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La solita, vecchia storia del ponte

Siamo alle solite, con l’aggravante che a parlare è un ministro, del Sud, dell’attuale governo, Francesco Boccia, il quale, in una intervista sul Giornale di Sicilia di lunedì 30 settembre, si dichiara apertamente contro il Ponte dello Stretto, dicendo testualmente: “ma che ponte: in Sicilia voglio treni veloci”, dimostrando ancora una volta di non aver capito un…. tubo.

Mi piacerebbe chiedere al ministro Boccia, che fine faranno i suoi treni veloci da 200 e 300 km orari appena arrivano a Messina: devono fermarsi e traghettare?

O il Ministro intende che i suoi treni veloci debbono servire solo ai trasporti interni?

E il trasporto delle merci e dei passeggeri fuori dalla Sicilia e verso la Sicilia?

Credo che il ministro ignori, spero in buona fede, che i traghetti possono contenere un ristretto numero di vagoni per cui ci sarebbe negata anche l’alta capacità.

Egli ignora anche, spero in buona fede, che i traghetti, di comproprietà di un suo ex compagno di partito, tale Francantonio Genovese, costano alla Regione Siciliana 250 milioni di euro l’anno.

Ministro, quello che a lei manca, è una visione d’insieme della Sicilia: Lei ignora, spero sempre in buona fede, che in Sicilia serva un “SISTEMA TRASPORTI” in cui l’una infrastruttura serva all’altra ed entrambe servano ad una terza e così via, e tutte quante insieme servono ad un unico progetto, quello di trasformare l’isola nella piattaforma logistica delle merci nel Mediterraneo, crogiolo di genti, religioni, tradizioni, usi e costumi, porta d’Europa e sua capitale.

Cosa succede appena vi sedete sui banchi del governo?

Possibile che dimentichiate persino le nozioni più elementari che avete studiato all’università?

Per caso vi tolgono la medaglietta dal petto se dichiarate che il Ponte sullo Stretto è opera infrastrutturale strategica e indispensabile per lo sviluppo della Sicilia e del Mezzogiorno d’Italia?

Avete forse paura a dichiarare che se non cresce il Sud non si svilupperà neanche il resto del Paese?

Perché non capite che la corda è tesa al massimo, che siamo stufi di essere considerati ai margini della Nazione, di perdere i nostri giovani migliori e come non capite che stanno crescendo movimenti meridionalisti che vogliono riscrivere la storia dall’Unità d’Italia ad oggi e che tutto questo può animare qualche spirito secessionista?

Ci rimane una magra e purtroppo tragica consolazione: il “nostro” viceministro alle infrastrutture e ai trasporti ha dichiarato che il suo “NO al Ponte non è un fatto ideologico” e che oggi il Ponte sarebbe l’ulteriore cattedrale nel deserto… sigh…

Speriamo che l’altro “nostro” Ministro al Mezzogiorno non abbia anche lui rigurgiti ideologici ne paraocchi altrimenti siamo veramente nei guai.

Salvatore Giunta

I Circoli della Società Civile – Sicilia per l’Europa

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