Rosalba Panvini, già Soprintendente di Caltanissetta e direttore del Museo di Gela, in merito ai pronunciamenti di persone che hanno messo in dubbio l’autenticità del reperto rinvenuto la scorsa settimana in via Sabello che ha fatto scomodare le migliori riviste scientifiche nazionali ed ha scosso il mondo dell’archeologia ma anche la Sicilia intera per l’importanza storico-scientifico del capitello e delle parti in pietra ad esso connesso.

“In questi giorni ho assistito a discussioni inutili sia sulla stampa che sui social scaturite a seguito del ritrovamento a Gela di un capitello, che giaceva a m-270 in una cisterna, insieme ad altri elementi architettonici ed a frammenti ceramici – dice l’archeologia Panvini – questi elementi esistono in Sicilia,  sono presenti nei musei e sono databili ad epoca ellenistica. Mi chiedo come persone al di fuori del mondo scientifico e talvolta anche studiosi, come è avvenuto, possono proferir parola su argomenti tanto delicati per i quali sono necessari studi specifici di alto spessore. La Soprintendenza di Caltanissetta, vanta studiosi di alta levatura, esperti in stratigrafia che hanno contestualizzato i reperti rinvenuti, li hanno studiato e possono dare un parere scientifico di tutto rispetto; al contrario sento minimizzare la scoperta da elementi che non hanno le competenze necessarie per potere pronunciarsi. Non abbiamo motivo di pensare che i moderni possano aver messo in quel punto un pezzo siffatto. Noi ci fidiamo della dott.ssa Congiu che ha inquadrato il reperto e lo ha collocato nella metà del V secolo a. C., il resto sono solo parole al vento. Chi non sa dovrebbe tacere”. Il V secolo a. C.  coincide col periodo di maggiore splendore di Gela, quando la vita economica, sociale di Gela, al centro dei traffici del Mediterraneo, non a caso anche le Triremi rinvenute al largo di Bulala risalgono a quell’epoca. Anche la Soprintendente Daniela Vullo ha avallato l’autenticità del reperto rinvenuto.

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